Tim Tooney, trombettista del transatlantico Virginian, racconta in questo straordinario monologo (nato per il teatro, poi pubblicato per l’editoria, quindi adattato per il cinema) la storia di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento. È un trovatello lasciato il capodanno del 1900 dentro una cassetta di limoni sopra un pianoforte e cresciuto come figlio dal macchinista Danny Boodman, leggendo nel monogramma “T.D.” un “thanks Danny” che lo impegna in questa scelta d’amore.
Novecento da questo momento non scenderà mai più dal Virginian, morendovi persino al momento della sua distruzione. Solo una volta ne sarà tentato per vedere il mare dalla terraferma, ma non vi riuscirà: quella nave, nonché l’oceano, è il suo non luogo, la sua patria per lui apolide, anzi fantasma per qualunque anagrafe.
È un virtuoso del piano in un modo istintivo, si potrebbe dire che segue le onde dell’oceano, rappresenta il flusso di passioni che lo circonda. È così che, quando un famoso jazzista lo sfida, lui, nell’assoluta ingenuità, coglie quelle musiche emozionanti che ha ascoltato per la prima volta e le interpreta a sua volta, commovendo il pubblico all’inverosimile.
Questo racconto lungo che si legge tutto d’un fiato piace anche per il linguaggio schietto, ricercatamente popolare, senz’ombra di retorica.
A me m’ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi
senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al
chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro ad un certo punto, fran, cadono giù, come
sassi, Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che
vola, e loro, fran. Non c’è una ragione. Perché proprio in quell’istante? Non si sa.
Fran. Cos’è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C’ha
un’anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo
col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un’ora, un minuto, un istante, è quello, fran. […] Non si capisce. È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli, un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all’Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: “A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave”.
Buona lettura e buone riflessioni 🙂
Cinzia Di Mauro, autrice catanese di una trilogia di fantascienza Genius (finalista Urania e Delos) Ledizioni Milano, di un noir umoristico La storia vera di un killer nano (segnalato al Premio Calvino e scelto dalla Nabu), di un fantasy orwelliano Casa Bruiswiq, di un thriller sull’alta finanza In cima alle torri e di I love Meteorite, romanzo grottesco su una famiglia e un mondo distopico.