Rinviata la Sugar Tax al 2025: cos’è e perché ha diviso il governo

ITALIA – La Sugar Tax, inizialmente programmata per il 2026, doveva entrare in vigore il primo luglio 2024, scatenando un acceso dibattito all’interno del governo.

Dopo un vivace scontro sul momento dell’attuazione della misura, si è arrivati allo slittamento al 2025 della Sugar Tax.

Cos’è la Sugar Tax

La Sugar tax, nota come imposta sulle bevande zuccherate, riguarda le bevande edulcorate, quali bibite gassate, succhi di frutta e altre bevande contenenti zuccheri aggiunti.

Qual è l’obiettivo

L’obiettivo principale di questa tassa è ridurre il consumo di queste bevande, incoraggiando scelte più salutari e contrastando l’obesità e le malattie correlate come il diabete.

L’Italia, nonostante la sua dieta mediterranea, presenta uno dei più alti tassi di sovrappeso in Europa, con il 9,4% della popolazione obesa e circa il 40% in sovrappeso, con dati particolarmente preoccupanti riguardanti i bambini, infatti dai dati emerge che il 20% è obeso a causa delle scorrette abitudini alimentari.

A quanto ammonta la Sugar Tax

La Sugar tax si applica a 10 centesimi al litro per i prodotti finiti e a 0,25 euro per chilogrammo per i prodotti predisposti per essere diluiti.

Chi pagherà la Sugar Tax

Secondo il decreto governativo, saranno i fabbricanti, i venditori, gli acquirenti e gli importatori a pagare questa tassa, con il rischio che alla fine sia il consumatore a sopportare il costo più elevato.

Le parole di Cristina Busi

Accogliamo con soddisfazione la decisione del governo di posticipare l’entrata in vigore della sugar tax. Un segnale di attenzione importante verso le ragioni delle imprese che continueranno comunque a battersi per la sua abolizione afferma Cristina Busi, presidente di Confindustria Catania e vicepresidente nazionale di Assobibe, l’associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcolicheè stata scongiurata per il momento l’applicazione di una tassazione inutile e dannosa con un impatto insostenibile sulla pressione fiscale a carico delle imprese e di conseguenza sui livelli occupazionali”.

“Confidiamo quindi che il prossimo passo da intraprendere da parte di tutte le forze politiche e del governo sia la definitiva cancellazione della tassa“, conclude.

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