ITALIA – “Nella maggior parte dei casi la sospensione scolastica, così come è intesa oggi, non ha alcuna funzione rieducativa. Il ragazzino rimane a casa ma lo prende come un giorno di vacanza. In alcuni casi, la misura ricade sui genitori che non possono lasciare il figlio a casa“, afferma ai nostri microfoni il dirigente scolastico Maria Tiziana Baratta, dell’Istituto La Mela Mazzini di Adrano.
“Oggi, assistiamo a un distacco dei ragazzini dalla realtà che li circonda – continua il dirigente -, a causa degli smartphone, che riducono l’emotività e l’empatia che aiutano a comprendere le conseguenze delle azioni. Essere sospesi da scuola e rimanere a casa non li aiuta ad acquisire consapevolezza rispetto l’atto commesso“.
Durante gli inizi di settembre il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha annunciato che sta per presentare un disegno di legge, in cui l’istituto della sospensione sarà rivoluzionato. Il ragazzino, sottoposto alla sanzione, dovrà continuare a stare a scuola.
Nel caso in cui la sanzione avrà durata superiore a due giorni, l’alunno dovrà svolgere attività di cittadinanza solidale in strutture convenzionate. L’obiettivo è quello di far capire agli adulti di domani l’importanza della solidarietà verso gli altri e la comunità, trasformando uno sbaglio in un momento di crescita.
Abbiamo deciso di approfondire la tematica con il dirigente scolastico Tiziana Baratta: “Il cambiamento previsto dal ministro è assolutamente condivisibile. Nella mia esperienza di dirigente, per quanto breve e di docente molto più lunga, mi sono resa conto che sospendere un alunno, in quanto ha violato un regolamento d’Istituto, molto spesso non ha nessuna ricaduta se non accompagnata da qualcos’altro“.
“In un caso specifico, quando ero docente, è capitato che un alunno si comportasse male proprio perché voleva essere sospeso, per non avere il problema di dover giustificare le assenze. Questo è molto grave. Pensare, invece – prosegue Baratta -, di accompagnare la sanzione con un’azione rieducativa è molto utile”.
“All’interno di una struttura come una casa di cura o un orfanotrofio, un luogo in cui veramente il ragazzino può sviluppare l’empatia nei confronti dell’altro. Credo sia doveroso da parte del ministro portare avanti questa modifica nello Statuto“, afferma.
Questo percorso si concluderà con la produzione di un elaborato critico su quanto è stato appreso, che sarà oggetto di opportuna valutazione da parte del consiglio di classe.
Inoltre, il voto di condotta farà media anche nelle scuole secondarie di primo grado e conterà per i crediti della maturità. Chi avrà sei in condotta sarà rimandato in condotta e dovrà preparare un elaborato sui temi della cittadinanza solidale.
“Se il voto di sei in condotta si traducesse solamente in un elaborato da presentare a settembre, la misura non avrebbe una logica molto convincente. Creare, anche in questo contesto, un percorso formativo all’interno di una struttura durante i mesi di giugno, luglio e agosto, che possa culminare con la realizzazione di un elaborato conclusivo basato sull’esperienza acquisita, risulterebbe essere una misura di valore aggiunto“, conclude il dirigente Baratta.
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