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ITALIA – “Non ho mica scritto Sali e Tabacchi sulla fronte!”: tutto può iniziare con questo proverbio ormai poco utilizzato in Italia, ma dai termini ancora “verificabili”.
Sarà forse capitato a pochi, infatti, ma in alcune tabaccherie dei piccoli comuni è ancora possibile trovare tra i soliti prodotti venduti – tabacchi, accendini, profumi, biglietti e molto altro – dei semplici pacchi di sale.
Il sale creava scambi, sorreggeva monete, imponeva tasse, provocava guerre. Per questa ragione, fin dall’antichità, si svilupparono monopoli allo scopo di calmierare i prezzi all’interno, di regolare l’introito dei mediatori ed assoggettarlo all’imposta.
In Italia la riscossione dell’imposta sul sale era ottenuta mediante le privative fiscali e l’applicazione dei dazi all’importazione.
L’imposta sul sale venne abolita nel 1975 e con essa il regime monopolistico, che, da tempo, aveva perso il carattere fiscale assumendo piuttosto il significato di impegno dello stato a fornire capillarmente e a basso prezzo un bene di consumo primario.
Proprio nel periodo in cui lo Stato aveva il monopolio per la vendita del sale e del tabacco, per la loro vendita al dettaglio occorreva una particolare licenza che posseduta proprio all’interno delle tabaccherie.
La dicitura corretta sulle insegne delle attività, infatti, è “Sale e Tabacchi”.
Sorge allora spontaneo un dubbio: conviene acquistare il sale in tabaccheria o al supermercato? E quali differenze vi sono tra i due?
Il prezzo in alcuni casi può quasi triplicare. Il listino indica 0,19 euro/kg per il sale senza marca, 0,49 euro per Conad, e 0,55 euro per Fior di Sale. Ci sono poi le differenze di carattere chimico-fisico, anche se per il consumatore è difficile valutarle.
All’interno delle tabaccherie, inoltre, viene venduto principalmente sale iodato, spesso differente rispetto a quello che si può trovare dentro il supermercato. La differenza sta nella presenza di iodio, elemento chimico che nell’organismo umano favorisce il funzionamento del metabolismo e della tiroide: mentre, infatti, il sale marino risulta essere impoverito di iodio perché perde gran parte di questo elemento chimico durante il processo di raffinatura.
Per concludere, torniamo al proverbio con cui stato aperto questo testo e ne sveliamo il reale significato: lo usa chi, in una conversazione accesa, vuole affermare che non è un fesso.
Quando, infatti, il sale era monopolio di Stato, nel periodo antecedente al 1975, il pagare allo Stato una tassa per avere un bene di largo consumo significava essere un fesso, essere preso in giro.
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