Una matrioska letteraria, si può definire così il romanzo di Romana Petri “Rubare la notte“, l’opera giunta sul podio dei cinque finalisti del Premio Strega. Il 2023 celebra gli ottant’anni dalla prima edizione de “Il piccolo principe” (Le petit prince) forse il libro più conosciuto al mondo, l’inchiostro ben speso della penna di Antoine De Saint-Exupéry. La scrittura di eterno valore, pubblicata per la prima volta il 6 aprile 1943 a New York, due anni dopo conobbe la patria del suo maestro già spogliato del suo corpo mortale il 31 luglio 1944 durante un volo di ricognizione nel mar Tirreno. Non solo scrittore, Antoine De Saint-Exupéry fu un aviatore in missione nella seconda guerra mondiale. Ancora oggi risultano misteriose le cause della morte sebbene il relitto del suo aereo, colpito da un caccia tedesco, venne ritrovato nel 2008 a più di sessanta metri di profondità.
“Rubare la notte” entra di diritto nel catalogo delle biografie attraverso cui la pluripremiata critica letteraria Romana Petri ripercorre la vita di un uomo che, fin dalla più tenera età, ebbe sempre lo sguardo rivolto al cielo. Sì, la coperta sul mare sopra Marsiglia tradì l’amore dell’aviatore francese, sebbene sia così dolce pensare che una stella ebbra d’amore decise di tenerlo per sempre con sè.
Antoine, conosciuto con lo pseudonimo di Tonio, nacque a Lione il 29 giugno 1900 da una famiglia di nobili origini. Il padre morì quattro anni dopo la nascita del terzo dei cinque figli che, da un giorno all’altro divenne piccolo orfano, troppo piccolo per poter contare su un carattere forte in assenza della figura paterna. Malgrado il gravissimo lutto, Tonio crebbe sereno nel castello di Saint-Maurice-de-Rémens a Le Mans, amato e viziato dalle figure femminili della famiglia, prima fra tutti la madre tanto devota a quel figlio dal carattere piuttosto inquieto.
La biografia della Petri sosta con marcata premura storica sulla genialità di un uomo che ha promesso la vita al volo, Antoine de Saint- Exupéry fu un esploratore di altezze siderali oltre le quali scoprire la vera natura della sua eclettica dimensione. La narrativa della Petri documentata con lettere immaginarie che Antoine scriveva alla madre consegna il ritratto sottopelle del personaggio visto da due angolazioni diverse, se non addirittura opposte: l’aviatore e lo scrittore. Il suo cuore batteva all’unisono con il ronzio dei motori, suoi compagni d’avventura nei cieli azzurri del pianeta. Lì, dove il tempo sembrava non conoscere il tic tac delle lancette, Antoine visse libero di scegliere la direzione del vento in grado di vibrare le corde dell’anima.
È solo una delle numerose, intime confessioni alla madre nella fitta corrispondenza quale timbro di un cordone ombelicale mai reciso.
L’ amore lo sovrasta in tutte le sue forme, il giovane aviatore francese non può e non vuole sfuggire alla tentazione di correre in verticale per occupare quel posto, il suo posto già riservato dal tempo in culla. Il corpo che sfida la forza di gravità è sicuramente esposto a una condizione di pericolo, ma quale amore rinuncia al rischio che gli impedisce di sfiorare una mano o un lembo di cielo in attesa dell’audace passione?
Antoine amò e fu amato da molte donne, solo una però fu la sua musa nella stesura del “Petit Prince” da duecento milioni di copie. L’incontro fatale con la pittrice e scrittrice Consuelo Suncín Sandoval avvenne in Brasile nel 1930, l’anno dopo fu moglie e fu amante di Antoine con cui ebbe una turbolenta relazione costellata da reciproche infedeltà.
Il principe del cielo fu romanziere, icona della sua stessa vita quando ancora il foglio sonnecchiava sulla scrivania, pazientemente bianco. Come un funambolo del circo, Antoine perse più volte l’equilibrio fisico e psicologico, poi ritrovato dal bambino Tonio che mai si emancipò dalla coscienza infantile istruita alla maturità con scarsi risultati. Fu dura rassegnarsi al laboratorio di rughe quali annunci del film drammatico di sorella morte. Quale che fosse il giardino di felicità vissuta, la mente di Antoine non smise di subire le nevrosi ossessive nascoste nei cassetti segreti della notte.
“Ah, sapeste che strano esilio è quello di essere esiliati dalla propria infanzia… So per certo che non è così per tutti, che vi sono persone capaci, una volta diventate adulte, di allontanare quell’età dell’oro. Ma lo fanno perché non sanno più di quanto oro fosse fatta“.
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