“I limiti esistono per essere superati”, l’impresa di Rigivan Ganeshamoorthy a Parigi 24: tra autoironia e record mondiali

“I limiti esistono per essere superati”, l’impresa di Rigivan Ganeshamoorthy a Parigi 24: tra autoironia e record mondiali

ITALIA – Superare ogni limite, sradicare ogni pregiudizio, sorridere alle avversità riuscendo a mutarle in vittorie.  È questo che Rigi, diminutivo di Rigivan Ganeshamoorthy, porta a casa dalle Paralimpiadi di Parigi 24, conservando delicatamente nella propria valigia quel suo contagioso sorriso e facendo spazio chiaramente, sennò non ci entravano di quanti sono, ai ben tre record mondiali di fila e alla medaglia d’oro conquistati nel lancio del disco F52.

Ma andiamo adesso a scoprire insieme chi è Rigi, l’atleta attualmente più amato da tutto il Bel Paese.

Vincere con il sorriso

Con la sua autoironia e genuina simpatia, Rigi è riuscito a conquistare Parigi 2024 dentro e fuori dal campo, tra una battuta e qualche frase in romanaccio.

Allo Stade de France, l’atleta italiano ha sfoderato una performance da copertina, stabilendo il nuovo record del mondo al suo secondo lancio, atterrato a 25,48 metri.

Non passa neanche un minuto però, che Ganeshamoorthy batte il suo record di poco fa raggiungendo i 25,80 metri e mandando il pubblico in visibilio. Pubblico che però non sa ancora quale spettacolo Rigi ha preparato: al quinto tentativo, probabilmente ancora non sazio, il disco arriva a 27,06 metri, siglando il terzo record del mondo consecutivo nella stessa gara e serrando in cassaforte la medaglia d’oro.

“Che devo dì?”

Ha spopolato sui social l‘intervista rilasciata ai microfoni della Rai subito dopo l’oro conquistato: “Che devo dì’? Sono timido” accompagnando la frase da un ghigno seguito dalle risate della giornalista.

Ringrazio – continua- tutte le persone che stanno a casa. Non so che posso dirvi, sono un po’ timido. Dedico la medaglia a mia madre, a mia sorella, al personale trainer, a tutta Dragona, a Roma, al X Municipio. Al mio vicino che mi è venuto a trovare e a dare la bandiera. L’amicizia, questo vale più di una medaglia d’oro“.

E poi aggiunge: “Questa medaglia è per tutta la Nazione Italiana e per tutti gli altri disabili che stanno a casa. Domani se vedemo“.

Il successo frutto della malattia

Rigivan Ganeshamoorthy nasce a Roma nel 1999 da genitori dello Sri Lanka, ma la sua vita prende una svolta radicale quando 18enne, scopre di essere affetto dalla sindrome di Guillain-Barré, una polineuropatia in genere accompagnata da parestesie alle gambe e poi alle braccia.

Una caduta nel 2019 aggrava le condizioni di salute di Rigi e da lì, dopo essere stato ricoverato all’Ospedale Santa Lucia di Roma, inizia per caso a giocare a basket in carrozzina.

Sport che lui stesso definisce: “troppo faticoso” e allora ecco la scintilla: “mentre lavoravo in officina, ho deciso di provare con l’atletica e mi sono subito appassionato ai lanci“.  Dopo un periodo di anonimato, Rigi si prende la scena e nel 2023 si laurea campione italiano paralimpico di getto del peso F55 e lancio del disco F54-55.

Un anno dopo, all’esordio ai Giochi Paralimpici, il 25enne romano conquista la medaglia d’oro e, come è ormai chiaro, riscrive la storia della competizione, incidendo un prima e un dopo Rigi.

Il messaggio di solidarietà dopo l’evento

Realizzato il sogno e dopo aver detto di essersi dato “du pizze in faccia” per capire se fosse realtà, l’atleta ha voluto dare una sua riflessione sulla competizione, cercando di trasmettere un messaggio di solidarietà:

Vorrei cogliere l’occasione per dire una cosa. In questi giorni molte persone mi hanno dato del “supereroe”. Ecco, io non mi sento affatto un supereroe. Sono solo un ragazzo di 25 anni che ha preso in mano la sua “nuova vita” e ha deciso di cogliere tutte le opportunità. Tra queste lo sport, piuttosto che chiudersi in casa per non avere addosso lo sguardo di compassione delle altre persone.”

Più che un supereroe, quindi, penso di essere una persona forte e fortunata perché ho avuto accanto delle persone che mi hanno aiutato moltissimo, supportato e fatto forza. Senza di loro non ce l’avrei mai fatta!“.

Questa medaglia la dedico a tutta l’Italia e a tutti gli italiani. La dedico a tutte le persone disabili che si sono fatte forza e hanno ripreso in mano la loro vita, ma soprattutto a tutti coloro che sono chiusi in casa e si sentono “limitati” dalle loro condizioni. Se c’è una cosa che mi ha insegnato la disabilità è che dietro a ogni limite si nasconde l’opportunità di trovare una soluzione e che i limiti esistono per essere superati“.