“Tutte le volte che ho pianto” di Catena Fiorello

“Tutte le volte che ho pianto” di Catena Fiorello

Innamorata della sua Sicilia, la scrittrice Catena Fiorello torna sempre alla narrativa sui luoghi a lei familiari con una dipendenza contorta dalla quale è impossibile dipanarne l’incastro.

Il romanzoTutte le volte che ho pianto” edito da Giunti conferma quanto nel profilo coscienziale di Catena Fiorello corrisponde al porto sicuro da salvare a tutti i costi: l’unione familiare. Da sempre, la personalità carezzevole della scrittrice è stato il fil rouge dei suoi libri affidati al valore benevolo della parola.
La Sicilia, la città di Messina e Flora sono state assunte per raccontare la storia di una donna. Come tante altre, come nessun’ altra, con un volto chino sul bianco e sul nero, l’inchiostro scorre veloce timoroso di non riuscire a catturare uno sguardo.

Flora ha quarant’anni, un ex matrimonio con annesso ex marito, una figlia adolescente, Bianca, una sorella uccisa dalla strada a soli vent’anni. Era bella Giovanna, una ragazza piena di vita, la stessa che in una frazione di secondo le voltò le spalle come un’acerrima nemica. Nella vita di Franca il bianco e il nero rifiutano l’acconto promesso da un nuovo sole, forse per la paura di vederlo sbiadire al primo colpo di vento e ritrovarsi ancora dentro lo stesso abisso.

Bedda Sicilia con la sua intensa scorta di sentimenti assolati che ormai arroventano tutte le stagioni stordite dalla pioggia di fuoco. Ai suoi figli non resta che assecondare la stregoneria inflitta alla terra in attesa della meritata frescura.

Alle prime luci dell’alba, il cuore di Flora s’infiamma a causa dei troppi nodi da sciogliere e nessun delicato ristoro.
Poco bianco, troppo nero in giro nell’anima invasa dai drammi lontani dal diventare rifugio di quiete pensosa. Se l’ emozione s’impone non è mai figlia di un solo dolore, in pochi sapranno che le lacrime si danno appuntamento per un concerto di ferite trascurate nel tempo.

Succede a Flora di appassire nelle lacrime insieme a tutti gli addii che ha dovuto subire. Non le è stato permesso di riposare sugli scogli come l’onda sfinita ha il diritto di fare. Lei rimane in piedi tutto il tempo del pianto, aspettando la sera dispensatrice di pace. “Un vuoto che puoi comprendere solo se l’hai provato. Un luogo desertico che inghiotte le migliori intenzioni. Se ne frega delle tue debolezze. Ti divora e basta“.



Al mare di Messina Flora affida il flusso delle assenze, corre sul bagnasciuga ogni volta che sente vicino il pericolo dello sbando emozionale deciso a sopraffarla. L’onda finge un abbraccio virtuale, niente di strano, questo spicchio di tempo ci ha dato in pasto alle sensazioni solo se visualizzate.

Flora ha una forza segreta senza la quale lei stessa non sarebbe donna. Per questa vita le dovrà bastare sebbene sia dura svegliarsi con le ore stremate sul cuscino. La luce ha promesso di restare, poco conta se lei sarà grata del dono o gli volterà le spalle. Flora, cosa ne sarà di lei? Ha una madre, ha una figlia, e un destino cieco le gira intorno in segno di sfida.

Dovremmo fare più attenzione alle persone che abbiamo accanto. Capire se soffrono, se hanno problemi, e invece succede di non vederle nella loro preziosa essenza, e a volte di ignorarle proprio, senza capire che facciamo un danno“. Tre generazioni al femminile non avranno domani se dopo il pianto il viso ne vorrà ancora.

Piangere per me è quel momento in cui la verità prende il sopravvento e sfonda tutte le porte, anche quelle serrate con forza. Piangete, lasciatevi andare, guardatevi dentro, e non rimpiangete nulla”. Le lacrime protagoniste nella vita di Flora riescono a convincerla di essere solo una cellula della metà di qualcuno, sembra quasi che la mediocrità sia l‘unica dimensione disposta a starle accanto.

Fallita la prima, alla seconda possibilità Flora si avvicina con prudenza, nel timore di perdere quel residuo di autostima sedimentato in qualche tasca mai usata. Fidarsi ancora, di nuovo, di un pensiero affollato da un nome maschile, può dipendere l’aperitivo di un amore che respira l’aria sincera della notte.

Odiarle mai, le lacrime portavoce dello sguardo elaborano il bisogno di un “altrove” quando il desiderio si chiude a riccio nel suo lutto. Le perle trasparenti dell’anima femminile appartengono al mare stanco di nascondere i tesori nel sommerso.

romanzo catena fiorello

sara