Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate: perché si celebra il 4 novembre e cosa ricorda?

Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate: perché si celebra il 4 novembre e cosa ricorda?

Il 4 novembre si celebra la vittoria dell’Italia, nonché la fine della Prima Guerra Mondiale, ricordata da tutti come la “Grande Guerra”. La stessa giornata del 1922, in onore dei soldati caduti in guerra, ebbe luogo la tumulazione del “Milite Ignoto” e con Regio Decreto n.1354 del 23 ottobre di quell’anno, il 4 novembre fu dichiarata Festa Nazionale.

Infatti, viene riconosciuta come la giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, in ricordo dell’armistizio firmato nel 1918 a Villa Giusti in cui l’Impero Austro-Ungarico si arrese all’Italia. Proprio con il successivo trattato di Saint-Germain-en-Laye del 1919 il Bel Paese ultimò l’unità nazionale con l’annessione di Trento e Trieste.

Il “Bollettino della Vittoria”

Il generale Armando Diaz tramite il “Bollettino della Vittoria” comunicò l’evento. Il testo integrale è il seguente:

Comando Supremo, 4 novembre 1918, ore 12; Bollettino di guerra n. 1268

La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta. La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatré divisioni austroungariche, è finita.

La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d’Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l’irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente. Nella pianura, S.A.R. il Duca d’Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute.

L’Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subìto perdite gravissime nell’accanita resistenza dei primi giorni e nell’inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza“.

Fu una vittoria, però, “effimera” o “mutilata“, come la definiva Gabriele D’Annunzio, dato che i territori promessi poi non vennero mai effettivamente dati all’Italia. La festività, comunque, istituita nel 1919 e durata fino al 1976, ha attraversato diversi periodi storici importanti prima, durante e dopo il fascismo. Dopo tale momento, dal 1977, si festeggiò la giornata la prima domenica di novembre, ripristinata poi successivamente sebbene perse la sua originaria importanza e attenzione politica (infatti, oggi, non è più Festa Nazionale, non è rosso sul calendario).

Attenzione, però, a non confondere il 4 novembre con l’anniversario dell’Unità d’Italia, che cade il 17 marzo e che celebra la nascita ufficiale dello Stato Italiano, dopo la proclamazione del Regno d’Italia del 17 marzo 1861.

Onore alle Forze Armate

Lo scopo delle celebrazioni del 4 novembre è, in primis, mantenere vivo il ricordo di coloro che – anche molto giovani – hanno sacrificato tutto (vita inclusa) per la Patria e il dovere: valori che hanno accompagnato, accompagnano e accompagneranno sempre i militari di allora, di oggi e di domani. Onore a loro, quindi, insieme ad una sorta di ringraziamento per ciò che è stato fatto.

La stessa Costituzione Italiana, all’art. 52, sancisce il sacro legame tra l’Italia e le Forze Armate: “La difesa della patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti politici. L’ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica“.

Il 4 novembre come monito per il futuro

Da qui, l’estremo valore della festa del 4 novembre che diventa anche un “monito” per il futuro, per avere sempre in mente l’assurdità della guerra e la necessità della pace. Una grande vittoria e l’impegno di milioni di soldati affinché si ponesse fine alle atrocità che si stavano svolgendo sotto gli occhi di tutti durante la Prima Guerra Mondiale, per giungere ad una conclusione rapida e dignitosa. Valore, sacrificio e coraggio occorre che vengano considerati come valori universali (condivisi da tutti), che devono unire più che dividere.

Ma non è tutto. Scavando più a fondo, sulla stessa scia di tali nobili concetti, ricordiamo che sempre il 4 novembre di qualche anno dopo (1946) entrò in vigore la Costituzione dell’Unesco, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, il cui scopo è quello di promuovere la pace tra le nazioni. Il preambolo dell’Atto Costitutivo, in ossequio all’obiettivo generale, recita: “Poiché le guerre hanno origine nella mente degli uomini, è nello spirito degli uomini che si debbono innalzare le difese della pace“.