Odio e rabbia sui social, perché è un problema e come si combatte: parola all’esperto

Odio e rabbia sui social, perché è un problema e come si combatte: parola all’esperto

ITALIA – Tante volte ci è capitato di dire la nostra o leggere commenti su piattaforme social, inerenti ad una notizia di cronaca: una sentenza, l’arresto di un criminale o di chi ha commesso un omicidio di un familiare o di una persona qualunque.

Saltano all’occhio sicuramente gli ultimi casi tra cui: la sentenza all’ergastolo dei fratelli Bianchi e l’omicidio della piccola Elena avvenuto a Mascalucia nel Catanese. Nei social, come sempre, sono fioccati commenti carichi di risentimento e odio verso gli esecutori, alcuni, addirittura tendenti ad augurare la morte agli stessi.

Ma cosa scaturisce, dentro chi scrive davanti lo schermo di un PC o di uno smartphone?

A rispondere a queste domande abbiamo la psicologa Roberta Patanè, intervenuta ai nostri microfoni.

Conoscere le storie di chi si atteggia in quel modo

Importante conoscere le storie della gente che commenta quella determinata notizia, e farsi delle domande sul perché ci possa essere tanto odio in quel commento”.

Molto spesso, si tratta di gente che non si rende conto e, protetta dalla sicurezza di essere davanti uno schermo,  dà libero sfogo a tutto senza il minimo riguardo su di sé e verso la persona citata. Non tiene in considerazione nemmeno il fatto che, magari, di presenza non avrebbe lo stesso coraggio di cui si arma davanti ad un PC”. 

Diverse situazioni per impatto mediatico

Esistono diverse situazioni, e quindi, mole di commenti differenti, tutto questo grazie all’influenza mediatica che esercita una determinata notizia; ad esempio quella dei fratelli Bianchi, la più recente, dove sui social ne sono state lette di tutti i colori.” 

Diversi “leoni” da tastiera

Naturalmente non tutti i commenti e le reazioni sono malvagi, infatti, la psicologa ha differenziato diversi “tastieristi”: “Bisogna anche dire che nella rete esiste anche gente pacata, quella che non vuole seminare odio, ma cerca di esercitare commenti idonei alla situazioni e razionali, senza offendere nessuno”. – continua la psicologa- “Alcuni di questi cercano di trovare una scusa per gettare ‘il carico’ ed esagerare”. 

La frustrazione

Quella della frustrazione, è la più comune ed imputabile causa che da vita ai ‘leoni da tastiera’, gente che magari, nella vita reale, si rivela introversa o che ha poco rapporto, addirittura, con il mondo reale, al tal fine di non provare empatia verso chi sta ricoprendo di insulti“.

Sapere chi potremmo avere davanti

Sono esistiti casi gravi come queste situazioni, l’importante è sempre rispettare la persona che abbiamo davanti, perché queste pesanti offese e reazioni potrebbero avvicinarsi a forme di cyberbullismo che prendono piede nei social, cominciando da queste situazioni. Le parole hanno un peso e fanno male, in ogni forma“.

Appello alle nuove e alle “vecchie” generazioni

È importante un maggiore controllo nei social, soprattutto per le nuove generazioni. Bisogna imparare cosa e chi c’è dietro uno schermo, così come avere rispetto per chi esprime la propria opinione. I social sono e devono essere una risorsa di questi tempi, non sono assolutamente una rovina, basta solamente saperli usare correttamente“.

Fonte foto : benessereblog.it