Giornata Mondiale della Felicità: perché i giovani sono meno felici degli anziani

Giornata Mondiale della Felicità: perché i giovani sono meno felici degli anziani

ITALIA – Oggi, 20 marzo, si celebra la Giornata Mondiale della Felicità, un’occasione per riconoscere l’importanza del benessere e della connessione sociale.

Tuttavia, i dati mostrano che in Italia i giovani non sono la generazione più felice: tra crisi economica, instabilità lavorativa e isolamento sociale, la felicità sembra allontanarsi dalle nuove generazioni.

Gli anziani più felici dei giovani: i dati parlano chiaro

Secondo il Rapporto ONU sulla felicità, l’Italia è scesa al 41° posto, con un crollo di 8 posizioni rispetto all’anno precedente. A sorprendere è il fatto che gli anziani risultano più felici dei giovani.

Studi indicano che la felicità segue una curva a U: cala nella mezza età ma torna a crescere nella terza età.

Crisi economica: il peso sulle nuove generazioni

Uno dei motivi principali della minore felicità dei giovani è la precarietà economica.

Mentre gli over 65 godono di una maggiore stabilità finanziaria, i redditi degli under 40 sono ancora inferiori del 20% rispetto al 2006.

Il ruolo della pandemia e dei social media

L’isolamento e l’uso eccessivo della tecnologia hanno amplificato il disagio.

Il 24% della Generazione Z dichiara di aver sofferto di depressione, e oltre il 30% manifesta segnali di isolamento.

La felicità oggi non passa solo dalla sicurezza economica, ma anche dalla connessione umana.

La parola ai giovani

Ai nostri microfoni, in esclusiva, sono intervenuti alcuni ragazzi che hanno voluto condividere il loro pensiero sulla felicità.

“Per me la felicità – scrive Giada – non è qualcosa di concreto. Provare felicità significa allontanare ogni forma di sofferenza o dolore, scacciare via ogni problema che ci tormenta nella vita di tutti i giorni e quindi provare esclusivamente emozioni positive, quali l’entusiasmo, la serenità…

La felicità può essere portata da tante cose come dalla vicinanza ad un amico a cui si vuole particolarmente bene, dal tempo trascorso con la propria famiglia, da una canzone, da un film, da una poesia e da tantissime altre cose. Personalmente sono convinta che nella società di oggi si vada troppo veloce per poter apprezzare le cose che ci possono aiutare a provare felicità e che quindi ci permettono di discostarci anche per un solo attimo dalla vita di tutti i giorni.

La felicità va vissuta fino in fondo perché non è una cosa perpetua, e se va via non saremo sicuri di quando ritornerà, quindi è una cosa che va afferrata con tutte le proprie forze”.

“La felicità, un sentimento spontaneo – dice Carol – che nasce in tante piccole sfumature come le persone, i posti e i ricordi ma soprattutto i momenti.
Non è una sola cosa ma tante che portano serenità nelle persone, a volte sembra quasi impossibile avercela sempre come compagna di viaggio ma quando meno te l’aspetti arriva e migliora l’umore ma anche la persona stessa”.

Le dichiarazioni di altri ragazzi

“Per me la felicità – dichiara Patroclo –  è la vita stessa, la consapevolezza che in me brucia qualcosa e mi induce a sognare, tentare e lottare per coloro che in questo momento magari potrebbero non esserlo più, per coloro che non vorrebbero esserlo più, la felicità la riesco a vedere negli occhi di uno sconosciuto e nelle parole di un libro, ecco cos’è la felicità per me”.

“Il termine felicità – scrive Daniela – deriva dal latino “fe” che significa abbondanza, ricchezza. In effetti la felicità è uno stato emotivo, una sensazione di soddisfazione e di benessere. Io, che sono in una delle fasi di vita più critiche e complesse della vita, l’adolescenza, se penso ad uno stato di benessere duraturo, affermo che per essere felice sicuramente devo accettare tutto di me e stare bene con me stessa e riuscire a portare a termine tutti i progetti che mi prefiggo. Ovviamente non parlo della soddisfazione di un’interrogazione andata bene.

Quello sì, è un premio, che meriti come gratificazione personale ad un impegno preso, lo studio. Ma è qualcosa di momentaneo, che dura poco nel tempo. Uno stato soggettivo transitorio non legato alla vita reale. La felicità, invece, penso sia quello stato di benessere costante, che ti porti dentro, che ti fa sorridere, che ti fa affrontare le giornate con più tranquillità e anche in maniera più disponibile nei confronti degli altri. Per me felicità significa stare bene. Per me felicità è la certezza di avere due genitori che mi proteggono e che ci sono sempre per me. Per me felicità è avere una sorella che “disturba” ma che mi vuole un mondo di bene, una nipotina meravigliosa che mi sorride sempre quando mi vede.

Per me felicità è lo scambio che ho con gli amici, le compagne e gli insegnanti. Inoltre sono felice perché guardandomi intorno penso che io rientro nella categoria di persone che devono essere strafelici per quello che hanno perché nulla è dovuto: come non avere patologie, riuscire a camminare, a saltare, essere intelligente, insomma non avere problemi seri. Penso però che ognuno di noi ha i suoi principi e la sua scala di valori per cui ciò che rende felice me magari per qualcun altro ha un’importanza diversa.

In questo caso però ogni persona se è consapevole del significato etico delle proprie azioni, potrà sentirsi profondamente soddisfatta e contenta. Ma si può essere felici anche grazie agli altri. Quando si riceve un qualcosa, da un amico per esempio, o mi capita pure di essere felice quando ad una persona a cui tengo accade qualcosa di bello. Alla fine, ritengo che tutti dovremmo tendere a raggiungere questo stato emotivo positivo nel modo che ci sembra più opportuno e che meglio si adatta alla nostra personalità”.