Cento pagine possono bastare per la scrittrice irlandese Claire Keegan, che nelle sue precedenti opere ha dimostrato già di possedere una narrativa essenziale da cui sgorgano le emozioni forti.
Con “Piccole cose da nulla” e “Un’estate” sono arrivate a noi storie che non danno ospitalità al raduno del forse, da qui i racconti hanno deciso di convocare il consenso della verità perché da essa e solo da essa l’ispirazione trova la giusta risposta.
In libreria da novembre 2024 “Quando ormai era tardi” (Einaudi) segue gli scatti fotografici della narrativa schietta e sincera di una scrittrice fedele alla bellezza dell’immagine nonostante si intraveda una possibile tempesta.
Nei tre racconti presenti nel libro perfino le interpunzioni grammaticali assumono un valore che in altri testi non è dato, vuoi per noncuranza dello scrittore o per l’ostilità della parola stretta dentro le righe. Di un’interpretazione psicologica della lettura dovrebbe essere dato avviso nella seconda di copertina, tre i racconti, tutti portatori insani della violenza maschile in giro per le vie di comunicazione con l’altro sesso sradicato dai suoi intimi sogni di luce e farne poi oggetto di gioco.
Bambole immobili per il tempo dell’uso fino a quando se ne avrà voglia, donne indietro di un passo e mai accanto, digiune di emozioni in due.
“Venerdì 19 luglio a Dublino il tempo era quello previsto. Per tutta la mattina su Merrion Square batté un sole sfacciato che si rifletteva sulla scrivania di Cathal, vicino alla finestra aperta. Entrava un sentore di erba tagliata, e di tanto in tanto un vento caldo agitava l’edera sul davanzale.
A un certo punto passò un’ombra e lui guardò in alto; una raffica di rondini in cielo, una scaramuccia amichevole. Sui prati c’era gente che prendeva il sole, e bambini, e aiuole gonfie di fiori; tutta quella vita che continuava come se niente fosse, nonostante il groviglio di umane preoccupazioni e la consapevolezza che tutto deve finire”.
Storie di uomini sanguisughe della bellezza appetibile al lupo incontrato nel bosco rigoglioso di morsi all’altra metà della mela scelta per saziare la fame di un amore malato. E allora si apre il quaderno dei sogni in soccorso ai vuoti incolmabili all’interno dei quali si nasconde la perla derubata del suo profumo di mare. Colta da improvvisa cecità emozionale, la violenza manifesta il suo linguaggio analfabeta attraverso una finta protezione verso l’oggetto del possesso.
Di rado la mascella si mostra tesa al primo campanello d’allarme, piuttosto il piano strategico lascia che la sopraffazione prenda in prestito le arti subdole del lupo prima dell’attacco finale. Quante maschere di uomo dormono nella metà del letto quale prima vittima di una storia in nero. Le donne sanno essere uguali nella lettura dei sentimenti in erba poi diversamente falliti ancor prima di realizzarne il motivo.
Succede che il silenzio alimenta distanza, la fragilità provoca rabbia e le pareti proteggono un castello di vuoto. Tre racconti srotolano il tappeto di polvere in attesa di una forma di vita che sia quanto più vicina al desiderio lasciato in sospeso. Alla pazienza è stata aggiunta pazienza allo sbando fino a quando l’estremo del quadro drammatico scuote la recita di pace.
“Era quello il problema, quando le donne si disamoravano; il velo di romanticismo che avevano davanti agli occhi cadeva, e quando guardavano oltre erano in grado di leggerti dentro“.
L’abbraccio della solitudine corre in aiuto ma non guarisce affatto. Anzi. Esaspera la realtà maltrattata con atteggiamenti tipici del maschio piccolo piccolo.
Prima del personaggio con la relativa illustrazione dei movimenti talvolta estranei a se stesso, la Keegan persegue il codice interiore, unico, vero artefice del linguaggio narrativo che da lì a poco troverà il giusto incastro. Le tre storie evocano una tensione emotiva sopravvissuta al disastro di un sè narciso e follemente perduto nei meandri di una presenza fantasma. Il dito puntato sulla colpa segue il desiderio inappagato di libertà utile alla costruzione della versione contraria al bene.
In breve, si sta leggendo una consuetudine affermata della suddetta penna irlandese. Un tale inno alla mediocrità di uomini invaghiti di ciò che non sono mai stati non ammette somiglianza con il tesoro umano meravigliosamente vivo laddove un cuore è nato ed è stato educato all’amore. Prototipi di pochezza in due gambe circuiscono le relazioni condannate alla cenere in fiamme per sempre.
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