I dati sono terribili: un terzo delle donne nell’Unione Europea ha subito violenza fisica e/o sessuale. Ogni settimana sono, in media, 50 le donne che perdono la vita a causa della violenza domestica e il 75% delle donne ha subito molestie sessuali sul lavoro.
È per questo che il Parlamento europeo ha chiesto che la violenza di genere, perpetrata nei confronti di donne, ragazze e appartenenti alla comunità LGBTIQ+, esperita online o offline, sia fatta rientrare tra quei fenomeni criminali talmente gravi da presentare una dimensione transnazionale e da perseguire su base comune. Esattamente come il terrorismo, la criminalità organizzata, la tratta di esseri umani, lo sfruttamento sessuale di donne e minori ed altri reati previsti dall’art. 83 TFUE, concernente le competenze dell’Unione Europea nell’ambito del diritto penale sostanziale.
La proposta è stata approvata a maggioranza assoluta, con 427 voti favorevoli, 119 contrari e 140 astensioni. Ne dovrebbe scaturire presto una direttiva Ue che abbia come obiettivi:
Già nel 2011 i numeri allarmanti avevano dato il via alla Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica). Il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza. La Convenzione, tuttavia, non è ancora entrata in vigore essendo stata ratificata da 8 Stati (compresa l’Italia) su un minimo di 10.
Per dare una svolta a questa situazione di stallo, di recente la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è impegnata verso un nuovo progetto legislativo. A ciò si aggiunge l’iniziativa degli ultimi giorni del Parlamento europeo. I deputati hanno denunciato i sempre più frequenti casi di femminicidio in tutta Europa e condannato la negazione dell’assistenza all’aborto sicuro. Perché anche questa è una forma di violenza di genere. Gli eurodeputati hanno anche sottolineato l’escalation di casi durante il lockdown e la mancata fiducia da parte delle vittime nei confronti delle autorità e del sistema giudiziario. Tutti elementi allarmanti, da combattere tramite una legislazione comune, che contempli strumenti efficaci e sempre più urgente.
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