Sabato primo aprile, all’età di 55 anni, si è spenta la scrittrice Ada d’Adamo, firma di numerosi saggi sulla danza e sul teatro del Novecento. Nata a Ortona nel 1967, è stata adottata dalla capitale dove si è diplomata all’Accademia Nazionale di Danza e ha poi conseguito la laurea in lettere alla Sapienza. Nella stessa Università ha collaborato con il Dipartimento di Musica e Spettacolo prima di traslocare all’Accademia di Belle Arti di Macerata e successivamente, all’Università Ca’ Foscari di Venezia, al DAMS di Bologna, all’Accademia Nazionale di Danza.
Un cancro metastatico al seno l’ha rubata alla famiglia, da un giorno all’altro devastata da una cascata di neve nera che ha sommerso le ali già ferite della figlia, nata con una grave malformazione cerebrale che l’ha resa disabile al 100%.
“Come d’aria” è il primo romanzo di Ada d’Adamo, pubblicato dalla casa editrice Elliot ed
entrato nella dozzina del Premio Strega due giorni prima della sua morte. Un memoir lasciato in eredità ai figli della sua arte, adesso tutti insieme logorati dal dolore per una così prematura scomparsa.
Lo scritto ha commosso il lettore che mai avrebbe immaginato, dopo aver stillato emozioni su quel letto di carta, di leggere dello tsunami abbattutosi nel santuario dell’amore.
Madre e figlia unite da un cordone ombelicale tagliato per dare vita alla morte. Ada e quel giovane futuro nel giardino della Verità, con in mano un biglietto e una data in anticipo all’appuntamento straziante.
La piccola Daria è una bambina nata con un fardello troppo pesante per una culla dai colori pastello, la magia di un arcobaleno atteso per nove lunghi mesi si capovolge in una tempesta foriera di altra tempesta.
Daria non vede, non parla, non cammina. Durante la gravidanza monitorata con analisi, ecografie, ogni strumento di prevenzione eseguito per accertare il regolare andamento della gestazione, nessun medico riscontra la grave anomalia del feto affetto da oloprosencefalia, una malformazione congenita del cervello.
Daria nata con una gravissima patologia che che interessa circa 1 nato vivo ogni 10.000 in tutto il mondo, Daria bisognosa di cure come la madre, Ada, da un giorno all’altro guerriera di una, cento, mille battaglie parallele a quelle della figlia.
La disabilità scrive sul foglio bianco dello sguardo una disperazione silenziosa. Barriere di ogni tipo si avvicendano come mostri dagli artigli rabbiosi sul destino che ha trascinato il cuore in miseria.
Ada d’Adamo scrive per sua figlia, per quella parte di sè bandita dalla definizione “normale”.
“Sei Daria, sarai D’aria. L’apostrofo ti trasforma in sostanza lieve e impalpabile. Nel tuo nome un destino che non ti fa creatura terrena, perché mai hai conosciuto la forza di gravità che ti chiama alla terra. Gravità, che ogni nato conosce non appena viene al mondo. Gravità che il danzatore trasforma in arte quando dalla terra spicca il volo e quando alla terra torna, per cadere e di nuovo rialzarsi”.
“Come d’aria” è una lunga lettera che una ragazza orfana di madre non potrà mai leggere, ma un simbolico testamento morale servirà a scuotere le coscienze sulle barriere architettoniche e non solo del disabile – soldato di una guerra con la sua carta d’identità.
Daria e il padre Alfredo, prima compagno poi marito di Ada, faro di una famiglia iscritta nel registro delle ali strappate alla meraviglia dell’amore. Ada racconta la sua storia consapevole di compiere un garbato attacco alla morsa crudele del male. Lei non grida contro il nemico, la sua natura è umana, la sua vocazione è proteggere, questa è la sua lezione al cancro. Quanto può un granello di saggezza di fronte a una distesa di velenosa sabbia…
Ada cura e si cura, madre di Daria e figlia di se stessa entra nel tunnel delle due malattie inguaribili al pari della terza, contagiosa ma già attiva dal primo giorno in culla : si chiama VITA, sebbene il rischio del contagio sia molto alto, nell’ora delle dimissioni il certificato ne attesta l’immunità acquisita.
La malattia di Ada d’Adamo ha dichiarato guerra al suo corpo provvisto della strumentazione per restare nel mondo. Il male ha vinto dopo aver staccato, uno dopo l’altro, i fili della connessione materiale, ma Ada continuerà a prendersi cura della figlia perché madre per amore divenuta eterea dalla connessione celeste, brilla di luce liberata dal male.
Appresa la notizia della morte di questa giovane donna colpita due volte da una sorte impazzita, l’Italia intera si è inginocchiata innanzi alle maligne sfumature del lutto.Vogliamo immaginare “Come d’aria” una lacrima cui è stato ordinato di fermarsi a metà del volto, nel tempo della scrittura ogni ora chiedeva urgenza per pronunciare il GRAZIE alla VITA nonostante la finestra aperta sul vicolo cieco. Una storia dalle piaghe oltre l’umano patire ha messo a soqquadro le nostre fragilità riunite in preghiera.