“Mi riconosci” di Andrea Bajani

“Mi riconosci” di Andrea Bajani

Due uomini nella casa della ragione fino al giorno del lutto. Ancora un passo, ancora una parola per dare nutrimento al respiro che non deve morire per tenere salda la maglia di una catena che il sentimento l’ha conosciuto. Non parleremo d’amore, il labirinto dei sensi tanto tortuoso quanto serrato rimane un passo indietro al più serio abbraccio del cuore, ovvero l’affetto perbene che si traduce in corso d’acqua isolato da pericolose cascate.

La storia di un’amicizia mantiene l’anima fluttuante in una primavera al riparo da venti che potrebbero cancellare il profumo di un fiore. Cure e premure impediranno la sterilità del tappeto fresco di rugiada.

Nel romanzo “Mi riconosci” di Andrea Bajani, scrittore finalista al Premio Strega 2021 con “Il libro delle case”, l’amicizia è una storia da raccontare affinché in letteratura non si indebolisca l’abbraccio protettivo accompagnato da una carezza.

L’ inchino celebrativo tra la prima e la quarta di copertina di un libro, viene affidato ad una casa editrice attraverso un progetto letterario dal vestito nostalgico. Andrea Bajani omaggia lo scrittore Antonio Tabucchi venuto al mondo qualche decennio prima del giovane scrittore, nonché distante chilometri inopportuni all’incontro. Malgrado ciò, le rispettive competenze comunicative hanno vissuto sfidando una carta geografica ostile. L’uno ha bisogno dell’altro, nessun uomo in equilibrio può definirsi ostacolo nella cura di un rapporto.

La stesura del romanzo corre sul filo della memoria per consegnare ai posteri le conversazioni sugli argomenti estesi oltre il confine della letteratura. Pareri condivisi e sparsi sul tavolo dei confronti più o meno accesi. Il ritmo della scrittura segue una cadenza gentile, quasi fosse l’ultimo dialogo con un amico così vicino al sonno eterno e che già manca al mondo.

“Mi riconosci”, chiede lo scrittore maturo al giovane talento deciso a cristallizzare le parole pur di tenerle strette nella teca riservata ai ricordi più cari. La realtà con i fari puntati addosso vivrà ancora, vivrà per sempre nel sogno tenuto sveglio dall’affetto. Nemmeno la forza distruttrice della malattia potrà indebolire il potente legame intessuto in anni di “corrispondenza di virtuosi sensi”.

Gli ultimi quattro anni di vita di Antonio Tabucchi proteggono la reputazione delle opere del giovane Andrea Bajani. La carriera dell’alunno è destinata a splendere di successi, il suo carnet letterario sarà prodigo di riconoscimenti. Si conobbero a Parigi, Antonio e Andrea, durante un primo appuntamento una sera a cena, cui seguirono tanti altri incontri precursori di un’amicizia impastata dalle analogie di due generazioni allo specchio.

La luce cognitiva di Tabucchi sta per esaurire tutta la sua energia, ma prima di congedarsi dal mondo riconosce nel giovane Andrea Bajani una risorsa brillante che, negli anni affacciati alla finestra dell’addio, mai avrebbe sperato di incontrare. Antonio Tabucchi morirà nella sua Lisbona il 25 marzo 2012. Le opere del maestro sono state fonti di stile narrativo per la scrittura di Andrea Bajani, in diverse pubblicazioni si intravede un trasferimento parallelo dell’identità letteraria dello scrittore portoghese.

Lo studio sulla caducità delle cose non si perderà tra gli scaffali nutriti dalla polvere figlia del disuso, è bastato il passo in avanti di un progetto umano contro la noia della memoria. Mentre una gravissima malattia disfa le persone, nella stanza accanto il pensiero ferito si abbatte sulla natura delle cose che resiste alla morte. Il volo verso la Luce si affranca dalla materialità immortale, sorda al dovere dell’addio.

L’anima o chi per essa si amalgama con le cose che tanto sono state amate. Poi la morte strappa il contatto, invece la relazione uomo-oggetto maturata negli anni sopravvive alla coscienza. Questo processo di comunicazione uomo-cosa lo troviamo nel romanzo di Andrea Bajani “Il libro delle case”(candidato al Premio Strega nel 2021). Il protagonista non ha un nome, a differenza di tutti gli oggetti inanimati attraverso cui “Io” si relaziona nel quotidiano. L’immagine della Verità è forte ma necessaria alla comprensione del messaggio.

In memoria del maestro Antonio Tabucchi, in poco più di cento pagine ai confini del passato e dell’omaggio devoto, l’allievo Bajani decolla la scrittura costruita sul privilegio del nobile incontro. Due uomini, quattro mani nervose nel mirino del buio incipiente, cristallizzano parole durante un ultimo caffè amaro, ma insieme.

Allora ti ho abbracciato piano, con tutta la paura di farti male, fragile com’eri, e anche però con il desiderio per un attimo di nascondere la faccia, di non farti vedere nei miei occhi quello che vedevo. Il lutto, in fondo, è il tentativo di abitare il vuoto di qualcuno che si è perso“.

sara