Un biglietto ingiallito dal tempo dipinge una promessa: “Avrò cura di te“. È questo il titolo del romanzo di Massimo Gramellini e Chiara Gamberale, due penne, due vette tra le firme di qualità della scrittura italiana. Due personaggi e due autori impegnano quattro mani in un canto poetico come fosse la colonna sonora di un film. Quale brano può essere indicato fratello del romanzo se non “La cura” di Franco Battiato? La lezione del Maestro è stata elaborata da molti alunni in ascolto del dogma esistenziale: “Avrò cura di te“, un comandamento morale firma le azioni compiute sotto il tribunale divino, a Lui il perdono, a Lui la sanzione.
Gioconda è una giovane insegnante a colloquio con il suo Angelo Custode, Filèmone. Accertarsi della presenza di due ali è cosa assai superflua, solo un paterno ascolto è necessario alla protetta di un’essenza celeste. Gioconda è una donna in piena crisi matrimoniale con Leonardo (eh si, spesso a Cupido piace mettere in coppia nomi gemellati con un museo) un insegnante tranquillo privo del più innocuo eccesso. Allora la crisi perché?
È così difficile tenersi in allenamento per un salto in alto oltre gli ostacoli di una vita a due? I tempi della competizione sono cronometrati dalla pazienza, giudice di gara rigoroso nella misurazione. Gioconda si affida alla corrispondenza con Filèmone attraverso lo scambio di biglietti mediatori di un arduo percorso verso una nuova alba di pace. L’elenco dei sentimenti viene distillato goccia dopo goccia, l’amore, la rabbia, il rancore sono esaminati attraverso una lente d’ingrandimento in dote all’anima da curare. La voce scritta di Filèmone accarezza le spine del roseto minacciato dal vento contrario. Rassicurante come la mano di una madre, l’Angelo Custode ascolta, dissente, legifera da esperto avvocato la norma morale su misura allo spirito di Gioconda.
La figura di Filèmone incensa le pagine ponendo l’accento sulla religiosità, a volte latente per disincanto alla Verità della vita. Ciascuno di noi si affida al suo credo e di quel credo ne fa un comandamento privato, Gioconda si affida distratta al gioco dell’Angelo, ma sceglie l’avventura sulla giostra di quella strana corrispondenza, perché assai amaro è il caffè offerto dalla solitudine. E così scrive. Filèmone risponde. Da insegnante ad alunna Gioconda consegna il compito elaborato durante le tempeste della sua vita, quanti errori, quanti peccati di omissione, figli di scelte avventate.
“Avrò cura di te” nel sonno e nella veglia, un matrimonio senza altare, una promessa più preziosa di un cerchietto d’oro. Ogni biglietto conferma il potere della parola. “Immagina di avere un’antenna invisibile che ti connette con tutto l’amore e il dolore dell’Universo. L’antenna é una sola e capta entrambi i segnali . Puoi decidere di staccarla, ma allora non sentirai più nulla :né sofferenza né gioia. Oppure puoi tenerla accesa. É questa la scelta di coraggio che ogni essere umano é chiamato a compiere nel corso della vita :aprirsi all’amore ,a costo di provare il dolore”
A lezione d’amore ogni professore abbandona il rigore della cattedra per un’emozione libera dalle catene attorno all’uniforme del dovere e ammaestrate a diventare sbarre di una prigione. Gioconda e Leonardo perdono la mappa della promessa, la bussola che riporta a casa, cadono insieme, si rialzano separatamente. Due superstiti su due zattere affondate dall’orgoglio. “Amarsi è l’opera d’arte di due architetti dilettanti di nome Io che, sbagliando e correggendosi a vicenda, imparano a realizzare un progetto che prima non esisteva. Noi.”
L’esperienza della meditazione obbliga il dolore a traslocare negli angoli più intonsi dell’anima, specchi di cielo azzurro giurano di bonificare le ferite nelle acque vergini, la guerra allo scisma ha una data di scadenza, si chiama Amore. Massimo Gramellini e Chiara Gamberale sono autori di una guida all’amor proprio, elemento indispensabile di una relazione in partenza su due rette parallele non suscettibili di rimanere incastrate nella rete del POI.
“Qui ed ora” è la chiave che apre le porte felici di non dover aspettare la risposta a un punto interrogativo lasciato in sospeso. C’è premura del riposo della coscienza, c’è tanta fretta di lasciarsi sedurre dal miele in soccorso di un pomeriggio amaro, c’è l’adesso che “avrà cura di te“.
Cura di carezza sulla piaga della colpa di credere alla virtù del bene, tacchi bassi e cammino sicuro.
E invece no, ci si abitua alla confusione, la si considera forma di normalità che normalità non è, si diventa preda della pozzanghera dentro cui precipitare a piedi nudi. Negarsi il futuro per un adesso in tempesta coincide con una fruttuosa pesca all’amo dell’angoscia impedita dalla missione dell’Angelo, Luce delle tenebre mentali.
La struttura epistolare del saggio concentra la bellezza di un rapporto esclusivo tra Gioconda e il suo Angelo, lei ancora figlia di madre terra, lui già cittadino del cielo. La saggezza incisa nella corrispondenza sarà un cammino spirituale la cui lettura aiuterà a raggiungere la dimora della Verità.
La Protetta e il suo Custode rappresentano la sterile metà di uno se abbandonati a se stessi, poi la simbiosi trasforma l’errare vano nel raduno di un coro a due. Ecco che il potere catartico della scrittura corre a smuovere l’alga della parola grezza sollevata da due cultori abili a renderla fine corallo.
“Il tuo solito problema con il vuoto, anima mia. La solitudine ti sgomenta e hai bisogno di riempirla con qualcuno: non importa chi e non importa come. Per te un’esperienza esiste soltanto se hai la possibilità di comunicarla immediatamente ad un altro essere umano. Detta così, sembra una cosa bella. E lo è, a patto che non si trasformi nell’unica opzione disponibile. Si completa con gli altri solo chi sa bastare a se stesso”.
Tra mente e ragione il vincitore siede sul podio nutrito con la stima di sé chiamata a colmare il vuoto interno. Mai da sola bussa la pace alla porta delle nostre radici, che sia un Angelo, che sia un bagliore di luna, il conforto di un faro è necessario. Di paura vive chi non ha mai frequentato le lezioni di coraggio di Maestra Speranza, alla scuola del giovane futuro una sola pagina insegna, ma che sia di un libro aperto al sogno.
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