ITALIA – Dal 24 ottobre cambia il paradigma della tutela sanitaria in Italia. L’obesità viene ufficialmente riconosciuta come malattia cronica, progressiva e recidivante: un provvedimento storico che punta su prevenzione, cura e monitoraggio nazionale.
La legge
L’Italia si prepara a una svolta epocale nella lotta contro l’obesità. Con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del 9 ottobre 2025, entra in vigore il 24 ottobre la Legge 3 ottobre 2025, n. 149, recante “Disposizioni per la prevenzione e la cura dell’obesità”.
Si tratta di un provvedimento di straordinaria importanza per il diritto sanitario italiano, che introduce un vero e proprio nuovo paradigma di tutela della salute pubblica, riconoscendo l’obesità non più come una condizione derivante da stili di vita, ma come una patologia cronica a tutti gli effetti.
Il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica
La norma sancisce ufficialmente che l’obesità è una malattia cronica, progressiva e recidivante, inserendola tra le patologie tutelate dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).
Ciò significa che la prevenzione, la diagnosi e la cura dell’obesità entreranno nel perimetro delle prestazioni garantite dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), con l’obiettivo di assicurare un accesso uniforme e gratuito alle cure su tutto il territorio nazionale.
Le dichiarazioni di Francesco Tanasi
A commentare l’approvazione della legge è il prof. Francesco Tanasi, giurista e Segretario Nazionale del Codacons, che ha definito il provvedimento “un passo di civiltà”.
“Con questa legge – dichiara Tanasi – l’Italia compie un passo di civiltà: l’obesità non è più considerata una condizione frutto di scelte individuali, ma una vera e propria patologia che lo Stato ha il dovere di prevenire e curare. È un provvedimento che dà piena attuazione all’articolo 32 della Costituzione, rafforzando il diritto universale alla salute”.
Uno dei pilastri della legge è la creazione, presso il Ministero della Salute, dell’Osservatorio Nazionale per lo Studio dell’Obesità (OSO).
L’organismo avrà il compito di raccogliere dati epidemiologici, analizzare l’impatto sanitario, sociale ed economico dell’obesità, e coordinare le politiche di prevenzione a livello nazionale e regionale.
L’OSO si occuperà inoltre di promuovere campagne di sensibilizzazione e di monitorare l’efficacia dei programmi di intervento, in stretta collaborazione con le strutture sanitarie pubbliche, le scuole e i centri di ricerca.
La legge prevede uno stanziamento complessivo di 700mila euro per il 2025, 800mila per il 2026 e 1,2 milioni di euro annui a partire dal 2027, oltre a 400mila euro all’anno per la formazione del personale sanitario coinvolto nelle attività di prevenzione e trattamento.
Tanasi tuttavia avverte che, senza un’adeguata attuazione, il rischio è che la legge resti lettera morta: “È indispensabile – sottolinea – che le Regioni applichino la normativa in modo uniforme e che il Ministero della Salute definisca tempestivamente le prestazioni comprese nei LEA, così da evitare disuguaglianze territoriali. Gli stanziamenti iniziali sono un primo passo, ma serviranno risorse più consistenti per rendere realmente effettivo il diritto alla cura”.
I dati dell’OMS
Secondo i dati dell’OMS, in Italia oltre il 10% della popolazione adulta e circa il 30% dei bambini in età scolare sono in sovrappeso o obesi.
L’obesità rappresenta una delle principali cause di malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e alcune forme di tumore, con un impatto crescente sulla spesa sanitaria e sulla qualità della vita dei cittadini.
Il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica non è quindi solo una misura sanitaria, ma anche una scelta di equità e di responsabilità sociale, che mira a ridurre lo stigma e a garantire un approccio multidisciplinare alla cura.



