Lo Sport contro il bullismo. L’integrazione, l’unità di intenti e la condivisione per superare la violenza

Lo Sport contro il bullismo. L’integrazione, l’unità di intenti e la condivisione per superare la violenza

Innanzitutto cosa si intende con il termine bullismo?

Si intende definire un comportamento aggressivo ripetitivo nei confronti di chi non è in grado di difendersi. Solitamente, i ruoli del bullismo sono ben definiti: da una parte c’è il bullo, colui che attua dei comportamenti violenti fisicamente e/o psicologicamente e dall’altra parte la vittima, colui che invece subisce tali atteggiamenti.

La sofferenza psicologica e l’esclusione sociale sono sperimentate di sovente da bambini che, senza sceglierlo, si ritrovano a vestire il ruolo della vittima subendo ripetute umiliazioni da coloro che invece ricoprono il ruolo di bullo.

Le principali caratteristiche che permettono di definire un episodio con l’etichetta “bullismo” sono l’intenzionalità del comportamento aggressivo agito, la sistematicità delle azioni aggressive fino a divenire persecutorie (non basta un episodio perché vi sia bullismo) e l’asimmetria di potere tra vittima e persecutore.

I comportamenti violenti che caratterizzano il bullismo sono i seguenti:

  • Offese, parolacce e insulti;
  • Derisione per l’aspetto fisico o per il modo di parlare;
  • Diffamazione;
  • Esclusione per le proprie opinioni;
  • Aggressioni fisiche.

Il 2020 è stato l’anno anche della legge contro il “bullismo”: infatti è passata alla Camera (con 234 voti a favore, 131 astenuti e nessun contrario) la proposta di legge che prevede diverse misure per le vittime del bullismo e che si pone l’obiettivo ambizioso di educare al rispetto e alle emozioni per contrastare e prevenire il fenomeno.

L’art 1 della proposta va a modificare l’art 612 bis cp, che punisce gli atti persecutori. Il comma 1 della norma, dopo la riforma, punirà anche le condotte in grado di porre la vittima in uno stato di emarginazione.

Questa la formulazione del nuovo comma 1: “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da un anno a sei anni e sei mesi chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita, ovvero da porlo in una condizione di emarginazione“.

Il dato normativo ci aiuta a capire la portata di questo fenomeno che purtroppo trova sfogo anche nello Sport, ambiente che invece ha il dovere di promuovere l’integrazione, l’eguaglianza e la parità di genere.

Il bullismo può verificarsi tanto negli sport individuali che in quelli di squadra, tanto negli spogliatoi quanto durante gli allenamenti, le gare o le partite: si prende di mira un compagno e lo si aggredisce con insulti pesanti, in genere riferiti alla sfera sessuale, fino a forme di violenza fisica.

Accanto al bullismo vero e proprio, possono esserci forme meno marcate e più subdole, in cui il ragazzo o la ragazza vengono presi in giro ad esempio per l’altezza, il peso, la provenienza geografica, l’abbigliamento o altri aspetti che vengono fatti percepire come difetti da ridicolizzare.

Al riguardo, il principale obiettivo di un adulto e in particolare di un allenatore deve essere quello di riuscire a creare quel clima e quelle condizioni necessarie per cui un ragazzo decida di appoggiarsi a lui.

Il campo di allenamento o la palestra, è il luogo ideale in cui trovare le condizioni per una richiesta di aiuto. Sarà poi compito dell’istruttore dare i giusti consigli e soprattutto trasmetterli non solo a livello verbale ma aggiungendo sicurezza ed emozione a tutto ciò che si vuole comunicare. Lo sport ha quindi un ruolo fondamentale oggi per arginare i fenomeni di bullismo tra i giovani.

L’attività sportiva, quella sana e lontana da interessi economici e obiettivi irraggiungibili, è uno strumento nuovo che andrebbe sfruttato e promosso proprio per il suo indubbio valore sociale ed educativo. L’ambiente che si trova in una palestra o in un campo sportivo è un ambiente sereno, sincero, leale, ed è un ottima valvola di sfogo per scaricare quelle tensioni che altrimenti esploderebbero in cattivi atteggiamenti.

Ma come bisogna comportarsi per contrastare il bullismo nello sport?

Innanzitutto occorre vagliare la gravità del comportamento. Nel caso di semplici scaramucce, dispetti o naturali rivalità, il consiglio migliore è quello di lasciar perdere e lasciare che i ragazzi imparino ad affrontare le piccole avversità, a misurarsi, senza che i genitori si mostrino troppo apprensivi o preoccupati di fronte alla questione. Diverso il caso in cui la prepotenza di alcuni sfocia in atteggiamenti più aggressivi, in insulti reiterati, in violenza fisica. A quel punto è necessario capire ed intervenire.

È il primo passo da fare è sicuramente parlarne con l’allenatore, il quale ricopre il ruolo non solo di istruttore di una determinata disciplina sportiva, ma anche di educatore a 360°. A lui il compito di insegnare innanzitutto il fair play, un concetto bellissimo di lealtà nel gioco che spazia dal rispetto delle regole del gioco al rispetto del compagno di squadra e dell’avversario e che alla fine dovrebbe diventare uno stile di vita dello sportivo.

Potrebbe, ad esempio, chiamare il ragazzo in disparte, farsi raccontare che cosa è successo, cercare di capire l’entità del problema e provare ad individuare insieme una soluzione, anche dandogli dei consigli di comportamento. L’importante è fargli sentire la sua presenza e il suo sostegno. Al tempo stesso è opportuno affrontare la questione con la squadra, per stroncare sul nascere certi episodi. Infine, se necessario, potrà adottare sanzioni e strategie punitive, che servano da monito anche agli occhi dei compagni, ma sempre nel rispetto della missione educativa e mai afflittiva.

Il ruolo dello sport è molto importante, e gli sportivi possono essere uno stimolo positivo per aiutare soprattutto le vittime, aiutandole ad essere più estroverse, ad aprirsi con gli altri e ad avere una maggiore sicurezza in se stesse. Ed è proprio questa sicurezza che i ragazzi di oggi dovrebbero acquisire più di ogni altra cosa.

Lo sport è un baluardo della nostra società, insieme alla famiglia e alla scuola ed occupa un ruolo molto importante nella formazione dei giovani.

Se non credi in te stesso, nessuno lo farà per te” (Kobe Bryant).