“La neve in fondo al mare” di Matteo Bussola

“La neve in fondo al mare” di Matteo Bussola

Un bambino nasce portavoce del primo dolore di una madre. Quello che diventerà un uomo resterà nel mondo con piccole dosi di quell’affanno traslocato dalla radice alla foglia. A volte la pena prova compassione per la freschezza della giovane vita, accade però che le lancette diventino spietate con una puntualità disarmante, incosciente, crudele.

La neve in fondo al mare” (Einaudi, 2024), è il nuovo libro di Matteo Bussola, scrittore veronese, conduttore radiofonico, fumettista per Star Comics e per altre collane in cui il disegno è protagonista assoluto.

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Un romanzo, un diario le cui pagine scandiscono il dolore di un padre per la malattia di un figlio appena adolescente. La ferita psichica nasconde il sangue all’uomo sciocco che associa il fiume rosso agli spasmi della vita. Nei corridoi della mente c’è un mare azzurro recintato con nome e cognome di patologie appartenenti allo stesso inferno.

Storie di vita braccata da mostri vaganti in un reparto di neuropsichiatria infantile, aloni  invisibili che hanno fretta di marchiare a fuoco ogni cellula di un bambino nel delicato percorso di crescita. E sono squarci di vita apparente quelli in cui due genitori si arrampicano sugli specchi con le unghie e con i denti per non precipitare nel baratro della disperazione. Non sono soli, no, il calvario avvicina le anime che a incontrarle per strada sarebbero ombre di sconosciuti passanti. Il dolore riunisce attorno a un tavolo padri in balìa di onde inabissate nelle acque fredde come la neve.

Noi che ci ostiniamo a sognare gli uomini o le donne che diventerete, o a rimpiangere i bambini e le bambine che eravate, senza mai vedere davvero il ragazzo o la ragazza che abbiamo davanti. Noi che viviamo sbilanciati nel passato, o più spesso nel futuro, pur di lenire la sofferenza del presente. Noi che cerchiamo di proteggere ciò che sarete, nell’ossessione di pianificare il vostro domani, invece di sederci accanto a voi ad abbracciare ciò che siete“.

Quando è nato il male di vivere, di chi è la colpa di questo enorme tappeto di cenere che ha preso il posto di una primavera promessa?

Portare sulle spalle il peso della fragilità spetta a colui che del troppo sentire ha fatto scorta per tutte le ore del giorno e della notte. La sua è una vita sospesa tra l’adulto troppo lontano da quel poco vissuto e il bambino che non è più. L’età in tempesta rimanda il riflesso di un adolescente in guerra con l’uomo futuro avvolto nella nebbia.

Si grida dentro un silenzio ovattato da farmaci con la responsabilità di curare rebus esistenziali vaganti tra camici bianchi e genitori perduti nel labirinto dei mille perché.

Caetano, un padre, si misura con una realtà che reclama dosi massicce di calore trascurato a causa del ciclo monotono del vivere quotidiano. Il figlio adolescente Tommy soffre di anoressia nervosa. Nessuno dei due ha perso. Entrambi sono stati vinti dalla distanza generazionale solo apparentemente incolmabile.

La rabbia e la stanchezza fanno la spola tra una panchina e il reparto dove si consuma il disagio da tenere sotto stretta vigilanza. In un minuto di finta quiete l’onda nervosa potrebbe travolgere il malessere, ed è proprio in quella infinitesimale scheggia di tempo che si nasconde l’equilibrio precario di uomini e donne in miniatura.

Altri genitori, altri figli sono ricoverati nel reparto in cui la fame di vivere rallenta la corsa della primavera stordita di un incomprensibile ritardo.

– Scoprire la profondità della tristezza di un figlio, a neanche sedici anni, è come trovare qualcosa in un posto in cui non te lo saresti mai aspettato. In cui proprio non dovrebbe esserci.

– Che vuoi dire?

– Tipo, non so. Come trovare la neve in fondo al mare.

Padre e figlio come due ali con lo stesso programma di volo, un giorno all’improvviso un guasto imprevisto ha inceppato qualche meccanismo deviando l’itinerario nel cielo senza colore. E allora ci si affida al potente veicolo dei farmaci per curare patologie germogliate nei vicoli ciechi dell’età evolutiva.

Intanto, la Verità resta in incognito sotto una solida copertura, perché è indubbia la sua relazione con parole disordinate o peggio, mute, a causa di un’agenda piena di molti, troppi appuntamenti.

Nessuno si siede perché nessuno ascolta.

La nebbia non avrà alcuna possibilità di dissolversi lontano da quella fragile foglia separata dal ramo, tutto questo sta accadendo in mezzo al frastuono di una patologia con una processione di sintomi. È la quaresima della prova più difficile della vita quella di un genitore con il rimorso del non detto quando una sedia vuota marciva vicino all’anima sull’orlo del precipizio.

Con la narrativa di Matteo Bussola i temi sociali vengono analizzati con una lente d’ingrandimento sui sentieri scoscesi prima di un agevole pendio che conduce a una verde valle.

Come spesso accade, l’autore di un romanzo breve intinge la penna sulla superficie della tematica adottando una capacità di sintesi allenata nelle precedenti scritture. Il lettore deciderà se inoltrarsi o meno nella fase due di righe che lambiscono “la neve in fondo al mare“.

sara