“Il rosmarino non capisce l’inverno” di Matteo Bussola

“Il rosmarino non capisce l’inverno” di Matteo Bussola

Con l’innocenza di un bambino alle sue prime esperienze con la parola semplice, Matteo Bussola, giovane scrittore dall’inchiostro leggero, racconta piccole, grandi storie come quelle date in prestito al vicino della porta accanto.

Storie di ragazze sopraffatte dalle pene d’amore, donne in guerra con il perdono, anziani e badanti che convivono sotto lo stesso tetto estraneo a due metà di una mela diversa.

“Ho deciso di scrivere di donne perché non sono una donna. Perché ho la sensazione di conoscerle sempre poco, anche se vivo con quattro di loro. E perché è più utile scrivere di ciò che vuoi conoscere meglio, invece di ciò che credi di conoscere già”.

Sono vite infrante per colpa o per destino, affidate a folate di vento spietato che si tengono in ostaggio i fiori più belli nel vortice delle crisi esistenziali. Il corpo custode di una sensibilità superiore contiene un bene calpestato, ferito, porterà fino alla morte il segno delle cicatrici decise a non guarire per mai dimenticare un immenso dolore.

Decisamente in conflitto con le strategie dell’amore, le donne raccontate da Matteo Bussola partecipano a delle olimpiadi personali, iscritte a gare che magari mai vinceranno, ciò che rimane è comunque storia ripetuta negli anni che ad ogni caduta anche le anime più fragili si sono rialzate più forti di prima.
Chi non è mai stato sopraffatto dall’errore non conosce il sapore dolce della rinascita successivo alla frattura di un rapporto, considerato morto, era invece caduto in un letargo emozionale.

Cade l’albero abbattuto dal vento, cade la neve vestita di bianco, dorme tranquillo il rosmarino nella terra gelata. Da consumato attore, il rametto grigio-verde interpreta il ruolo affidatogli dalla stagione: appena qualche mese e si risveglierà nelle braccia del progetto benedetto da Dio.

Quando una debolezza bussa alla porta, l’abbraccio del coraggio corre a rincuorare con un sigillo di pelle che, anziché togliere il fiato, dona scarpe nuove alle forze stremate.

In questo curioso recipiente di storie, la lunga attesa del raccolto viene ricompensata dalla qualità della semina. Ad ogni inverno oltre misura corrisponde una primavera attesa più delle altre, mai e poi mai profumo di fiore fu più apprezzato che quello sbucato da un’intercapedine rocciosa.

Il rosmarino non capisce l’inverno.

Le storie di Margherita, Maddalena, Teresa, Sara, Aurora, Isabella, sono una tanto piccola quanto breve risorsa consapevole di essere protagonista di un fallimento.

“Sentì all’improvviso il peso del fallimento, si rese conto che i sogni, per quanto semplici, hanno bisogno di essere accuditi, fatti fiorire, non si possono affrontare con leggerezza, senza alcuna preparazione”.

Sono figure di donne prese in prestito da Matteo Bussola per definire l’essenza del romanzo concentrato sulle sfumature di un orizzonte in comune. Progetto piuttosto impegnativo quello della penna di un uomo strisciante sulle pieghe dell’animo femminile, saprà interrogare le debolezze di una fragranza gentile allo specchio?

Donne protagoniste delle sfide dispensate ad ogni giro di giorno. La malattia, il lutto, la vecchiaia, l’amore speso, l’amore incompreso, tutti chiedono risposta alle sofferenze vissute in un dignitoso silenzio.

Perché “il rosmarino non capisce l’inverno” ?

Sotto il profilo di un quesito, la soluzione trova casa dopo non pochi processi mentali diffidenti della natura ovvia di un filo d’erba. Chi o cosa non è destinato a perire sotto un manto di neve? L’ invito alla riflessione proposto da Matteo Bussola si fa spazio tra cerchi concentrici per arrivare al nucleo centrale del sè nei momenti di apnea. Con estrema semplicità, senza orpelli che potrebbero viziare il fine ultimo del romanzo, le parole tirate a lucido fanno vibrare le corde dell’anima.

“Invece amo tanto le piante vive. Quelle apparentemente più povere, per niente ornamentali, resistenti e caparbie, che non temono né il gelo di montagna né il freddo di pianura, quasi non li capissero. il suo sorriso emana una serenità che alleggerisce la fermezza del rifiuto, la ruvidità della sue parole iniziali”.

Così la storia di una tra tante dà il suo contributo all’interpretazione del titolo singolare del romanzo.

Il rosmarino non capisce l’inverno“.

Paragonata alle vite descritte nei diciotto racconti, la pianta dalle proprietà curative fin dal Medioevo è stata considerata un amuleto di magiche virtù. Vogliamo dunque credere che la sua natura purificatrice sia stata una componente essenziale che ha convinto Matteo Bussola a nominarla reggente del pensiero positivo.

Alle pause pigre della vita non sono concessi vantaggi di recupero, nè clausole di perdono per il torto rovesciato sul tempo. La scarpa senza passi fornisce la prova di aver abbandonato l’orma al suo destino: come il rosmarino non ha mai capito l’inverno, sentirà la risposta in tasca solo dopo averlo attraversato.