Radicalizzazione minorile: anche in Sicilia perquisizioni su giovani coinvolti in estremismo violento

Radicalizzazione minorile: anche in Sicilia perquisizioni su giovani coinvolti in estremismo violento

ROMA – La Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, ha eseguito 22 perquisizioni su tutto il territorio nazionale nei confronti di giovani tra i 13 e i 17 anni, emersi in contesti di radicalizzazione e devianza minorile legati ad ambienti suprematisti, accelerazionisti, antagonisti e jihadisti. Le operazioni, disposte dalle Procure della Repubblica presso i Tribunali per i Minorenni competenti per territorio, rappresentano l’esito di un’articolata attività di prevenzione e intelligence condivisa anche in sede di Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo (CASA).

Radicalizzazione minorile anche in Sicilia: l’allarme delle istituzioni

L’azione repressiva si inserisce in un quadro allarmante: le indagini hanno infatti evidenziato un aumento del coinvolgimento dei minori in contesti di terrorismo e devianza eversiva, con una sempre maggiore incidenza dell’ambiente digitale – soprattutto social network e piattaforme di messaggistica – nella diffusione di contenuti estremisti, nell’indottrinamento e nel proselitismo.

Secondo la Polizia, il tempo medio di radicalizzazione si è ridotto drasticamente: da circa 16 mesi nel 2002 a poche settimane oggi, richiedendo interventi immediati per evitare il passaggio dall’indottrinamento all’azione violenta. Proprio per questo, le operazioni odierne hanno avuto anche finalità di “disruption” per arginare possibili piani concreti di attacco.

I casi accertati

Le perquisizioni hanno interessato numerose province italiane, tra cui Cagliari, Oristano, Messina, Padova, Bergamo, Milano, Arezzo, Livorno, Ravenna, Catanzaro, Taranto, Torino e Bologna, coinvolgendo minori che avevano:

  • pubblicato contenuti suprematisti, neonazisti e antisemiti;
  • partecipato ad attività di propaganda fascista;
  • condiviso materiale jihadista su gruppi Telegram e WhatsApp;
  • realizzato o detenevano ordigni artigianali o armi da fuoco (anche stampate in 3D);
  • promosso atti di odio razziale, confessionale o contro l’ideologia antifascista.

Nel caso di Livorno, due giovanissimi sono accusati di aver fabbricato ed esploso un ordigno all’esterno di una scuola. A Ravenna, un 17enne ha effettuato centinaia di connessioni a siti jihadisti. In Calabria, un altro minore è risultato attivo in un gruppo estremista già coinvolto in indagini antiterrorismo.

Materiale sequestrato

Durante le perquisizioni sono stati sequestrati numerosi dispositivi elettronici che contenevano:

  • chat di gruppo con contenuti violenti e razzisti;
  • immagini di guerriglieri e armi da fuoco;
  • manuali di guerra, istruzioni per la costruzione di ordigni, uniformi militari e bandiere naziste;
  • riproduzioni di armi prive di tappo rosso, giacche militari da combattimento, e materiale per soft-air con simbologia delle SS.

A Portoferraio, sono stati rinvenuti componenti per molotov e un bilancino per la polvere da sparo.

Il web come terreno di radicalizzazione

Secondo l’analisi investigativa, l’ambiente virtuale è oggi il principale vettore di radicalizzazione. I giovani, spesso isolati e vulnerabili, trovano nei social network e nelle piattaforme di gaming uno spazio di identificazione alternativa, dove l’esaltazione della violenza e l’odio ideologico diventano strumenti di affermazione.

Preoccupano anche i fenomeni di ibridazione ideologica, come il cosiddetto “White Jihad”, ovvero la commistione tra suprematismo bianco ed estremismo islamico, che rappresenta un trend emergente tra i minori.

Il ruolo dell’Italia in Europa

L’Italia, tramite la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, ha proposto alla Commissione Europea di inserire la radicalizzazione online dei giovani tra le priorità dell’Agenda Europea Antiterrorismo, sollecitando interventi comuni a livello Ue per regolamentare i contenuti su internet e avviare un dialogo con i provider.

Dati allarmanti

Dal 2023 a oggi, in Italia:

  • 12 minori sono stati sottoposti a misura cautelare/precautelare;
  • 107 sono stati oggetto di approfondimenti investigativi;
  • La maggior parte dei soggetti mostrava disturbi relazionali, isolamento sociale, vulnerabilità psicologica, uniti a un’elevata competenza digitale e propensione all’uso della violenza.

Le operazioni condotte confermano un trend in crescita della radicalizzazione minorile in Italia, con soggetti sempre più giovani coinvolti in ambienti estremisti e violenti. La Polizia ribadisce la necessità di prevenzione precoce, monitoraggio digitale, supporto psicosociale e collaborazione istituzionale, per arginare un fenomeno che rappresenta una minaccia concreta e in rapida evoluzione.

Le immagini video