Le città si riempiono di famiglie e amici che festeggiano la Pasquetta con picnic, grigliate e risate. Le strade, i parchi, i giardini sono pieni di vita, di persone che cercano di godere di un giorno di libertà e spensieratezza.
È paradossale però come la quotidianità che oggi viviamo tutti, un tempo era miraggio di un qualcosa irraggiungibile, tra sirene che sanguinavano le orecchie e case distrutte. Torniamo infatti indietro alla Pasquetta del 1943, quando in piena guerra si consumarono morti proprio durante il lunedì dell’Angelo.
Era il 26 aprile del 1943. L’obiettivo era l’aeroporto militare Corrado Baccarini di Grosseto, ma le bombe non colpirono solo quello. I cieli si squarciarono sopra la città, e il centro venne devastato. Circa 143 persone persero la vita in quell’attacco, molte di loro bambini, che in quel momento si trovavano al luna park fuori Porta Vecchia, ignari del pericolo che li stava per colpire. Fu un attacco feroce e insensato, soprannominato dagli alleati “Operazione uovo di Pasqua”. Un ossimoro tra vita, morte, miracolo, dannazione.
Stessa data, posti diversi, stessa tragedia. Una bomba sganciata dal cielo stroncò la vita di 35 civili a Trani, in Puglia. Tra le vittime c’erano anche i genitori di Mina Sonatore, che all’epoca era una bambina. Mina, miracolosamente, sopravvisse. La guerra le rubò i suoi genitori e, come tanti altri, la sua infanzia. Per anni, la tragedia fu dimenticata, messa da parte nella memoria collettiva.
Ma recentemente, l’80º anniversario dell’evento ha portato con sé una commemorazione, una lapide in piazza Teatro per ricordare quelle 35 vite spezzate. Per Mina, quel 26 aprile fu l’ultimo giorno di una Pasquetta che mai avrebbe immaginato.
Pochi giorni prima, il 18 aprile, Palermo subì un bombardamento che segnò profondamente la città. Una bomba esplose nel rifugio antiaereo sotto piazza Sett’Angeli, e le autorità parlano di una trentina di vittime, ma si stima che il numero fosse ben più alto. Il rifugio, che avrebbe dovuto proteggere le persone dai bombardamenti, divenne la loro tomba.
Tra le macerie rimasero sepolti molti corpi, e ancora oggi la tragedia di quel giorno è un capitolo oscuro della storia palermitana, per anni dimenticato, come tante altre storie di guerra.
Oggi ci ritroveremo tra amici, foto, grigliate e sorrisi. Ma mentre qui si accende una griglia, altrove si accende una miccia. Mentre qualcuno stappa un vino, qualcun altro scappa sotto i bombardamenti. Mentre noi festeggiamo, c’è chi muore.
La guerra non è solo un ricordo del passato. È una realtà del presente. È a poche ore d’aereo da qui, e in certi casi anche meno. In Ucraina, a Gaza, in Sudan, in Yemen, in tanti altri luoghi che scorrono distrattamente nei notiziari. Con questo, cari amici, vi invitiamo a vivere la giornata di oggi con la consapevolezza di avere quel “privilegio” chiamato pace. Buone feste.
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