L’Autotune nella musica moderna: innovazione artistica o correzione tecnica?

ITALIA – Una rivoluzione nel mondo della musica quella dell’Autotune, sia per la sua capacità di correggere le imperfezioni vocali che per il suo utilizzo creativo. Nato come strumento per migliorare la tecnica dei cantanti, è diventato un mezzo per esprimere nuove sonorità e definire generi musicali.

Dal suo debutto alla fine degli anni ’90, l’Autotune ha subito un’evoluzione affascinante, intrecciandosi con la storia della musica contemporanea e influenzando artisti di ogni genere.

Le origini di questo strumento tecnico

L’Autotune è, in senso letterale, un “auto-intonatore”. Questo strumento tecnico corregge un suono emesso in maniera stonata, regolandolo sulla nota corretta secondo quanto previsto dalla melodia di una determinata canzone.

È stato inventato nel 1997 da Andy Hildebrand, un ingegnere che lavorava nel settore petrolifero. Ispirato dagli algoritmi utilizzati per individuare giacimenti di petrolio, Hildebrand sviluppò un software capace di correggere le stonature nelle registrazioni vocali.

Come funziona l’Autotune

Quando un artista si esibisce, l’Autotune monitora le frequenze della musica e della voce. Se rileva una discrepanza tra la voce e il parametro predefinito, entra in funzione correggendo la nota emessa dalla voce per avvicinarla il più possibile al tono corretto. L’Autotune opera molto rapidamente e modifica la frequenza principale del suono, solitamente la voce, senza alterarne la durata.

La prima canzone a fare un uso esplicito dell’Autotune fu “Believe” di Cher nel 1998, rivelando al mondo le potenzialità di questo strumento non solo come correttore, ma anche come effetto sonoro distintivo.

La diffusione dell’Autotune come elemento distintivo del sound degli artisti avvenne gradualmente negli anni successivi. Tra questi artisti, i TLC: nel loro singolo del 1999 “No Scrubs“, il gruppo R&B usa l’Autotune in modo sottile per creare un effetto armonico liscio e futuristico; i Nine Inch Nails: il frontman Trent Reznor ha sperimentato con l’autotune e altri effetti vocali nel loro album del 1999 “The Fragile“.

Canzoni come “The Day The World Went Away” e “Last” mostrano un uso distorto e disorientante dell’Autotune per creare atmosfere inquietanti. Altri artisti sono i Radiohead: Thom Yorke, leader del gruppo, ha utilizzato l’autotune in modo sperimentale in alcune canzoni dell’album del 2000 “Kid A“, come “Everything In Its Right Place” e “Idioteque“. L’effetto contribuisce all’atmosfera elettronica e alienante dell’album.

Tra voce reale e voce “alterata”

Riconoscere se un cantante fa uso dell’Autotune può risultare complesso, specialmente perché questa tecnologia può essere applicata sia in modo discreto che evidente. Tuttavia, esistono alcuni indizi che possono aiutare a identificarne l’uso. Un’applicazione aggressiva dell’Autotune produce un timbro robotico o artificiale, con passaggi tra le note molto netti e spesso innaturali.

Se un cantante è sempre perfettamente intonato, senza alcuna imprecisione, potrebbe essere un indizio dell’intervento dell’Autotune, dal momento che la voce umana, anche la più esperta, presenta sempre leggere variazioni di intonazione. Inoltre, l’Autotune può rendere le transizioni tra le note estremamente rapide e precise, generando un effetto fluido che non risulta naturale.

Dagli Stati Uniti all’Italia

La vera esplosione dell’Autotune nella musica popolare arrivò negli anni 2000, con artisti come T-Pain e Kanye West che lo utilizzarono in modo massiccio, rendendolo un elemento centrale del loro stile. Oggi, l’Autotune è ampiamente utilizzato non solo per correggere i difetti vocali, ma anche come effetto artistico. Molti cantanti lo usano per nascondere le imperfezioni nelle loro performance live e in studio, permettendo loro di concentrarsi maggiormente sull’espressione emotiva piuttosto che sulla perfezione tecnica.

In Italia, l’Autotune è particolarmente popolare nella musica trap. Artisti come Sfera Ebbasta, BLANCO, Capo Plaza, Rose Villain e Anna Pepe sono noti per il loro uso distintivo di questo strumento. Questi cantanti utilizzano l’Autotune non solo per migliorare le loro performance vocali, ma anche per creare un suono unico e riconoscibile che li distingue nel panorama musicale contemporaneo.

L’Autotune come elemento distintivo: da Madame ad Achille Lauro

Non solo rap e trap. L’Autotune è utilizzato anche nella musica urban. Ad esempio, Madame, artista che impiega l’effetto di questo strumento sin dai suoi inizi, non ha abbandonato questo strumento nemmeno al Festival di Sanremo durante le sue partecipazioni nel 2021 e 2023, usandolo sia nei suoi brani originali che nelle cover eseguite per dare colore e corpo alle canzoni.

Il cantante partenopeo Geolier ha reso l’Autotune un tratto distintivo sia nelle proprie composizioni che nelle esibizioni dal vivo, come dimostrato nel mix “Brivido“, “O’ Primmo Ammore” e “CHIAGNE” interpretato con Guè, Gigi D’Alessio e Luchè alla 74esima edizione del Festival di Sanremo.

Tra i pionieri nell’utilizzo dell’Autotune si annoverano i bnkr44, gruppo toscano che ne ha fatto ampio uso sin dal 2020 nel loro album iniziale “44.Deluxe”.

Achille Lauro è un altro artista che ha integrato l’Autotune nel proprio stile fin dagli esordi musicali, fondendo la tecnica con la sua creatività. Brani come “Me ne frego” e “Rolls Royce“, portati in gara al Festival di Sanremo rispettivamente nel 2019 e 2020, sono esempi evidenti di come l’artista romano abbia abbracciato questa innovazione.

Anche Tedua ha fatto dell’Autotune un elemento distintivo nei suoi brani come “Red light“, “Malamente” e “Hoe“, evidenziando un utilizzo massiccio e caratteristico.

Le critiche a Sanremo e ad “Amici di Maria De Filippi”

Negli ultimi anni, il Festival di Sanremo e il programma televisivo “Amici di Maria De Filippi” hanno suscitato intense discussioni sull’ampio utilizzo dell’Autotune da parte di artisti operanti nel panorama urban, trap e rap. Questo strumento, consentito dal regolamento del Festival di Sanremo, è stato oggetto di controversie tra addetti ai lavori e giornalisti specializzati, soprattutto a partire dalle edizioni del 2019 e del 2020. Gli artisti hanno il permesso di utilizzare l’Autotune sia nelle performance con brani inediti che nella serata dedicata alle cover, sollevando interrogativi sulla valutazione della voce come parte integrante della performance artistica.

Parallelamente, il programma televisivo “Amici di Maria De Filippi” è stato al centro di polemiche simili per l’ampio utilizzo dell’Autotune da parte degli allievi della sezione canto. Nell’edizione 23 di “Amici”, tra gli allievi più discussi sono stati Mida e Holden. Sono stati criticati per l’uso sistematico dell’autotune in ogni loro esibizione, sia nelle fasi pomeridiane che serali del programma.

Le critiche principali derivano dal fatto che “Amici”, essendo una scuola di formazione artistica, dovrebbe concentrarsi sull’insegnamento delle capacità vocali senza ricorrere a strumenti artificiali che potrebbero mascherare eventuali problemi di intonazione.

L’Autotune ad “Amici di Maria De Filippi”: riflessioni su tecnica Vocale e creatività

In particolare, tra Mida e la professoressa di canto Anna Pettinelli non correva buon sangue a causa dell’eccessivo uso dell’Autotune. La professoressa assegnava compiti e sfide di canto senza Autotune sia nelle fasi pomeridiane che serali, ma il cantante si rifiutava costantemente di adempiere alla sua richiesta.

Luca Jurman, ex vocal coach del format televisivo di Maria De Filippi, ha pubblicamente espresso il suo disappunto riguardo a questa pratica, specialmente in riferimento ad Holden. Un esempio significativo di tali controversie è stato l’interpretazione di Holden della canzone “Bella d’estate” di Pino Mango durante una puntata del 29 ottobre 2023, in cui l’artista ha mantenuto l’effetto dell’Autotune, conferendo al brano un’atmosfera notevolmente diversa rispetto alla versione originale del celebre cantautore italiano.

Quando l’eccessivo Autotune compromette la voce

L’uso eccessivo di Autotune può avere diversi svantaggi, sia dal punto di vista tecnico che artistico.

I cantanti possono diventare troppo dipendenti dall’Autotune, riducendo la loro capacità di migliorare le proprie abilità vocali naturali. Questo può portare a una mancanza di sviluppo tecnico e artistico. L’uso eccessivo di Autotune può portare a una certa uniformità nel suono delle canzoni, rendendo difficile distinguere tra diversi artisti. Questo può ridurre la diversità musicale e la creatività. Molti appassionati di musica e critici vedono l’uso eccessivo di Autotune come un segno di mancanza di talento vocale.

Inoltre, l’Autotune può influenzare negativamente la reputazione di un artista e la percezione del pubblico, come nel caso di Mida e Holden, considerati da molti come “paladini dell’Autotune” Se non utilizzato correttamente, può introdurre artefatti sonori indesiderati, come distorsioni e suoni innaturali, che possono compromettere la qualità della registrazione. L’Autotune può limitare l’espressività vocale, poiché tende a livellare le dinamiche e le sfumature emotive della voce. Questo può rendere le performance meno coinvolgenti e emozionanti.

Enrico De Pasquale

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Enrico De Pasquale
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