ITALIA – Lotta contro le dittature, opposizione agli estremismi e libertà sono le tematiche al centro di “Bella Ciao“, uno dei canti popolari del Bel Paese, simbolo della Resistenza italiana.
Si tratta di un vero e proprio inno che ricorda – tra le altre cose – anche l’importanza che riveste il 25 aprile. Scendiamo più a fondo e vediamo l’origine, la spiegazione e, infine, il testo.
Origine di “Bella Ciao”
Diciamo, per prima cosa, che “Bella Ciao” ha un’origine incerta. C’è chi la fa risalire al ‘500 francese, chi la associa ai canti di lavoro delle mondine padane e, infine, alcuni intravedono anche influenze Yiddish.
Quel che forse è meno noto è che il canto popolare non era diffuso negli ambienti partigiani della Seconda Guerra Mondiale, ma successivamente è stato elevato a “inno della Resistenza“. Come mai? Perché ha iniziato a diventare noto circa 20 anni dopo la fine del conflitto bellico?
Contrariamente a quanto la maggior parte crede “Bella ciao” non sarebbe mai appartenuta davvero alle formazioni partigiane. La diffusione risale agli anni ’50 in cui veniva cantata in occasione dei Festival mondiali della gioventù democratica, intonata dai delegati italiani e poi tradotta da quelli stranieri. Divenne, poi, popolare negli anni ’60, soprattutto durante le manifestazioni operaie e studentesche del ’68.
Nei decenni si è staccata dal significato di Resistenza contro il nazifascismo per abbracciare l’idea di Resistenza come guerra di classe contro ogni tipo di prevaricazione o abuso di potere, oltre che lotta contro la violazione dei diritti.
Un canto partigiano… internazionale
Non era semplice trovare un testo che racchiudesse in sé concetti basilari ed essenziali come l’importanza della libertà, il ripudio di ogni guerra e dittatura, senza però inserire riferimenti politici oppure religiosi. Ideali comuni nella lotta contro “l’invasor“.
Ma non è tutto. “Bella Ciao” ha avuto anche un significato storico-sociale a livello internazionale. In particolare, anche in Paesi diversi dall’Italia, quelle note sono state intonate in diversi contesti.
Nel dettaglio, ricordiamo che nel 2013 alcuni manifestanti contro il premier turco Erdoğan la cantarono a Istanbul; anche nel 2015 è diventata “sottofondo musicale” in occasione delle commemorazioni delle vittime del giornale satirico francese Cahrlie Hebdo e durante il funerale di uno dei suoi vignettisti. Infine, è anche l’inno dei Fridays for future.
“Bella Ciao”: testo completo
Come accennato, il canto partigiano non è assolutamente da etichettare come di sinistra o comunista. Vi riportiamo il testo integrale di “Bella Ciao”, nella versione più nota e assolutamente più cantata per comprendere a pieno il significato e la sua portata globale:
Una mattina mi son svegliato,
oh bella, ciao! Bella, ciao! Bella, ciao, ciao, ciao!
Una mattina mi son svegliato
e ho trovato l’invasor.
O partigiano, portami via,
o bella, ciao! Bella, ciao! Bella, ciao, ciao, ciao!
O partigiano, portami via,
ché mi sento di morir.
E se io muoio da partigiano,
o bella, ciao! Bella, ciao! Bella, ciao, ciao, ciao!
E se io muoio da partigiano,
tu mi devi seppellir.
E seppellire lassù in montagna,
o bella, ciao! Bella, ciao! Bella, ciao, ciao, ciao!
E seppellire lassù in montagna
sotto l’ombra di un bel fior.
E le genti che passeranno
o bella, ciao! Bella, ciao! Bella, ciao, ciao, ciao!
E le genti che passeranno
Ti diranno “Che bel fior!”.
“È questo il fiore del partigiano”,
o bella, ciao! Bella, ciao! Bella, ciao, ciao, ciao!
“È questo il fiore del partigiano
morto per la libertà!”.