“Un’amicizia” di Silvia Avallone

“Un’amicizia” di Silvia Avallone

La pagina di diario su cui scriveremo domani, sta già preparando la pergamena pregiata per offrire accoglienza alla sera ancora in fasce.
Quel giorno si darà sfogo alle intemperie vissute quando non si pensava che un centinaio di fogli potessero dare spazio agli inverni di ieri. Del presente si conosce la concretezza del fatto ma l’aura luminosa di un felice trascorso appartiene soltanto al ricordo. Potrà sfuggire alla mente l’ora o l’anno, poi basterà un dettaglio, il bottone di un vestito oppure un caffè bollente per risalire al battito andato fuori pista.

Elisa e Beatrice sono unite da un cordone artificiale partorito dal caso. A volte succede.
Uguali come il giorno e la notte seguono ad occhi chiusi un filo invisibile sconosciuto a tutti, in stretta intimità con due ragazze unite e separate nel tempo che impiega un foglio bianco a diventare giallo screziato.

Tredici anni dopo un diario si confessa rivelando Verità ingrigite dalla polvere del tempo, subdola nel voler continuare a nascondere lo specchio casto, troppo casto per essere profanato senza compiere una grave mancanza.

Mi domandai cosa resta di noi nei luoghi che amiamo, cosa sopravvive di tutti i baci, le confessioni, la gioia, perché da qualche parte la vita deve pur rimanere, no? Sarebbe uno spreco tale, se morisse insieme a noi“.

Fonte foto Pinterest

Capelli rossi e lentiggini fanno di Elisa una ragazza esposta al linguaggio colorito dei suoi coetanei, la piccola donna condivide con la biblioteca il disagio intenerito dalla presenza di Lorenzo, preda mansueta sulla cui spalla poter affogare tutto il suo malessere. Elisa legge, Elisa affronta con profitto gli studi universitari a Bologna, da Biella in Emilia Romagna ha attraversato mezza Italia in assenza di sé per la separazione dei genitori unita alla croce di un fratello drogato. Le negatività hanno reso opaco il suo sguardo.

Bea irradia bellezza da ogni curva del suo bel personale, si prende eccessivamente cura del suo aspetto sfiorando la patologia, conosce bene quanto può essere dispettoso uno scatto fatto da un fotografo sbagliato. Chiede il meglio e l’ottiene, sono i primi anni del duemila, l’influencer è ancora per molti un brutto raffreddore curabile in pochi giorni.

L’era dell’immagine sta scaldando i motori di un nuovo decennio pronto a cambiare radicalmente comportamenti e consuetudini. Da due adolescenti simbiotiche quali sono state, il labirinto del tempo le ritrova un po’ scalfite dalla tipica superficialità degli anni più belli che vanno a nascondersi in qualche cunicolo della memoria. Quello che più sorprende è l’incapacità del calendario a farsi modello di cambiamento nell’andirivieni dei tramonti.

Silvia Avallone ha scritto per ribadire la tempra dell’amicizia quale sentimento arginato un passo indietro dell’amore forse, ma che è senza dubbio l’arteria di un fiume che non patirà mai la siccità.

Tredici anni dopo Bea è “La Rossetti“, una donna di successo ospite dei salotti televisivi, trascorre le vacanze in paradisi tropicali e la sera, come una stella, brilla di luce propria. Il pubblico la segue incantato dai suoi outfit esclusivi, s’innamora della pelle di pesca ignorando l’originale sapore. Elisa, solo Elisa possiede la password pianificata dalle capriole umorali di Bea, assorta nell’ambizioso progetto di passeggiare sui red carpet dello spettacolo.

A 33 anni il primo accenno di rughe spaventa più del prevedibile rogo procurato dalle candeline sulla torta. Elisa ha smesso da un po’ di correre dietro la scia luminosa di Bea, i fantasmi del passato li ha rimossi tutti scrivendo. Sedici anni dopo sei diari per nulla infastiditi dal tempo rispondono all’appello. Le mani sfiorano i pensieri rovesciati sui fogli da un’adolescente in guerra con la sua età, quando l’inchiostro sarà asciutto la donna che è diventata sorriderà della sua tempesta.

So che può sembrare incredibile che fosse accaduto tutto in un solo giorno. Ma a quattordici anni è così che funziona la vita. Il tempo non lo senti, tanto è veloce. Gli eventi si susseguono di continuo come fuochi d’artificio. Basta un attimo per cambiare idea”.

L’emozione instaura un rapporto, poi lo lascia andare alla deriva perso nelle sue colpe incapaci di chiedere perdono. Perché scusarsi delle bizze viziate tipiche dell’età in fermento?

Voltarsi indietro per rivedere con nuovi occhi i passi fatti con le scarpe sbagliate, la compassione avanza con lo sguardo colmo di tenerezza verso la ragione distratta.

Ma la verità è che il lutto per un’amicizia finita non si risolve. Non c’è modo di curarlo, rielaborarlo, chiudere e andare avanti. Rimane lì, piantato in gola, a metà tra il rancore e la nostalgia“.

Questa scrittura di formazione aiuta ad accettare il disagio di essere respinti da una realtà costruita nelle poche primavere. È impossibile vivere due volte una storia in attesa di essere chiusa dentro una parentesi. A volte le domande ricevono risposte amputate per deludere la reiterazione dell’inganno ansioso di voler scomparire per sempre. Due solitudini parallele viaggiano su binari diversi, il lago specchiato di Elisa riflette lontano dalle onde vertiginose dei tacchi a spillo di Bea. Nel lungo silenzio la foce in comune del sentimento confonde le acque in un abbraccio ritrovato.