“Il castagno dei cento cavalli” di Cristina Cassar Scalia

“Il castagno dei cento cavalli” di Cristina Cassar Scalia

La cronaca letteraria sulla firma della scrittrice siciliana Cristina Cassar Scalia giunge al decimo appuntamento con i lettori ansiosi di conoscere le nuove indagini del vicequestore Vanina Guarrasi, capo della Mobile di Catania. “Il castagno dei cento cavalli” (Einaudi Stile) colora di giallo la natura d’immenso valore di un paesino ai piedi dell’Etna. Si tratta di un albero plurimillenario, uno dei più antichi al mondo, oggetto di studio di professionisti del settore e luogo di visita di turisti d’oltreoceano. La sua presenza si intreccia con la leggenda: un tempo la regina Giovanna I d’Aragona e cento cavalieri al suo seguito trovarono riparo sotto il maestoso albero durante un temporale.

Dal mito alla trama di un libro giallo è intercorsa la penna di una scrittrice nata nella terra generosa di meraviglie naturali, dall’Etna alle gole dell’Alcantara, dalle riserve naturali che disegnano una geografia imbandita di oasi di infinita bellezza.
E il grande castagno.

Un incendio richiama l’intervento della guardia forestale e lì, proprio ai piedi del maestoso principe della natura, viene rinvenuto il corpo seviziato di una donna. Senza mani, senza piedi.

“D’istinto i due si guardavano intorno. Non c’era nessuno. Il custode, che deteneva chiavi e sovranità della zona interna del castagno, non si presentava mai prima delle dieci, orario in cui di solito i visitatori iniziavano ad arrivare.

-Entriamo,- ordinò l’ispettore spingendo il cancello.

Obtorto collo Bellini lo seguì. Avanzarono a passo lento, ispezionando l’area in cerca di presumibili atti vandalici. Al centro esatto della corona di tronchi che componevano l’albero, Spechis si piantò. Pallido, gli occhi sgranati fissi a terra.

  • Madre santa,- mormorò.
    Sandra, che stava guardando altrove, gli andò addosso
  • Oh, Luigi, ma…- non concluse.

L’ispettore non fece in tempo ad afferrarla che stramazzò a terra, svenuta”.
Come se ciò non bastasse, presto, molto presto si aggiunge un secondo cadavere, ancora di una donna, uccisa e fatta a pezzi. Chi è l’assassino? Chi sono le due donne?

Dalle prime indagini è alquanto difficile risalire ai loro nomi, indirizzi, identità. Vanina Guarrasi si precipita sul luogo del delitto accompagnata dalla squadra che in questi anni ha condiviso con lei le dinamiche che precedono la soluzione di un omicidio. L’ispettore capo Carmelo Spanò, il “grande capo” Tito Macchia, l’ispettore di polizia in forza alla squadra mobile di Catania Marta Bonazzoli, bresciana, vegana, sportiva, braccio destro del capo della Mobile di Catania.

Una nota a parte merita la figura dell’ex commissario Patanè, anziano di anni ma di lucida e scattante intuizione. Le sue giornate scivolano nella lettura del giornale per avere notizie su un omicidio in terra catanese e successivamente collaborare con Vanina Guarrasi nelle indagini.

La violenza pretende verità ma nel momento specifico le forze psicofisiche del vicequestore non sono al massimo della loro espressione. Palermo non è solo una grande città, Palermo respira nella vita privata di Vanina il cui pensiero la riporta là dove tutto è iniziato. Anni fa suo padre, l’ispettore Giovanni Guarrasi, fu ucciso dalla mafia quando lei era poco più che una bambina. Vanina donna entra in polizia, il servizio e poi l’incontro con il magistrato Paolo Malfitano. Troppi graffi nell’anima la porteranno lontano dal capoluogo siciliano (e da Paolo), destinazione Catania con l’incarico di vicequestore.

Sete di giustizia e non vendetta la spingono a indossare la divisa per dare pace alla tomba del padre caduto per mani assassine.
Il travaglio del cuore tiene le finestre accostate ma non chiuse, Vanina è paladina dello Stato ma è anche donna, e Paolo continua ad albergare nei suoi pensieri senza fissa dimora.

Questa volta il caso sotto esame dalla squadra Mobile sottolinea il colore tipico delle opere di Cristina Cassar Scalia. Un giallo intenso che non ammette la presenza di sfumature per alleggerire l’impatto sconvolgente causato dalla lettura. La chiamavano “la Boscaiola“, ostetrica prima guida turistica poi. C’è un sospettato, un uomo il cui nome un tempo fu macchia dentro le aule del tribunale, ma che una dichiarazione d’innocenza cancellò l’onta di una vecchia storia.

Il passato degli abitanti del piccolo paese viene scandagliato ponendo l’accento perfino sulle brevi e insignificanti tensioni. A volte un fiammifero creduto spento può risvegliare la fiamma per convertirla in un pericoloso incendio.

Altre ricostruzioni di fatti relegati in secondo piano chiudono il cerchio di un romanzo giallo in prima fila seguito dai suoi predecessori.

Quale cornice tipica delle opere di Cristina Cassar Scalia non manca l’attenta descrizione dei paesaggi irradiati dal sole, dei prelibati piatti della tradizione siciliana, gli immancabili bar di paese che quotidianamente sfornano colazioni caloriche e, non ultimo, l’utilizzo del dialetto siciliano farcisce le righe a mò di timbro esclusivo della firma nata e cresciuta nell’isola abbronzata dal sole.


La trasposizione del romanzo nella fiction diretta da Davide Marengo è stata trasmessa in prima visione su Canale 5 nel marzo scorso, con la bellissima ex miss Italia Giusy Buscemi nel ruolo del vicequestore Vanina Guarrasi. Nei quattro episodi della serie l’attrice di origine siciliana ha raccolto un ampio consenso del pubblico, un importante risultato che fa ben sperare a una seconda produzione tratta dalla penna color del sole di Cristina Cassar Scalia.

Credits Ibs

 

sara