Chat tra scuola e famiglia? Sì ma solo in casi di emergenza

Chat tra scuola e famiglia? Sì ma solo in casi di emergenza

Stop a WhatsApp e ad altri social per le comunicazioni tra scuola e famiglia, tranne che nei casi di emergenza. L’Associazione nazionale presidi (Anp) spinge perché le informazioni alle famiglie non vengano più divulgate via social, a parte casi eccezionali, e tornino ad avere un carattere di ufficialità. Il primo passo verso questa direzione sarebbe la revisione del codice deontologico delle scuole e la creazione, da parte di ogni istituto, di un codice di autodisciplina.

È inutile negarlo. La pandemia e la didattica a distanza hanno cambiato radicalmente il modo di comunicare tra presidi, docenti, alunni e famiglie di questi ultimi. Ma adesso che si sta tornando alla normalità è utile mantenere queste chat? Secondo l’Anp no, che vorrebbe si ritorni alle tradizionali comunicazioni, mantenendo in tal modo la giusta distanza tra l’istituzione scolastica e le famiglie.

Chat solo in caso di emergenza

L’idea non è quella di eliminare del tutto le chat, ma di utilizzarle solo in casi di emergenza, cioè laddove una comunicazione vada data tempestivamente alle famiglie. Si pensi all’uscita anticipata da scuola per l’assenza di un docente dall’ultima ora o l’annullamento di una gita.

Per regolamentare questi “dialoghi digitali” è, però, necessario, revisionare il codice deontologico degli istituti, fermo al 2012. Questo detterebbe le regole generali e poi ciascuna scuola emanerebbe un proprio codice di autodisciplina con regole più dettagliate, anche sulle chat. Secondo il presidente dell’Anp, Antonello Giannelli, “queste tecnologie sono di recente introduzione e non c’è ancora un patrimonio comune di comportamenti”.

Dichiarazioni che arrivano insieme a quelle del presidente dei presidi di Roma, Mario Rusconi, rilasciate al Corriere della Sera: “Vanno evitate le chat con genitori e studenti, se non per questioni di natura urgentissima. Vorremmo bandire i gruppi WhatsApp in cui i genitori chiedono perché il figlio ha preso 7 invece di 8”.

Si badi bene. I codici di autodisciplina non sarebbero giuridicamente vincolanti, ma aiuterebbero a regolamentare un “dialogo” che, al momento, sembra confondere soltanto i ruoli.