Non è un fenomeno né una tendenza: le bambole reborn realistiche rappresentano un aiuto concreto per molte persone, mentre altre le acquistano per collezionismo. Simili ai bambini, in Italia le bambole reborn non sono così diffuse come in America, dove si sono sviluppate nei primi anni ’90 per rispondere alle esigenze di mercato. Sempre più appassionati cercavano la perfezione estetica nelle bambole, ed è il motivo per cui sono nate le reborn dolls.
In commercio, si trovano facilmente bambole reborn femmina, oppure bambola reborn maschio: su Regnoreborn, per esempio, è possibile valutare tantissimi modelli realistici. Ciò che vogliamo approfondire è la cosiddetta arteterapia, ovvero: in alcuni contesti, soprattutto socioeducativi, rappresentano un intervento concreto per alleviare i sintomi di coloro che sono affetti da disabilità, senilità, Alzheimer. Ma non solo.
Doll Therapy o Empathy Doll: cos’è?
Le reborn dolls vengono usate come bambole empatiche: il realismo di questi modelli incentiva l’empatia e l’espressione emotiva, non solo negli adulti, ma anche nei bambini. Il nome Reborn, poi, non è un caso: in italiano, possiamo tradurre il termine con ri-nato, e dunque si innesca un meccanismo di sostituzione tra la bambola e il bambino mancato. Questo è il motivo per cui spesso molti sono scettici nei confronti della bambola reborn, perché viene associata automaticamente a situazioni complesse, come la mancata genitorialità a causa di una perdita.
Dobbiamo, però, fare un passo indietro. Solitamente chi acquista le bambole reborn si suddivide in due categorie. Da una parte ci sono i collezionisti – queste bambole hanno un valore incredibile e, se ben realizzate, questo è destinato a crescere nel tempo – e chi invece sceglie di acquistare una bambola a supporto della terapia. In tal caso ci sono anche delle persone che scelgono di riprodurre il volto del bambino defunto, come riportato da Psicologi Italia.
La componente emozionale di queste bambole, tuttavia, rimane forte e utile, soprattutto in determinati processi. Sebbene le forme di pregiudizio siano ancora oggi piuttosto diffuse, anche la comunità scientifica si è impegnata per riconoscere il valore terapeutico.
Comprare le bambole realistiche per hobby
Negli ultimi anni il tema è stato affrontato in molteplici occasioni. Un tempo, le bambole più amate dai collezionisti erano in porcellana. Oggi, al loro posto, però, troviamo sovente le bambole iperrealistiche, realizzate rigorosamente a mano, con un’attenzione altissima verso i dettagli. Uniche, speciali. Gli artisti che se ne occupano sono i cosiddetti “reborners”. C’è da dire che si sono evolute anche le bambole reborn stesse in questi ultimi 30 anni di “fenomeno”: oltre a riprodurre fedelmente un bambino vero per l’aspetto, ci sono modelli con sistemi elettronici che riproducono il battito cardiaco.
Ovviamente, le bambole presenti in commercio sono tutte diverse da loro, ed è questo il grande pregio. Spesso, capita che chi sceglie di comprarne una riceva un certificato di adozione o di nascita, per simularne una vera e propria. La naturalezza è quasi disarmante, soprattutto perché, quando sono di qualità, profumano quasi di bebè: spesso realizzate in vinile, se ne trovano anche in silicone, e sono davvero realistiche, risultando molto morbide al tatto.
Per molti è un hobby: c’è chi le veste quotidianamente con cura, scegliendo magari di avere una o più bambole reborn. Per altri, però, rappresenta, però, una forma di terapia. A tal proposito vale la pena di citare il lavoro della psicologa svedese Britt-Marie Egedius-Jakobsson, che è stata la prima a usare le bambole, più o meno realistiche, a supporto del benessere delle persone affette da patologie psichiatriche.
Combattere il pregiudizio
Il pregiudizio, però, lega quasi in modo indissolubile sia coloro che acquistano le reborn dolls per collezionismo quanto per chi le considera uno strumento a sostegno della terapia. E questo è assolutamente sbagliato, considerando che rappresentano un hobby che è sempre esistito: quello del collezionismo di bambole, con la sola differenza che in questo caso si punta all’iperrealismo. Sulla base di quanto riportato dalla rivista Doll Reader, la prima bambola reborn che è stata venduta su internet risale al 2002. Sono passati più di 20 anni da allora, e oggi ne troviamo tantissimi modelli: una forma di collezionismo nobile, ma anche una forma di aiuto concreta.