“La fabbricante di stelle” di Mélissa Da Costa

“La fabbricante di stelle” di Mélissa Da Costa

“C’era una volta…”. Non sempre l’incipit di una fiaba promette una processione di eventi melliflui come biscotti appena sfornati da una vecchia massaia. È verità che non ha bisogno di voce quanto un cucchiaino di zucchero possa diventare appuntamento di formiche attirate dal dolce pasto.

I bambini sono i fruitori principali di fiabe, attraverso le quali formulano le loro prime esperienze nel regno fantastico che un ingegno, con sottotitoli di miele, ha realizzato per loro.
Mélissa Da Costa è la scrittrice francese più letta degli ultimi anni. Il quotidiano d’Oltralpe “Le Figaro” ha inserito il suo nome nella classifica dei primi dieci scrittori più venduti, sotto lo sguardo fiero della Torre Eiffel.

In Italia, i libri di Mélissa Da Costa sono pubblicati da Rizzoli. “I quaderni botanici di Madame Lucie“, “Bucaneve“, “All’incrocio dei nostri destini“, “Tutto il blu del cielo” hanno conferito alle vetrine un’aura di emozioni orgogliose della firma autrice di bestseller.

Tradotto da Elena Cappellini, l’8 aprile 2025 è stato presentato al pubblico il nuovo romanzo di Mélissa Da Costa “La fabbricante di stelle”.

Con questa pre-recensione è stato aperto uno spoiler inoffensivo dei tre volti di una storia-fiaba-romanzo, icona dei piccoli uomini con un orizzonte ancora in fasce.

Arthur è un bambino di cinque anni, figlio ancora per poco, orfano per il resto della sua vita. Troppo piccoli i suoi anni rintracciati sulle dita di una sola mano; il tempo non si concede un momento di tregua nel fermento di crescita dei bambini affacciati sul balcone del mondo. Arthur non può e non deve essere pronto a ricevere il piano crudele del destino. E allora Clarisse, mamma di Arthur, giovane donna sulla soglia di un futuro annullato, diventa solo per lui maestra nei giorni intrisi di compassione.

“Sarà la lezione del giorno: nessuno deve vivere legato a una catena. Né le barche, né gli animali, né gli esseri umani”.
“Gli esseri umani non sono legati a una catena!”
“A volte sì. Ma non sempre lo sanno”.

Una verità surrogata soccorre la pena di una madre vinta dalla consapevolezza di non poter più combattere la malattia. Clarisse pospone l’epicentro di un futuro insieme a quel piccolo cuore innocente, “fabbricando” per lui una storia di Luce. La fiaba avrà la dolcezza di una torta di mele quando la realtà somiglierà a un cubetto di ghiaccio che si rifiuta di nuotare nella palude di lacrime. Ma adesso no. Le ore sono complici di una sentenza che ha emesso il suo verdetto.

“Sul pianeta ghiacciato dalle ventisette lune, popolato da lumache con il guscio azzurro che mangiano niveo prezzemolo polare, da alberi-cervo con sonore campanelle appese ai rami e da tante altre creature straordinarie, proprio lei avrà il compito di disegnare le stelle che notte dopo notte illuminano l’universo”.

Il pianeta Urano sarà la casa dove una mamma rinascerà dalle pendici del suo nuovo cielo con la creazione di nuove stelle. La sua assenza sarà Luce visibile al piccolo Arthur destinatario privilegiato di un segreto condiviso in due.

“Era una donna non molto alta, perlomeno non quanto papà, con lunghi capelli lisci color caramello che le ricadevano sulla schiena. A volte se li raccoglieva con un fermaglio argentato. A volte non lo faceva.
Per me la mamma era la mamma, ma per gli altri poteva essere Clarisse e per papà Amore”.

Quando arriva l’angelo nero con la pretesa improrogabile nel tempo, l’amore di una madre si piega in ginocchio sussurrando bugie che nessun ministro del Signore oserebbe chiamare peccati. Non esiste una ragione che giustifichi un anticipo di dolore riversato nella sensibilità di un bambino. Un giorno tuonerà il temporale portavoce della bugia bianca sotto la protezione dell’Amore più grande.

L’ultima tappa di quel magico “C’era una volta…” chiede supporto al divenire degli anni ormai liberi dall’innocenza di un bimbo.
Non uno, ma una lunga lista di “perché” diventa custode del dubbio. Arthur è ormai un uomo che sta per diventare padre, sebbene sia ancora oppresso da un vissuto ancorato alla tenerezza materna, a metà tra fiaba e vita reale.

Quel ricamo di stelle materne non è mai evaso dal cuore e, nel tempo, ha assunto un’espressione sinistra vittima del subconscio.

Se quel bambino avesse conosciuto il volto scuro della verità, quell’ombra non avrebbe ridotto in una piccola quota mediocre l’immenso amore per una madre. La sofferenza, però, non teme le amnesie-scudo della mente dietro le sbarre per una colpa senza processo. Una dopo l’altra, le tappe del dolore scandagliano il pensiero confuso tra lutto e rassegnazione.

Perché Clarisse ha mentito dietro il falso gioco di un segreto? La donna è stata una madre che ha disegnato l’ultima missione d’amore per il suo bambino che non vedrà diventare uomo.
C’era una volta e c’è ancora la terapia del dolore, instillata a singole gocce anestetizzanti della realtà troppo dura, quindi obbligata a rinviare la sua vera identità in un futuro ormai libero da cicatrici pregresse. Una pillola amara come linguaggio segreto delle emozioni muta forma sotto le intemperie dell’anima, mentre la notte trama in silenzio l’ora in confessione della prossima alba.

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sara