ITALIA – Oggi, 18 febbraio, si celebra la giornata mondiale della sindrome di Asperger, una condizione che, a partire dal 2013, non è più riconosciuta come diagnosi distinta, ma rientra nei disturbi dello spettro autistico (ASD).
Questa decisione ha sollevato un ampio dibattito sia nella comunità scientifica che tra le persone coinvolte, poiché la sindrome di Asperger ha avuto una storia breve ma intensa, caratterizzata da molteplici interpretazioni e da una costante evoluzione della sua percezione.
Il nome della sindrome deriva dal medico austriaco Hans Asperger, che nel 1944 descrisse un gruppo di bambini con difficoltà nell’interazione sociale, interessi ristretti e uno stile comunicativo peculiare.
Tuttavia, i suoi studi rimasero a lungo nell’ombra fino a quando la psichiatra britannica Lorna Wing li riportò all’attenzione nel 1981, coniando il termine “sindrome di Asperger“.
Nel 1994, questa condizione venne ufficialmente inserita nel DSM–IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) come una forma di disturbo pervasivo dello sviluppo, distinguendola dall’autismo classico per l’assenza di compromissione del linguaggio e della capacità cognitiva.
Fin dall’inizio, però, la sua definizione ha suscitato controversie, portando nel 2013 alla sua eliminazione dal DSM–5 e alla sua riclassificazione all’interno dei disturbi dello spettro autistico. Anche l’OMS ha adottato questa visione, aggiornando l’ICD–11 nel 2022.
Sebbene oggi non sia più considerata una diagnosi distinta, le persone precedentemente identificate con la sindrome di Asperger presentano caratteristiche specifiche che le differenziano all’interno dello spettro autistico:
Le persone nello spettro autistico spesso si sentono “estranee” in un mondo che segue dinamiche sociali complesse e non sempre intuitive.
Possono non comprendere il linguaggio non verbale, interpretare le parole in modo letterale e avere difficoltà a decifrare emozioni e intenzioni altrui.
Questo le porta a sviluppare strategie compensatorie, cercando di “mascherare” il proprio modo di essere per adattarsi, con un notevole dispendio di energie.
Il sovraccarico sensoriale può portare a due reazioni estreme:
Queste difficoltà si manifestano spesso fin dall’infanzia, rendendo l’ambiente scolastico una sfida complessa, in cui devono affrontare non solo il carico didattico, ma anche le regole sociali e le stimolazioni sensoriali.
Spesso le persone con sindrome di Asperger vengono erroneamente descritte come prive di empatia. In realtà, il problema non risiede nella capacità di provare emozioni, ma nella difficoltà di decodificare quelle altrui.
Non comprendendo immediatamente i segnali sociali impliciti, possono risultare diretti o poco conformi alle aspettative comuni, il che può portare a fraintendimenti nelle relazioni personali.
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