ITALIA – Con l’avvicinarsi della primavera e, di conseguenza, della bella stagione, molte persone iniziano ad avvertire sintomi allergici causati dall’innalzamento dei pollini. Si tratta di continui starnuti, congiuntivite, tosse e la mancanza di respiro. Infatti, a soffrire di allergie è circa una persona su quattro.
È chiaro che, specialmente nel corso degli ultimi due anni, a causa della pandemia, abbiamo dovuto collegare i sintomi delle allergie anche a un’altra patologia, cioè il Covid-19.
Generalmente, i soggetti allergici nei primi giorni di primavera iniziano a manifestare sintomi, più o meno forti, come per esempio l’oculo rinite (improvvisa congiunzione nasale e infiammazione della mucosa), raffreddore o magari una lieve mancanza di respiro tipica di coloro che sono affetti da asma.
Le terapie classiche a base di antistaminici e cortisone che vengono opportunamente prescritte dai medici di famiglia e dagli allergologi sono molto efficaci. Il problema è che il 50% dei soggetti allergici sono anche asmatici e, di conseguenza, questi pazienti in molti casi non seguono adeguatamente le terapie suggerite, o magari, decidono autonomamente di sospenderle quando pensano di stare bene e non hanno alcun sintomo. Ma un’asma non controllata da un medico esperto può essere causa di conseguenze anche abbastanza gravi.
L’innalzamento dei pollini, come visto, crea parecchi problemi alla maggior parte delle persone, costrette a far ricorso a medicinali nella speranza di poter alleviare i continui fastidi. A partire dal 2020 con l’evolversi della pandemia, la situazione si è sempre più aggravata, in quanto un semplice sintomo di allergia può essere scambiato come una possibile “positività” al virus.
“Le allergie e l’infezione da Covid–19 hanno alcuni sintomi in comune – afferma il dottor Michele Malaguarnera ai nostri microfoni – come a esempio raffreddore, tosse, congiuntivite, l’anosmia (riduzione della capacità di distinguere gli odori) e in alcuni casi anche rush cutanei. È necessaria, infatti, un‘attenta anamnesi che è utile al medico per distinguere subito le due patologie“.
A questo punto è fondamentale individuare i sintomi che invece li differenziano: “Sicuramente il primo sintomo che denota differenza tra le due patologie – sostiene l’allergologo – è la febbre poi la faringodinia, artralgie, cefalee, spossatezza, diarrea, e dolori addominali sono tutti sintomi da Coronavirus“.
“Mentre la rinite allergica – continua – che è caratteristica delle allergie si manifesta spesso con starnuti a raffica e naso che cola abbondantemente, la tosse secca associata a dispnea nelle allergie è caratterizzata da respiro sibilante e costrizione toracica prontamente reversibile con la terapia broncodilatatoria, a differenza della tosse secca da covid-19 che comporta la riduzione della saturazione di ossigeno“.
Per confermare la positività o meno al virus basta effettuare un tampone nei principali hub o in farmacia.
Quindi, in sintesi, possiamo dire che le allergie non provocano febbre, mentre il Covid-19 sì. Si guarisce dalla rinite allergica dopo qualche giorno con un’apposita terapia che, al contrario, non provoca effetti positivi se si tratta del virus. Infine, attenzione agli starnuti: la raffica di starnuti provocata dall’allergia è inconfondibile, infatti, si differenzia dal Coronavirus.
“Sicuramente il primo rimedio è conoscere accuratamente le proprie allergie per evitare il più possibile l’esposizione all’allergene responsabile – risponde Malaguarnera – successivamente è importante effettuare una terapia adeguata dell’allergologo di fiducia.
Inoltre, oramai, noi allergologi abbiamo molte nuove terapie a disposizione per monitorare e migliorare la sintomatologia allergica come: la terapia iposensibilizzante, gli antistaminici di ultima generazione e le terapie monoclonali“, conclude l’esperto.
Foto di repertorio
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