PALERMO – Sono trascorsi 30 anni dalla Strage di Capaci, avvenuta il 23 maggio 1992 alle ore 17,58. Ricordare e celebrare la giornata serve a non dimenticare e a non mettere a tacere le coscienze.
È stato un attentato di stampo terroristico–mafioso compiuto da Cosa Nostra nelle vicinanze di Capaci. Gli autori fecero esplodere un tratto dell’autostrada A29 mentre transitavano sopra le auto che trasportavano il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Rocco Dicillo, Antonino Montinaro e Vito Schifani che hanno tutti perso la vita. Nell’attentato rimasero ferite 23 persone quando mezza tonnellata di tritolo è stata fatta scoppiare prima dell’ultima curva dello svincolo di Palermo. È l’evidenza che la criminalità organizzata non colpisce soltanto le vittime dirette ma tutte le persone attorno, tutta la società.
“La mafia non è affatto invincibile, è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno grave e che si può vincere non pretendendo l‘eroismo di cittadini inermi, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni“, con queste parole vogliamo ricordare il giudice.
Tra le indagini che sono state eseguite durante gli anni possiamo ricordare quelle che hanno interessato Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri sotto le sigle “Alfa” e “Beta” per concorso in strage. Tali indagini sono state effettuate per verificare se si trattassero dei cosiddetti “mandanti occulti” o “a volto coperto” e sono partite per via delle dichiarazioni di Salvatore Cancemi, i verbali relativi ai rapporti con Vittorio Mangano, le dichiarazioni successive di Tullio Cannella e Gioacchino La Barbera, le dichiarazioni di Gioacchino Pennino e Angelo Siino e gli esiti delle indagini della DIA e del Gruppo “Falcone–Borsellino“.
Nel 2002 l’inchiesta su “Alfa” e “Beta” è stata archiviata dal giudice per le indagini preliminari di Caltanissetta a causa di prove insufficienti, dichiarazioni dei pentiti senza riscontro e nessun elemento tale da poter sostenere l’accusa in un processo.
Tutte le altre indagini per verificare “mandanti occulti” sono state definitivamente archiviate nel 2013, in quanto durante le indagini non sono stati trovati ulteriori risultati investigativi.
Giovanni Falcone è stato una delle personalità più importanti e prestigiose nella lotta alla mafia italiana e a livello internazionale, insieme ai suoi colleghi e amici Paolo Borsellino, Rocco Chinnici e Antonino Caponnetto.
La voglia del giudice di combattere la corruzione e la mafia lo hanno condannato sull’asfalto rovente insieme a chi lo ha supportato nella sua battaglia.
Falcone è stata una personalità troppo audace per un paese in cui si sopravvive per convenienze e ricatti.
Foto di repertorio