“Una vita non basta” di Enrico Galiano

“Una vita non basta” di Enrico Galiano

Prima che uno scrittore Enrico Galiano è un giovane insegnante di italiano, storia e geografia alle scuole medie dell’istituto comprensivo di Chions, in provincia di Pordenone. Nel 2017 pubblica il suo romanzo d’esordioEppure cadiamo felici“, seguito da “Tutta la vita che vuoi” (2018), “Più forte di ogni addio” (2019) e “Dormi stanotte sul mio cuore” (2020). Nel 2019 è il turno di “Basta un attimo per tornare bambini“, illustrato da Sara Di Francescantonio. Ancora con Garzanti sono pubblicati due saggi: “L’arte di sbagliare alla grande” (2020) e “Scuola di felicità per eterni ripetenti” (2022).

Negli anni, Enrico Galiano prova (con successo) a tradurre la sua esperienza professionale nelle storie dell’età convinta di non essere all’altezza di uno spicchio di mondo. La carriera letteraria del professor Galiano si è fatta scuola per l’alunno il cui cognome non è mai stato presente nel registro di classe. Il lettore ritorna nell’aula (di una realtà virtuale) che fu strumento di crescita cinque, dieci o vent’anni fa, ma tuttora ancorato alle pagine di vita rimaste in sospeso per un motivo o senza.

Una vita non basta” (Garzanti) è un romanzo vicino al saggio per la lezione psico-pedagogica impartita da un professore brillante scrittore.

Teo è un ragazzo succube degli impulsi irruenti della sua giovane età. Non ha ancora imparato a guidare la psiche in piena fase evolutiva, né potrebbe farlo in totale assenza degli indispensabili punti di riferimento. E cade. Teo cade sui suoi passi perché troppo ansiosi di calpestare tutto ciò che gli si para davanti, che siano persone, che siano cose.

Ed è appunto quella che lui chiama la Cosa quel fermento interiore che lo scuote in tante direzioni, tutte sbagliate, che gli procura uno sgambetto del quale si ricorderà per molto tempo. Psicologicamente ammaccato dalla lezione che gli ha rovinato le vacanze estive, Teo ritorna a galla con le emozioni sempre più impantanate nelle onde troppo alte per confrontarsi con un futuro innocente.

La scuola, lo studio, le aspettative di chi non conosce il mare amaro dentro cui nuotano le notti di un ragazzo, e intanto il miraggio della felicità si allontana nudo e obeso di sogni. La Cosa non sa quale paura gridare, nè quale sintomo guarire per prima, eppure in Teo è forte la preoccupazione di cadere ancora, di nuovo.

Quel foglio protocollo inzaccherato di rabbia e zero virgole dove Teo dice di voler mollare la scuola non è arrivato così per caso, è stato la fedele trascrizione di un urlo trattenuto per troppi anni, è stato l’ultimo granello di sabbia di una clessidra capovolta molto tempo fa“.

Nemmeno Peach, la sua migliore amica riesce a demolire il vuoto con parole che valgano un’opportunità più del silenzio interrogato per allontanare quel caos mentale.

Chi ha previsto il domani di Teo ha giocato con l’elastico che lascia andare prima di riavere la refurtiva di una sola ora, un giorno, un anno di vita. Tutta colpa di un boomerang ladro della prima alba di un ragazzo di soli 16 anni.

L’incontro.

Il ragazzo e l’adulto, il giovane languore si imbatte nella tavola apparecchiata di un maturo sapere. L’ansia di un futuro uomo viene sedata da un ex professore con due labbra stillanti di risposte che Teo assorbe come una spugna. L’ anziano signore seduto su una panchina è un ex professore che risponde al nome di Francesco Bove ( vedi “Eppure cadiamo felici” ) ed è la perfetta combinazione di una cattedra virtuale con la poltrona di uno psicoterapeuta dell’età evolutiva.

La parola del professore è manna miracolosa di cui Teo ha bisogno. In lui il ragazzo scopre quell’abbraccio mancato che, se fosse stato presente nel disagio, sarebbe stato strada maestra nel cuore dove ha imperato il dubbio, notti di disordine dei cassetti della coscienza.

Al volante di una macchina che non esiste, il professore si propone come ingegno esperto dei miti greci e filosofi, i fondatori della saggezza ricettiva di domande sulle ragioni della vita.

Lei è un ragazzo che si sta facendo delle domande. E io lo so quanto può essere angosciante, specie alla sua età, non avere delle risposte, eccome se lo so! Ma so anche che quelle domande lì possono essere la sua salvezza! Se le tenga strette, non le abbandoni mai!“.

La parola che ha sciolto i nodi della mente convulsa è stata prodiga di teorie volte al raggiungimento della Verità. Poco a poco la Cosa è stata presa in cura da un rapporto applicato all’arte dell’ascolto nonostante i “mai più” siano consulenti dell’arresa.

Dopo il buio, la luce sulle meraviglie della vita ancora in erba rischiara nuovi indizi su un mistero, una storia, una ragazza inghiottita nel nulla. L’ultimo turno della paura si consuma nella ricerca della verità rincorsa da Teo, questa e tutte le altre ombre che incontrerà nella sua vita di uomo.

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sara