“Quando le stelle vengono meno” di Antonella Frontani

“Quando le stelle vengono meno” di Antonella Frontani

Nessun pensiero comune è mai stato in vetrina investito del potere di attirare l’attenzione dei passanti. Sarebbe come offrire alla vista un elemento incapace di scuotere il brivido del tutto disinteressato a una riflessione usuale. Qui e non solo qui veglia il fine ragionato del nuovo romanzo della giornalista e conduttrice televisiva torinese Antonella Frontani, scrittrice di successo per Garzanti, la casa editrice – educatrice dell’animo umano con la divulgazione di storie-disciplina del caos esistenziale.

Quando le stelle vengono meno” entra di diritto nel catalogo della narrativa coetanea della linea editoriale della storica casa editrice italiana fondata a Milano nel 1939.

Credit Google/Ibs

Torino.
Gemma vive in un palazzo del capoluogo piemontese affacciato sulle acque del Po. Da donna benestante della Torino “bene”, Gemma abita questo mondo con la ricchezza del suo tempo in compagnia del banale denaro. Un marito e due figli completano fanno da cornice agli occhi di una mente mediocre che fotografa l’ennesima stampa riprodotta in serie. Ciò che con astuzia si nasconde ad occhio nudo si espone sotto ingannevoli filtri in atteggiamento brillante forse, chissà, per stordire il tribunale mentale del prossimo vicino di turno.

Gemma è felice, Gemma è annoiata. La dimora ottocentesca di cristallo rischia di andare in frantumi al primo campanello agitato dall’ozio. Le lezioni di pilates tre volte a settimana rinnovano l’appuntamento con il suo personal trainer, Abad, un giovane e bellissimo uomo che lascia dietro di sè peccaminose inquietudini femminili.

Gemello adottato di questo stile di vita logoro di un quotidiano sentire, si ravvisa nella coppia omosessuale composta dal signor Nevio Viscales e il suo giovane marito Tancredi. Due uomini da soli insieme apparentemente lontani dalla solitudine che contagia l’unicità di un’isola al centro della tempesta. Quattro occhi, non solo due come il motore dello sguardo di Egle Bauman, fragile preda vinta dall’amore a una sola corsia, quindi portatore sano di notti avvelenate dal sogno.

“Sai, il più grande errore che possiamo compiere è quello di confondere l’isolamento con la solitudine.
Sono due esperienze profondamente diverse […]
L’isolamento è la condizione in cui viene meno ogni desiderio. Si cancella la speranza di incontrare l’altro, dunque, l’intuizione di infinito. L’isolamento più doloroso, spesso, si prova proprio restando tra la folla. [….]
La solitudine, invece, è una condizione dell’anima che rappresenta un’apertura continua… È il bisogno di infinito, condizione necessaria per aprirsi agli altri. A volte, abbiamo bisogno di stare da soli per capire e tornare ad abbracciare il mondo”.

Persone tradotte in personaggi maestri (o allievi?) di una lingua troppo comune per non essere registrata figlia del quotidiano mortale.
Uomini e donne vivono a porte chiuse dietro le quali si consumano le fragilità umane in presenza di mobili e pareti conditi di lusso, perché dalla sua tavola il ricco deve godere (anche) del gusto smodato intorno a sé.
Alla cecità dei piccoli uomini perduti nel mondo, Antonella Frontani contrappone la figura di un clochard, Batman, povero davvero, fedele amico di un segugio sassofono che intrattiene le ore nere e notturne.

L’uomo vive nel lusso della tenerezza nel suo perimetro di vita usurata, tanto da farne dono ai sensi prodighi di cuore senza voce. Li riconosci subito i poveri caduti nel peccato della coscienza. Poche o tante, le vite dei personaggi parcheggiate nero su bianco dalla Frontani sono tutte portavoci del messaggio salvavita di un’umanità in forte dissolvenza.

Sarà bene lasciare al lettore la misura consapevole delle singole fasi in cui Batman entrerà nelle vite dei personaggi e, semmai lo farà, si leggerà una sintesi dell’avventura umana scannerizzata dal diverso vissuto. E chissà se il profumo degli oleandri che circondano il palazzo sarà l’anello della catena che stringe forte le molteplici unicità di un potenziale insieme. Dopo il muro complice della penombra cattiva guida, un ponte incoraggia al salto oltre il pregiudizio.

Ogni figura letteraria vive la propria unicità dentro un magma di colori, sfumature specchiate verso un paradiso di sabbia
e mai proiettate nel mondo. Ovvio il disegno che una fatale distrazione raramente permette il recupero del senno mancato, ma forse c’è ancora una possibilità, ed è l’ultima, di chiedere perdono al disordine della coscienza.

sara