La morte dell’eroe

La morte dell’eroe

Sin dalla nostra infanzia siamo stati portati a credere nella figura dell’eroe, in colui che, con un mantello e il sorriso stampato in volto, sarebbe stato in grado di salvarci. Ma cos’è, davvero, un eroe? Siamo cresciuti con le ragnatele di Spider-man, la forza di Superman e la velocità di Flash, ma sono davvero questi i giusti paradigmi da prendere in considerazione, specialmente in un periodo critico come quello che siamo soggiogati a vivere oggi?

La crisi dell’eroe

È il 1934 quando sugli scaffali debutta il primo Superman, pubblicato per Action Comics, di cui furono stampate 200mila copie. Si trattava di una vera e propria rivoluzione, origine di quello che sarebbe poi diventato un genere a sé stante, caratterizzato dai forti caratteri morali e umani

Superman non costituiva infatti solo un personaggio, ma anche il monito che fare la differenza è possibile oltre che doveroso. Ma siamo davvero sicuri che l’Uomo D’acciaio avrebbe desistito dal sottomettere la razza umana? Come possiamo, insomma, avere davvero la certezza che chiunque in possesso di abilità incredibili sia portato al bene?

L’immagine dell’eroe impeccabile verrà “sporcata” solo in seguito e in maniera graduale, passando prima per il concetto di “anti-eroe“. L’antieroe, o dark hero, non è altro che un personaggio caratterizzato dalla mancanza di idealismo, guidato da una moralità ambigua che, talvolta, lo porta a perseguire i propri interessi personali.

Si riesce così a intravedere il primo germoglio di una narrazione supereroistica fondata sul realismo, distanziandosi sempre di più dal prototipo originale. 

Watchmen: il padre dell’antieroismo

Correva la fine degli anni ottanta quando dalla penna dell’anticonformista Alan Moore uscì fuori “Watchmen“, l’inizio di quella lunga corrente narrativa che si era posta l’obiettivo di raccontare la complessa realtà del mondo degli eroi. 

La storia si svolge in un’America del 1985, all’interno di una realtà alternativa dove gli Stati Uniti hanno vinto la guerra del Vietnam e i vigilanti mascherati sono la realtà quotidiana. Tra questi vi sono i “Minutemen“, un gruppo di eroi prima regolamentato e poi bandito dal governo. Le vicende si aprono proprio con il misterioso omicidio di uno dei suoi membri, il Comico.

Il Comico stesso, Edward Blake all’anagrafe, rappresenta il classico eroe patriottico americano, marchiato da violenza e aggressività. Commette diversi omicidi durante la sua carriera, oltre il tentato stupro di una sua collega. Il suo aspetto, volutamente bellico e con richiami nazionalistici, evidenzia maggiormente la volontà di Moore di criticare e demolire il mito americano, colpevole di comicizzare la propria brutalità

Il Comico sarà inoltre l’unico vigilante assunto dal governo dopo il loro divieto, strizzando così l’occhio a come le istituzioni assecondino la violenza

Ad indagare invece è Rorschach, un uomo profondamente disturbato e vittima di vari traumi infantili. Rorschach è infatti cresciuto insieme alla madre, prostituta, che ha più volte abusato fisicamente di lui, tanto da generargli un profondo disprezzo per qualsiasi forma di sessualità. Diventerà un vigilante solo dopo l’omicidio di Kitty Genovese, un caso di cronaca nera accaduto realmente e che ha portato all’invenzione del numero d’emergenza 911.

Rorschach diventerà quindi un tutt’uno con la propria maschera, che inizierà a chiamare “pelle”, annichilendo così l’uomo che era stato prima.  

Watchmen non solo sfida qualsiasi legge di mercato, diventando il solo fumetto presente all’interno della classifica delle cento opere inglese più influenti della storia secondo Il Time, ma si fa anche voce di un vero e proprio movimento culturale sempre più emergente. Se i super eroi esistessero, infatti, sarebbero sicuramente gli ultimi a comportarsi da tali.

Invincible: il potere della fragilità 

Dovranno però passare sedici anni affinché qualcuno tenti di ricavalcare l’onda generata da Moore, periodo nel quale si trova in cantiere “Invincible“. Il fumetto, scritto da Robert Kirkman, che otterrà poi un adattamento televisivo nel 2021, tutt’ora in continuo sviluppo. 

Il protagonista è Mark Grayson, un ragazzo sedicenne figlio del più grande eroe della terra: Omniman. Quest’ultimo è un voluto richiamo al modello supereroistico proposto da Superman: un alieno dalle sembianze umane giunto sulla terra per proteggerla. Tuttavia non passerà molto tempo prima che si scoprano le sue vere intenzioni, Omniman infatti non vuole salvare il pianeta ma conquistarlo

Invincible, intesa sia come serie che come alias supereroistico del protagonista, si fa strada con la violenza, tentando di raccontare una storia quanto più umana possibile. Chi però, in un mondo di divinità capaci dell’impossibile, abbassa davvero lo sguardo verso chi sta sotto? Chi, quando due eroi stanno combattendo, è interessato all’operaio rimasto schiacciato sotto le macerie di un palazzo, distrutto proprio da coloro che dovevano proteggerlo

La serie ruota proprio intorno a questa persistente ricerca di umanità, in un mondo dove essa sembra vacillare oltre il limite. Il combattimento finale stesso, tra padre e figlio, è un ultimo urlo di speranza nell’umanità. Non è infatti la super forza o la capacità di volare a rendere Mark “invincibile”, ma bensì la consapevolezza di quanta fragilità lo circonda. 

Quell’infinità perseveranza, quella speranza così flebile e umana, è il vero potere capace di renderci “invincibili“.   

The Boys: la brutalità dei potenti

Solo tre anni dopo uscirà “The Boys“, scritto da Garth Ennis, che potrà ormai contare su un pubblico più avvezzo alle brutalità dei “super”. Anche questo fumetto diventerà poi un prodotto televisivo, superando qualitativamente la sua stessa versione cartacea. La serie infatti devierà dalla storia originale, raccontando di aspetti più prossimi alla società contemporanea.

L’episodio pilota presenta sin dalle prime scene la dualità dell’universo che intende raccontare: da una parte i super eroi sono acclamati e idolatrati dai media, dall’altra invece gli uomini comuni ne pagano il prezzo. La causa scatenante degli eventi è infatti la morte della fidanzata di Hughie, uno dei protagonisti, rimasta uccisa proprio durante un incidente con un super eroe. 

I super eroi di The Boys non hanno quindi interesse nel salvare il mondo, ma ne attendono piuttosto la disfatta. I poteri di cui godono non sono solo la vista laser o la super velocità, ma anche quelli mediatici, e quindi sociali, che forniscono loro la garanzia di intoccabilità, indipendentemente da quanto immorali possano essere le loro azioni. Lo stesso Patriota ne è conscio, tanto da pronunciare le parole: “Non c’è nessun Dio, l’unico uomo nel cielo sono io“. 

La corruzione, da cui essi traggono profitto, intacca infatti chiunque si trovi all’interno di un sistema sociale, danneggiando però solo chi non sceglie di farne parte. I “Super” diventano così i potenti del mondo, che schiacciano e sottomettono i più deboli mentre sorridono di fronte alle telecamere

La morte dell’eroe moderno?

All’interno di una società asettica, alimentata sempre più dalla violenza, quali sono, in definitiva, i ruoli su cui è possibile contare?

Insomma sarebbe allettante credere in un eroe stoico come Superman o idealista come Capitan America, ma come si fa ad avere la certezza che non si possa trattare semplicemente di un nuovo Omniman, o di un altro Patriota o del Comico stesso? In quali valori, dunque, possiamo iniziare a credere? Chi sarà in grado di salvarci

Insomma cos’è davvero un eroe, in un mondo dove gli eroi sono morti?

Articolo a cura di Corrado Denaro