La rapida ed inattesa diffusione del fenomeno pandemico da Covid-19 ha messo in ginocchio non solo l’intero comparto economico nazionale, ma soprattutto la sanità pubblica.
Infatti, gran parte delle strutture sanitarie statali (e, a seconda delle esigenze, anche private) sono state allestite appositamente per ospitare i pazienti affetti da Coronavirus, anche perché soprattutto nei primi mesi il personale medico si è trovato in serie difficoltà nel fronteggiare una simile malattia, i cui sintomi ed effetti non erano ancora completamente chiari.
Questo quadro ha tuttavia inevitabilmente determinato un’alterazione dei programmi di cura sino ad allora previsti, a scapito anche di numerosi soggetti affetti da gravi patologie.
A tale proposito, secondo i dati raccolti da una recente indagine nel 2020 a quasi 33 milioni di persone sono state annullate (34,3%) o postdatate (73,9%) visite mediche e/o ricoveri presso ospedali e case di cura pubblici.
In particolar modo, i reparti maggiormente interessati da questo trend sono stati urologia e gastroenterologia, ove il disservizio ha riguardato rispettivamente il 75% ed il 81,2% dei degenti, seguiti da cardiologia ed oncologia in cui si registrano il 61,1% ed il 47,2% di rinvii e annullamenti.
La soluzione da alcuni percorsa per fronteggiare queste criticità è stata quella di rivolgersi a strutture e medici privati, sostenendo un costo medio di 292 euro per ciascuna visita o intervento medico.
Tuttavia, dai risultati statistici emerge che tale scelta sia stata perseguita soltanto da 7 milioni di persone, probabilmente in base alla gravità della patologia di cui fossero affetti e soprattutto in ragione delle condizioni economiche in cui versassero.
Tanto è vero che, in alcuni casi, gli italiani hanno fatto ricorso ad una polizza assicurativa a copertura di tali spese (16,6%), mentre altri (73,2%) hanno utilizzato il denaro messo da parte precedentemente.
Ciò che desta maggiore stupore è che una percentuale considerevole di intervistati (9,1%) ha invece fatto ricorso al credito, rivolgendosi ai familiari o ad un istituto finanziario.
Non a caso, nel 2020 sono state avanzate oltre 125 mila richieste di prestito per coprire spese sanitarie, per un importo medio di 6.145 euro ed un piano di restituzione generalmente fissato a 48 mesi.
A tale riguardo, è bene evidenziare che sul mercato vi sono numerose offerte finanziarie destinate ad essere fruite da specifiche categorie soggettive, che risultano essere agevolate sotto il profilo economico.
A solo titolo esemplificativo, si consideri che i dipendenti pubblici ed i pensionati, in possesso dei requisiti previsti dal nuovo Regolamento entrato in vigore dallo scorso maggio, per sostenere spese mediche possono ricorrere anche ad un prestito Inps (ex Inpdap) come ad esempio i Prestiti Pluriennali, rimborsabili in 5 o 10 anni a seconda della tipologia optata (per ulteriori approfondimenti su requisiti di accesso e caratteristiche dei prestiti Inps ex Inpdap: https://www.calcoloratamutuo.org/guida/prestiti-inpdap).
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