All’inizio erano in pochi a crederci, una legge che sembrava (e poteva esserlo davvero) la panacea per imprese e proprietari d’immobili.
Poi qualcosa si è inceppato in un meccanismo, sulla carta, quasi perfetto che stava davvero permettendo di ripartire dal basso in una sorta di vulgata Kenesiana, all’interno di un sistema economico in debito d’ossigeno causa Covid.
Parliamo del Superbonus 110%, da mesi e mesi anchilosato da interventi legislativi che ne hanno cristallizzato l’efficacia, in primis nei pagamenti, mettendo in crisi centinaia di migliaia di ditte sull’orlo del fallimento.
Per capirne di più, abbiamo contatto uno dei diversi promotori della legge come Cristiano Anastasi, senatore del Movimento Cinque Stelle, nonché membro della Commissione Industria Commercio e Turismo. La prima domanda è d’obbligo, dettata dal momento di angoscia che stanno vivendo ditte e proprietari di case:
Senatore, ci dica senza girarci troppo intorno: cos’è che tecnicamente sta bloccando i pagamenti del Superbonus?
“Guardi, le motivazioni sono due, la prima è stata una iniziativa di Draghi nel gennaio di quest’anno quando ha limitato la cessione del credito che le imprese, prima di questo provvedimento, lo potevano cedere a chiunque, dall’assicurazioni alle banche, a un fondo e pertanto c’era a disposizione un serbatoio infinito da cui attingere.
Nel momento della restrizione alle sole banche, e con un numero limitato di passaggi di cessioni, di conseguenza le imprese si sono ritrovate in difficoltà nella cessione dei crediti, cosa ancora più grave che questa malsana decisione è stata messa in atto anche per i lavori già in essere (ponteggi montati, case sventrate, impianti a metà etc. tutto bloccato) dunque non solo per quei lavori ancora da iniziare.
Di conseguenza, nel momento che le banche diventavano gli unici intermediari, con capienze fiscali di certo non infinite, di fatto hanno ristretto ancor più i margini di manovra, senza tener conto di inevitabili sperequazioni causa l’innalzamento del prezzo delle cessioni tipico di un oligopolio traducibile in: ‘poca concorrenza decido io il prezzo’.
Nonostante ciò, pur con queste limitazioni, che di fatto hanno ingessato il mercato, si riusciva a condurre almeno i lavori già in atto. Invece, come se non bastasse, anche l’Agenzia delle Entrate (in pratica il Mistero Economia e Finanze quindi sotto i dettami di un’azione governativa) ha messo del suo con una circolare di giugno dicendo che: ‘chi compra questi crediti ha la responsabilità di quello che sta comprando ed è obbligato a fare tutta una serie di controlli e verifiche’.
Una richiesta che era la norma qualora lo facessero le banche già avvezze a questo tipo di controlli. Ma quando la banca deve cedere ai loro stessi clienti (grosse società), tutti questi crediti in eccesso per evitare la saturazione, a questo punto per il cliente non conviene più assumersi anche l’onere delle verifiche.
Inoltre, a chiusura di questo cerchio delle follie, l’Agenzia delle Entrate ha anche bloccato la stessa possibilità che le banche scaricassero questi crediti ai loro clienti, paralizzando definitivamente tutto il sistema che stava alla base del Superbonus“.
Abbiamo saputo che oggi ci sarà la votazione dell’emendamento che sgraverà le società proprio da questo problema delle responsabilità di chi acquista il credito: potrebbe essere il primo passo verso una concreta soluzione della questione?
“Sì, è vero, abbiamo presentato, insieme ad altre forze politiche, un emendamento dove si chiarisce che chi compra il credito non ha alcuna responsabilità se non l’ordinaria diligenza, emendamento che si voterà oggi pomeriggio.
Purtroppo, c’è stato un ingorgo di emendamenti presentati anche da altre forze politiche dove il Governo non ha saputo trovare la giusta sintesi, anzi quello che doveva racchiuderne la soluzione non risolveva il problema. Si pensava, come estrema ratio, di andare in aula senza emendamento mettendo a rischio il decreto.
Dunque, siamo stati costretti a bloccare tutto e adesso si spera che si trovi un accordo su questi emendamenti. In caso siamo disposti a fare votare solo i nostri e poi ognuno si assumerà la responsabilità di votarli o meno“.
La domanda, in questo contesto potrebbe sembrare fuori luogo ma le chiediamo: avrà un futuro questa legge o qualcosa di simile?
“C’era un premio Nobel che disse che è difficile fare previsioni specialmente quelle per il futuro. Battuta a parte, la questione è che già la stessa legge prevede che dopo il 23 ci sia il Superbonus solo per i condomini però con aliquota ridotta, noi speriamo che con la Legge di Bilancio si trovino i fondi per rilanciare il Superbonus e magari migliorarla, perché non è un totem intoccabile e chi vi parla ha apportato almeno ben quattro modifiche.
Tutto è volontà come in ogni cosa, anche perché, per gli scettici, da studi fatti anche sul Sole 24 Ore c’è un ritorno economico non indifferente nelle casse dello Stato in proporzione di un euro investito con tre di rientro”.
Esaustivo, diretto e accorato il senatore Anastasi nel descrivere ciò che sta vivendo una legge nata per agevolare le imprese e proprietari ma che, paradosso all’italiana, ha impantanato tante aziende oggi a rischio fallimento e migliaia di famiglie costretti a vivere in affitto o presso parenti in attesa che si completino i lavori per adesso rimandati alle calende greche.
Lecito dubbio: fino a quando reggerà la pazienza di tutti?