La Superlega e l’espulsione dalla Serie A di Juve, Milan e Inter: perché potrebbe non essere possibile

La Superlega e l’espulsione dalla Serie A di Juve, Milan e Inter: perché potrebbe non essere possibile

ITALIA – Su proposta del presidente della Figc Gabriele Gravina, il Consiglio federale ha votato l’inserimento di una norma anti-Superlega.

Mediante una modifica dell’articolo 16 delle N.O.I.F. (NORME ORGANIZZATIVE INTERNE DELLA F.I.G.C.), ai fini della iscrizione al campionato la società dovrà impegnarsi a non partecipare a competizioni organizzate da associazioni private non riconosciute dalla FIFA, dalla UEFA e dalla Figc. La partecipazione a campionati di natura privatistica “comporta la decadenza dell’affiliazione”, sancisce il testo nella parte sanzionatoria.

Spetterà sempre alla Figc accogliere o meno l’adesione dei club a gare e tornei amichevoli.

Queste le parole di Gravina al termine del consiglio federale: “Quanto alla norma anti-Superlega, chi ritiene di voler partecipare a una competizione non prevista e non autorizzata da Figc, Uefa e Fifa, perderà l’affiliazione”. Ed ancora: “Chi ha interpretato la Superlega come un atto di semplice debolezza da parte di alcune società che vivono difficoltà economiche, sbaglia. Al momento non abbiamo notizia di chi è rimasto e chi è uscito. Questa norma verrà inserita nelle licenze nazionali e poi sarà incardinata nel codice di giustizia sportiva. Se, entro la scadenza delle domande ai campionati nazionali, qualcuno aderisce ad altri campionati di natura privatistica, è fuori”.

Ma nel caso di “Uefexit”, i 12 club potrebbero rivolgersi alla giustizia ordinaria?

I club italiani, com’è noto, dovrebbero attenersi all’articolo 30 dello statuto della Figc, la cosiddetta clausola compromissoria che obbliga i club a risolvere le controversie rivolgendosi agli organi di giustizia sportiva.

Tuttavia, spesso in passato le società calcistiche italiane si sono rivolte alla giustizia ordinaria e in questo caso potrebbero farlo rivendicando l’esercizio di un’attività estranea, ma non incompatibile rispetto a quella ufficiale organizzata dalla FIGC.

Esistono limiti alla libertà di organizzare una lega privata?

I principi irrinunciabili, e quindi vincolanti, sono la correttezza della competizione (niente gare truccate o condizionate dalle scommesse), la protezione della salute dei partecipanti (doping) e il principio di solidarietà. Se questi principi vengono garantiti è difficile ravvisare elementi che possano giustificare un’esclusione.

Basti ricordare il precedente dell’Isu (la federazione mondiale del pattinaggio su ghiaccio) che ha ottenuto dalla Corte di Giustizia Europea una sentenza in base alla quale non può essere impedita una manifestazione sportiva privata con la minaccia di squalificare i partecipanti.

Infatti, proprio le regole UE sulla concorrenza sarebbero la solidissima base giuridica che potrebbe permettere alla Superlega di vincere in ogni tribunale, in UE o extra-UE.

La suddetta decisione, presa nel dicembre 2020 dalla Corte Generale della UE nel caso T-93/18, che vedeva opposte la Commissione Europea e la International Skating Union (ISU), lascia spazio a poche interpretazioni.

Infatti, l’ISU voleva vietare agli atleti a essa affiliati di partecipare a competizioni organizzate da soggetti terzi e non approvati, con la minaccia di bandirli da tutti gli eventi del calendario “ufficiale”. Il caso fu sollevato dalla Commissione Europea dopo una segnalazione da parte di due atleti olandesi che lamentavano la discriminazione da parte della ISU se avessero partecipato a competizioni “non sanzionate” dalla stessa.

La Corte, pertanto, stabilì che certamente le federazioni nazionali o internazionali svolgono una funzione di regolatore del singolo sport, ma devono farlo ai sensi degli articoli 101, 102 e 106 del TFUE, ossia garantendo a terze parti la possibilità di partecipare al “mercato”. Ciò significa che anche le competizioni non organizzate dalle federazioni stesse debbano essere consentite, al fine di evitare monopoli e “distorsioni del mercato” degli eventi sportivi.

Avvocato Alessandro Numini