Cultura

Giorno della memoria di chi ha combattuto la mafia: un omaggio al coraggio e alla resilienza

ITALIA – La Giornata della Memoria e dell’Impegno in Ricordo delle Vittime Innocenti delle Mafie è stata istituita dal Parlamento italiano il 21 marzo di ogni anno, con l’obiettivo di commemorare le vittime delle mafie e rinnovare l’impegno nella lotta alla criminalità organizzata.

La data del 21 marzo è stata scelta in memoria delle vittime della strage di Capaci, avvenuta il 23 maggio del 1992, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e tre agenti della loro scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Ventitré persone rimasero ferite, tra cui i poliziotti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza.

Circa due mesi dopo la strage di Capaci, il 19 luglio 1992, un altro terribile attentato ha colpito il cuore di Palermo. Il 19 luglio dello stesso anno, il giudice Paolo Borsellino fu assassinato nella strage di via D’Amelio insieme a cinque uomini della sua scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Antonino Vullo fu l’unico a sopravvivere, poiché stava parcheggiando una delle auto e si trovava più distante dal luogo dell’esplosione.

La giornata è un momento di riflessione e di ricordo per tutte le vittime delle mafie, compresi i numerosi cittadini coraggiosi che hanno lottato contro la mafia: Mario Egidio De Carolis, Giancarlo Siani, Giuseppe Fava, Don Pino Puglisi, Peppino Impastato, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Piersanti Mattarella, Mauro Rostagno, Rosario Livatino, Libero Grassi, Graziella Campagna e tantissimi altri nomi.

L’obiettivo principale della Giornata della Memoria è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e la società civile sulla gravità del fenomeno mafioso. La giornata si propone inoltre di promuovere una cultura della legalità e della giustizia, mettendo al centro il rispetto dei diritti umani e della dignità delle persone.

Perché il 21 marzo?

La scelta del 21 marzo come Giornata della Memoria e dell’Impegno in Ricordo delle Vittime Innocenti delle Mafie è legata ad una storia particolare che ebbe luogo durante il primo anniversario della strage di Capaci. Tra le personalità presenti, vi era anche Don Ciotti, fondatore di Libera, un’associazione impegnata nella lotta contro la mafia.

Durante la commemorazione, Don Ciotti venne avvicinato da una madre che gli chiese perché il nome di suo figlio, Antonino Montinaro, uno dei ragazzi della scorta di Giovanni Falcone morto nella strage di Capaci, non venisse mai menzionato. La madre chiese di ricordare non solo i morti “famosi”, ma anche tutti coloro che hanno perso la vita durante la lotta alla mafia.

Da quella frase e dalle sue lacrime, si decise di scegliere il 21 marzo, il primo giorno di primavera, simbolo di rinascita e di speranza, ma anche di lotta contro ogni forma di sopraffazione e di violenza.

Il 21 marzo è stato celebrato come Giornata della Memoria dal 1996 e dal 2017 è stata istituzionalizzata per legge dal Parlamento italiano.

Le origini della parola Mafia

L’origine del termine “mafia” è un argomento ancora oggetto di dibattito tra gli storici e gli studiosi delle organizzazioni criminali. Tuttavia, esistono diverse teorie sulla sua etimologia.

Una delle ipotesi più diffuse è che la parola “mafia” derivi dal termine arabomahias“, che significa “rifiuti” o “scarti“. Secondo questa teoria, il termine sarebbe stato utilizzato per indicare un gruppo di fuorilegge che vivevano ai margini della società, spesso costretti a commettere atti illeciti per sopravvivere.

Un’altra ipotesi sostiene invece che la parola “mafia” derivi dal termine siciliano “mafiusu“, che significa “orgoglioso” o “sfrontato“. Secondo questa teoria, il termine sarebbe stato utilizzato per indicare un gruppo di uomini che si consideravano superiori alle autorità e alle leggi, e che agivano al di fuori del sistema giudiziario.

Infine, c’è chi sostiene che la parola “mafia” derivi dal latino “mafius“, che significa “maligno” o “sinistro”. Secondo questa teoria, il termine sarebbe stato utilizzato per indicare un gruppo di persone che si dedicavano alla magia nera e alla stregoneria, e che utilizzavano queste pratiche per raggiungere i propri scopi.

Indipendentemente dalla sua origine, la parola “mafia” è diventata negli anni sinonimo di criminalità organizzata e di violenza, soprattutto nella sua accezione più famosa e diffusa: la mafia siciliana, nota anche come Cosa Nostra.

La mafia è una forma di criminalità organizzata che ha avuto origine in Italia, ma che si è diffusa in tutto il mondo. L’organizzazione criminale, infatti, ha creato una vasta rete di alleanze e collaborazioni con altre organizzazioni criminali, estendendo la sua influenza su diversi territori e settori dell’economia.

Uno dei paesi dove la mafia ha maggiormente esercitato la propria influenza è sicuramente gli Stati Uniti. La mafia italoamericana, nota come Cosa Nostra, ha iniziato ad operare negli USA nel periodo dell’emigrazione italiana, diventando una delle organizzazioni criminali più potenti del paese. La mafia italoamericana è stata coinvolta in diverse attività illecite, tra cui il traffico di droga, l’estorsione, il racket delle costruzioni e il gioco d’azzardo.

Quando è nata la mafia?

La nascita della mafia è un evento storico difficile da definire con precisione, poiché l’organizzazione criminale ha origine in un’epoca in cui le attività criminali erano spesso tollerate e, in alcuni casi, persino legittimate dalle autorità locali.

Tuttavia, si ritiene che la mafia sia nata nella seconda metà del XIX secolo, in Sicilia, come una forma di resistenza e di difesa delle comunità locali contro l’oppressione dei latifondisti e delle autorità statali.

Inizialmente, la mafia era un’organizzazione informale che si basava sulla solidarietà e sulla protezione reciproca tra i membri della comunità. Con il passare degli anni, tuttavia, la mafia si trasformò in un’organizzazione criminale più strutturata e gerarchica, che controllava le attività illecite dell’isola.

Anche in America Latina, la mafia ha esercitato la propria influenza. In paesi come il Messico, la Colombia e il Brasile, la mafia ha creato una vasta rete di traffico di droga, diventando una delle principali fonti di guadagno per l’organizzazione criminale. La mafia latinoamericana, inoltre, ha stretto alleanze con altre organizzazioni criminali, come la mafia italiana e quella russa, creando un sistema di collaborazione e scambio di informazioni.

In Europa, la mafia è presente in diversi paesi, tra cui la Germania, la Francia, la Spagna e la Gran Bretagna. L’organizzazione criminale, infatti, ha esteso la propria influenza anche in altri settori dell’economia, come il traffico di armi e di esseri umani, il riciclaggio di denaro e l’estorsione.

La mafia è un fenomeno che ha assunto diverse forme in tutto il mondo, rappresentando una minaccia per la sicurezza e la stabilità di molte comunità. Sebbene la mafia italiana sia stata la più studiata e discussa, la presenza di organizzazioni criminali simili è stata segnalata in diverse parti del mondo, a volte sotto nomi differenti.

L’origine della mafia italiana risale al periodo dell’Unità d’Italia, quando alcune organizzazioni criminali come la Camorra e la ‘Ndrangheta emersero in diverse parti del Paese. In seguito, il fenomeno si è diffuso in altre regioni del mondo, come l’America Latina, gli Stati Uniti, il Canada e l’Europa.

In America Latina, le organizzazioni criminali sono spesso associate al traffico di droga e alla violenza. Il cartello di Medellín in Colombia e il cartello di Sinaloa in Messico sono tra i più noti, ma ci sono anche altre organizzazioni criminali in Guatemala, Honduras e El Salvador che sono attive nel traffico di droga e di esseri umani.

Negli Stati Uniti, la mafia italiana ha avuto una forte presenza a partire dal XIX secolo. Inizialmente si concentrava nelle città portuali come New York e Chicago, ma in seguito si è diffusa in altre parti del Paese. La mafia americana è stata coinvolta in una vasta gamma di attività illegali, tra cui il gioco d’azzardo, la prostituzione, il traffico di droga e il racket.

Il Canada ha la sua propria organizzazione criminale, nota come ‘Ndrangheta, che ha una forte presenza nel paese. L’organizzazione si è concentrata in particolare sul traffico di droga, ma è anche attiva in altre attività illegali come il riciclaggio di denaro.

Le autorità di tutto il mondo stanno cercando di combattere la mafia attraverso una combinazione di leggi più severe e di maggiore cooperazione internazionale. Tuttavia, la lotta contro l’organizzazione criminale rimane difficile e richiede un impegno continuo da parte delle autorità e della società civile.

Storia delle stragi di mafia in Sicilia

La storia delle stragi di mafia in Sicilia è lunga e dolorosa. Negli anni ’80 e ’90, Cosa Nostra, la mafia siciliana, ha seminato il terrore nella regione, uccidendo decine di persone, tra cui politici, giudici e giornalisti.

Uno dei primi attacchi terroristici della mafia avvenne il 27 giugno 1980, quando una bomba esplose alla stazione ferroviaria di Bologna, uccidendo 85 persone e ferendone oltre 200. L’attentato venne attribuito alla mafia siciliana e fu il più grave della storia d’Italia.

Ma le stragi di mafia in Sicilia iniziarono molto prima. Negli anni ’70, la mafia aveva già messo in atto numerosi omicidi, ma fu solo negli anni ’80 che iniziò ad utilizzare l’attentato con l’obiettivo di colpire lo Stato. Nel 1982, ad esempio, vennero uccisi il giudice Cesare Terranova e il colonnello dei Carabinieri Giuseppe Russo, entrambi impegnati nella lotta alla mafia.

Negli anni ’90, la situazione peggiorò notevolmente. Ma, la lista delle vittime di mafia in Sicilia è molto più lunga. Tra i politici uccisi si annoverano Pio La Torre, sindaco di Palermo e fondatore del Partito Comunista Siciliano, e Salvo Lima, deputato democristiano e amico di Giulio Andreotti. Anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, fu vittima di un attentato nel 1980, ma riuscì a salvarsi.

Tra i giornalisti uccisi si ricorda Mauro De Mauro, scomparso nel 1970 mentre indagava sulla scomparsa del presidente del Consiglio Aldo Moro. A tutt’oggi, la causa della sua morte rimane un enigma.

Ricordare le stragi di mafia in Sicilia significa non dimenticare le vittime innocenti di una guerra che ha lasciato il segno nella storia del nostro paese. Significa anche continuare a lottare per la giustizia e la legalità, perché solo così si potrà porre fine alla mafia e alla sua azione criminale.

Oggi, la Sicilia è molto cambiata rispetto a quegli anni oscuri, ma la lotta contro la mafia continua.

Conclusioni

La “Giornata della memoria e dell’impegno” è un appuntamento molto sentito dalle famiglie delle vittime, ma coinvolge anche le istituzioni, le scuole, le associazioni e la società civile in generale. In molte città italiane, vengono organizzati momenti di preghiera, incontri pubblici, dibattiti, spettacoli e concerti per ricordare le vittime e per rinnovare l’impegno nella lotta alla mafia.

Il tema della giornata cambia di anno in anno, ma il messaggio resta sempre lo stesso: non dimenticare le vittime della mafia e non arrendersi alla cultura dell’omertà e della paura.

Le organizzazioni criminali italiane hanno causato troppo dolore e troppi lutti nella nostra società, e per questo è importante continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli della criminalità e sulla necessità di contrastarla con ogni mezzo legale e morale.

Inoltre, la giornata vuole anche essere un momento di celebrazione delle persone che hanno lottato contro la mafia, spesso a rischio della loro vita. Sono tante le storie di uomini e donne che si sono opposti alla criminalità, a volte pagando un prezzo altissimo. La “Giornata della memoria e dell’impegno” vuole anche essere un tributo a queste persone, che hanno dimostrato coraggio e determinazione.

Francesca Beato

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Francesca Beato
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