ROMA – Il Consiglio dei Ministri ha messo a punto un aggiornamento della bozza del Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari a 12 anni di distanza dall’ultima modifica.
Il Piano è stato preparato in risposta alla direttiva europea del 2013 e adottata nel nostro Paese con decreto legislativo 101 del 2020.
A dare un’accelerata alla modifica del piano potrebbe essere stato il crescente rischio legato alle possibili “conseguenze” del conflitto attualmente in corso in Ucraina, Paese dotato di diverse centrali nucleari e, alcune di queste, finite proprio sotto le mani della Russia.
Le autorità nazionali, comunque, sottolineano che non vi sono pericoli concreti al momento. Allo stesso modo, non ha fondamenta la “corsa” alle pillole di iodio che si è generata recentemente nel mondo.
L’Istituto Superiore di Sanità sottolinea attraverso una nota (clicca qui per leggerla) che “solo in caso di una reale emergenza nucleare, al momento inesistente nel nostro Paese, sarà la Protezione civile a dare precise indicazioni su modalità e tempi di attuazione di un eventuale intervento di profilassi iodica su base farmacologica per l’intera popolazione“.
Il piano ipotizza tre possibili scenari in caso di inconveniente nucleare: incidente a un impianto posto entro 200 km dai confini nazionali, incidente a un impianto presente oltre 200 km nazionali e incidente a un impianto posto in un qualsiasi punto nel pianeta.
Ricorrenti, in tutti i casi, le regole fisse da seguire. Tra queste, quelle di ripararsi al chiuso con porte e finestre serrate, sistemi di ventilazione spenti, iodoprofilassi e monitoraggio della filiera produttiva.
I contenuti del decreto, firmato dal capo della Protezione civile nazionale, Fabrizio Curcio, verranno valutati in occasione della Conferenza Unificata in programma giovedì 10 marzo.
Fonte immagine: Regione Siciliana
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