La crescita dell’industria dei videogames come modello economico

La crescita dell’industria dei videogames come modello economico

Qualche decennio fa, i videogiochi facevano parte della cosiddetta cultura geek, una comunità di persone ossessionate dall’alta tecnologia. Questo ha senso perché inizialmente i videogiochi erano ospitati solo in macchine arcade e si trovavano in sale giochi. Non tutti avevano abbastanza tempo e denaro per andarci. Verso la fine del XX secolo, tuttavia, la situazione è cambiata drasticamente. Come è successo?

Competizione nel mercato dell’industria dei videogiochi: il Giappone e gli Stati Uniti

Nella seconda metà del 20° secolo, c’erano solo due paesi in competizione nel mercato dell’industria dei videogiochi: il Giappone e gli Stati Uniti. Tuttavia, una competizione a tutti gli effetti è impossibile a meno che non ci sia un vero mercato, e il mercato doveva ancora essere sviluppato. Solo negli anni ’60 i computer sono diventati di uso comune. Le principali università americane li acquistavano per scopi di ricerca e istruzione. Fu in quel periodo che alcuni ragazzi del Massachusetts Institute of Technology (MIT) crearono il primo gioco per computer. Quel gioco chiamato Spacewar! era molto primitivo e presentava due astronavi in guerra che giravano intorno a un corpo planetario e si sparavano a vicenda. Gli sviluppatori erano perfettamente consapevoli che il loro prodotto poteva essere venduto, ma l’attrezzatura era troppo costosa. Nessuno comprerebbe un gioco del genere. Così, hanno deciso di diffondere Spacewar! ad altre università con gli stessi computer. Ciò che divenne chiaro da tutto ciò fu che i computer non erano solo enormi calcolatori.

I computer diventano una tecnologia di uso comune

Tuttavia, ci è voluto del tempo prima che i computer diventassero di uso comune. La sfida più grande sono stati i prezzi dell’hardware. Negli anni ’70, l’hardware era ancora piuttosto costoso. Poi un uomo di nome Nolan Bushnell ebbe la brillante idea di collegare i giochi alla televisione. La televisione costava meno. Inoltre, una famiglia normale acquisterebbe più probabilmente una TV piuttosto che un computer con un insieme limitato di funzioni. La stessa console per videogiochi è stata creata da un’altra persona. Nel 1972, Ralph Baer ha rilasciato al pubblico Magnavox Odyssey. La console prototipo nota come Brown Box è stata sviluppata negli anni ’50. Bushnell e il suo partner Ted Dabney fondarono una società chiamata Atari, che fondamentalmente divenne responsabile della formazione dell’industria americana dei videogiochi, e usarono le idee di Baer come base per i propri giochi. Atari era la società che promuoveva sale giochi per dispositivi a gettoni. Inizia l’età d’oro dei videogiochi arcade. A proposito, c’è stato un tempo in cui Steve Jobs, che in seguito divenne co-fondatore di Apple, ha lavorato anche per Atari.

Il videogioco: storia, forme, linguaggi e generi

Secondo Lorenzo Mosna, autore del volume intitolato “Il videogioco: storia, forme, linguaggi e generi” edito da Dino Audino Editore, il sole risorgeva proprio a Est, visto che mentre per gli Stati Uniti d’America si consumava la prima crisi per il settore videoludico, in Giappone le cose stavano cambiando e presto se ne sarebbero accorti un po’ tutti, visto che il videogames Made In Japan finirà con l’influenzare e definire il concetto stesso di gaming per come lo conoscevamo e per come abbiamo imparato a conoscerlo oggi. In effetti il sistema lavorativo nipponico si differenzia in modo netto rispetto a quello statunitense e californiano. Se negli States fu merito di una generazione di geek, nerds e di appassionati di elettronica, come il socio di Jobs, il sempre poco celebrato Steve Wozniak, in Giappone il modello industriale era stato già creato, visto che furono proprio le aziende specializzate in giocattoli e nel settore ludico, a prendere le redini di quella che sarebbe diventata una vera rivoluzione tecnologica e digitale in piena regola. Oggi ci sono film, libri e serie tv che celebrano un periodo in cui Taito, Namco, Sega, Nintendo, Konami e tutte le altre che hanno contribuito a creare una new wave videoludica. I giochi sono diventati sempre più dinamici, innovativi e creativi. Questo lo si deve in egual misura allo sforzo creativo e produttivo degli Usa e del Giappone che intuirono le potenzialità di un settore ai suoi albori. Parlarne oggi è diventato semplice, visto che il settore dei giochi è diventata un’industria in piena regola, capace di competere e spesso battere, realtà come quella cinematografica, musicale, editoriale e degli audiovisivi tutti. Venne di fatto creato un modello vincente che pose le basi per quello che accadde nei decenni successivi e che ora oggi è legge, tanto che si può facilmente suddividere in macro-categorie, come quella degli eSports, il gambling online con le slot machines, le roulette digitali, il blackjack e via dicendo, fino ad arrivare al gaming vero e proprio, scaricabile o da praticare in modalità browser, cloud o tramite cd e Blu-ray disc.