Scienze

Gli inganni della dissonanza cognitiva tra costruzioni mentali e realtà: mentire a sé stessi per stare meglio

Quante volte vi siete trovati in un vero e proprio “limbotra più pensieri contrastanti tra loro? A volte si riescono a gestire ma, in casi estremi, queste situazioni creano profondi disagi, non sapendo in che modo uscirne.

Ci si imbatte così in quella che in psicologia viene definita “dissonanza cognitiva“, che provoca una vera e propria inversione di rotta, generando tensione, stress e emozioni negative. Contrastarla, quindi, diventa una priorità.

Ai microfoni di NewSicilia è intervenuta la psicologa Ines Catania per scavare più a fondo nella questione e per “illuminarci” in tal senso.

Realtà vs costruzione mentale

Cosa si intende per “dissonanza cognitiva“? Essenzialmente si tratta di “un contrasto tra ciò che è reale e ciò che ci costruiamo – volontariamente – per distorcere la realtà. Soprattutto quando non ci piace. Soprattutto quando ci fa soffrire“.

Un meccanismo, quindi, che scatta dentro di noi come reazione a qualcosa che non ci va a genio e che ci fa stare male. La mente si mette “al riparo” ma, in verità, sta soltanto ingannando sé stessa.

“La volpe e l’uva”

Per fare un esempio pratico, ci ricolleghiamo alla favola di EsopoLa volpe e l’uva” dove, in concreto, si verifica una situazione del genere: “Si riscontra la dissonanza tra il desiderio dell’uva e l’incapacità di arrivarci che che conduce la volpe a elaborare la conclusione che ‘l’uva è acerba’“.

La furbizia spinge a cercare una risposta differente alla verità che si apre davanti ai suoi occhi. Oggettivamente il frutto non è acerbo, ma l’unica giustificazione per stare meglio e non arrendersi al fatto di non essere riuscita a prenderla è dichiarare che il problema esula dalle capacità della volpe. Così fa meno male.

Mi capita spesso, nella mia pratica clinica, di imbattermi in pazienti che, non accettando la realtà così come si prospetta, si costruiscono una visione del tutto diversa per ‘evadere’ dalla delusione e non tradire le proprie aspettative“, racconta la psicologa.

Quindi molto spesso di trovano a combattere più processi: quello di disillusione, quello di accettazione della realtà e quello della comprensione di tali meccanismi. Un lavoro che mette a dura prova la soglia emotiva ma che, al tempo stesso, promuove una grande consapevolezza“, aggiunge.

Come “combattere” la dissonanza cognitiva

Nello specifico, Leon Festinger, noto studioso della dissonanza cognitiva, ha individuato tre modalità per ridurre l’incongruità psicologica:

  • Cambiare un pensiero per renderlo più coerente con l’altro: “se una persona spende troppo denaro e pensa allo stesso tempo di doverne accumulare, dovrebbe mutare uno dei due comportamenti o in un senso o nell’altro“;
  • Aumentare le evidenze a favore del comportamento incoerente: “di fronte all’evidenza che il bere troppo fa male, chi approfitta di questo comportamento tenderà a difenderlo anche facendo uso di massime, come: ‘il vino fa buon sangue‘”.
  • Diminuire la dissonanza: “fare in modo che le posizioni assunte siano meno discordanti; una persona che ha il colesterolo molto alto dovrebbe non ingerire cibi grassi, ma questa cosa diventerebbe insopportabile al punto da pensare che è meglio una vita felice che una piena di sacrifici e rinunce“.

Usare la dissonanza cognitiva a proprio vantaggio

Il meccanismo della dissonanza cognitiva, in sé, non è né buono né cattivo: si origina come reazione spontanea della nostra mente, come una sorta di auto-difesa.

Diventa controproducente quando ci porta ad auto-ingannarci, a raccontarcela, a finire in una spirale di comportamenti disfunzionali e giustificazioni.

Ma è anche vero che se ne conosciamo i meccanismi, possiamo anche sfruttarla a nostro vantaggio! Per questo abbiamo chiesto alla nostra intervistata in che modo ciò sia possibile.

Una cosa che è utile sapere è che la dissonanza cognitiva si presenta sempre in condizioni di libertà. Quando qualcuno ci obbliga a fare qualcosa, anche se questo non è in linea con ciò che professiamo, possiamo essere disturbati e frustrati, ma non proviamo dissonanza cognitiva“, puntualizza.

Dopo le scelte, la dissonanza

La dissonanza, infatti, si manifesta tipicamente subito dopo una scelta. Come diceva Michael Porter: “Il nocciolo di ogni strategia? Scegliere cosa non fare“.

La maggior parte delle decisioni che prendiamo nella nostra vita, infatti, soprattutto quelle più importanti, spesso arrivano dopo penose valutazioni di pro e di contro“, precisa la psicologa Ines Catania.

Per fare degli esempi: “Ci piace l’idea di lavorare per quella grande azienda per cui ci dovremmo trasferire, ma abbracciamo anche l’idea di avere tempo per stare insieme alla nostra famiglia. Amiamo abitare in una grande città piena di stimoli ma stiamo bene anche nella calma del nostro paesino“. Allora si arriva in un punto in cui dobbiamo decidere: o bianco o nero.

“La fitta del rimpianto”

Ecco che, dopo aver fatto una scelta, proviamo una sorta di dolore interno: “È la fitta del rimpianto dovuta alle scelte che non abbiamo preso“.

Il problema, quindi, non risiede in quello che, alla fine, abbiamo preso per buono ma in ciò che abbiamo lasciato: “Solo al pensiero non ci capacitiamo. Ma come? Ci abbiamo pensato per mesi! Abbiamo vagliato tutte le ipotesi! Parlato con tantissima gente, spulciato pagine di siti! E poi dobbiamo pure sentire la fitta del rimpianto? Ma no“.

Così, di solito, “se prima avevamo speso tempo ed energie per informarci sulle diverse possibilità, adesso occupiamo tempo ed energie per rassicurarci sul fatto di aver preso la decisione migliore del mondo“.

Racimoliamo gli ulteriori motivi a sostegno della nostra scelta e poi pensiamo bene di condividerli con tutti così da convincerci ancora meglio. Vi è mai capitato di sentire qualcuno che, dopo l’acquisto del nuovo costoso smartphone, per giorni non fa altro che elencare le caratteristiche pazzesche del gioiello? Ecco, appunto“, conclude.

Agire subito!

Fondamentale, al termine di questa disamina sul tema, è comprendere che bisogna essere consapevoli che si sta utilizzando il meccanismo della dissonanza cognitiva per non cadere nell’auto-inganno, nelle critiche e nelle bugie raccontate a sé stessi.

Altro aspetto da tenere bene a mente: non procrastinare, ma agire. Più posticipiamo, più alta è la probabilità che inizieremo a “prenderci in giro” per limitare al minimo i “danni” della dissonanza cognitiva.

Scegliendo subito, invece, tronchiamo alla radice il problema. Più coraggio e meno rimpianti, come stile di vita.

Immagini di repertorio

Dalila Di Costa

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Dalila Di Costa
Tags: Cervello cuore Dissonanza Dissonanza cognitiva Evidenza Ines Catania Inganno Intelligenza Italia Mente Psicologa Rimpianto Sicilia Spiegazione Vantaggi

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