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Intervista a Giancarlo Oddi: il racconto di un calcio passato e uno sguardo verso il futuro

Calcio, valori “d’altri tempi” e soprattutto Lazio. Nel giorno di Santo Stefano e a 2 giorni da Lazio-Atalanta, noi di NewSicilia abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere con Giancarlo Oddi, tra i protagonisti del primo, storico, scudetto biancoceleste.

Intervista a Giancarlo Oddi: il racconto di un calcio passato e uno sguardo verso il futuro

Nato con il pallone tra i piedi, Giancarlo comincia a giocare nella squadra del suo quartiere, il Tufiello, nel Santos Roma. Gli anni passano e il talento continua farsi sempre più vivo, fino alla chiamata della Lazio nel 1967.

In un percorso di andate e ritorni per la porta biancoceleste, nel 1972 gioca dieci partite e contribuisce alla promozione in Serie A, da quel momento inizia una nuova storia: in un triennio sigla 30 partite su 30 senza mai uscire nemmeno per un minuto. Ma la gioia più grande arriva nel 1974 con la vittoria del primo tricolore per la Lazio sotto gli occhi dei propri tifosi. E proprio da qui inizia il nostro racconto, da un momento indimenticabile:

In quella stagione avevamo un solo segreto in più rispetto alle altre: l’allenatore. Tommaso Maestrelli fu capace di entrare nella testa di ognuno di noi e ai tempi era difficile perché avevamo delle “capocce” un po’ strane. L’artefice di tutto è stato lui, un grandissimo allenatore ma prima di tutto un grandissimo uomo“.

Cosa vuol dire giocare il derby della Capitale?

Nella stagione del 74′ la Lazio è infermabile e vince contro la Roma sia all’andata che al ritorno di campionato. Il calore, la tensione, il brivido di entrare il campo. Le sensazione del derby capitolino sono viscerali e difficili da trasmettere.

Oddi che contro la Roma ha giocato, e vinto, diverse volte, ci ha detto la sua: “Da Romano per il me il derby non era una partita ma letteralmente la vita. Perché entravi in campo con quella consapevolezza che se andava male ‘te massacravano‘, chiaramente nel senso buono e “goliardico” del termine“.

Però intendiamoci, per me è sempre stata la partita del campionato. Vincerlo voleva dire mettere in difficoltà gli avversari e cavalcare l’euforia del momento andando più in alto possibile“.

Episodi iconici nello spogliatoio?

Nello spogliatoio nostro poteva accadere di tutto. Se si perdeva era meglio non fiatare sennò finiva che tutti litigavamo. Eravamo molto “ignoranti“, le partite quando finivano diventavano un dramma se uscivamo da una sconfitta“.

Meglio giocare o allenare?

Appesi gli scarpini al chiodo, Oddi passa alla panchina viaggiando come vice tra Lazio, Palermo, Lecce, Bologna e Torino, oltre che una parentesi “cinese” al fianco di Beppe Materazzi sotto la corte del Tianjin Teda. 

Ma nella sua carriera Giancarlo Oddi si è divertito di più a giocare o ad allenare?

Ci ha risposto così: “Decisamente mi sono divertito di più a giocare. È una sensazione completamente diversa”.

“Giocando il tuo cervello si concentra unicamente nella tua prestazione mentre quando si allena devi cercare di entrare nella mente di tutta la squadra, tentando di capire cosa va e cosa non. Ti confermo dunque la mia risposta: per me è stato più bello giocare“.

Attaccante più ostico marcato in carriera?

“Mi sono confrontato con tutti i grandi attaccanti. Io che mi consideravo ‘un esordiente’, dovevo cercare di non fargli prendere il pallone ma soprattutto ribattere colpo su colpo senza mollare mai perché molti erano davvero duri. Mi ricordo giocatori come Boninsegna e Altafini che cercavano ‘di vincerti’ anche in momenti senza palla con provocazioni e parole. Dovevi essere bravo anche in questo tipo di duelli“.

Simone Inzaghi esulta sul 6-0 contro la Lazio: è solo sport o manca il rispetto?

Parliamo di un episodio che non ci sta e che poteva andare evitato. Per il rispetto di tutti, dai tifosi a tutta la Lazio dove lui è cresciuto, non c’era bisogno di lasciarsi andare ad un esultanza del genere”.

“Stai vincendo ma non è rispettoso annichilire un avversario, in quel momento già sconfitto e debole, sminuendolo nell’orgoglio. Il rispetto vorrebbe sempre, aldilà della maglia che si indossa“.

Oggi il calcio è composto da star, ieri da semplici uomini: vero o falso?

Assolutamente vero. Il calcio ha subito troppe mutazione e ha mutato i calciatori stessi. Se oggi giochi devi essere pure una star sennò non va bene per il sistema. Ci sono troppe regole, troppe restrizioni che stanno rovinando il calcio invece di migliorarlo“.

Lazio-Atalanta, pronostico secco

Sarà sicuramente una grande partita su questo non ci sono dubbi. Pronostico per me “1”. La Lazio ha pagato caro l’errore con l’Inter e cercherà di farne tempio e ricordo, preparandosi a curare quello che non deve succedere. Penso che i biancocelesti abbiano le carte in regola per battere l’Atalanta perché ha costruito una squadra importante“.

Sarei felicissimo se facesse ancora goal il Taty Castellanos. È un buon centravanti ma non è un goleador piuttosto uno che aiuta la squadra, torna indietro quando c’è bisogno, smarca il compagno. Non è il tipico attaccante che pensa solo a buttarla dentro. Un 1-0 con un goal suo è il mio ‘pronostico secco’.

 

Noi di NewSicilia.it ringraziamo ancora Giancarlo Oddi per la disponibilità e auguriamo a tutti delle buone feste.

 

Fonte foto: Laziowiki

Santo Romeo

Pubblicato da
Santo Romeo
Tag: Calcio Evidenza Lazio Notizie Roma Roma Serie A

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