ITALIA – Il tumore al pancreas che da tempo lo tormentava non ha mollato la presa, nonostante gli sforzi fatti e le cure sostenute per gettare via un macigno subdolo: Gianluca Vialli è morto a 58 anni in una clinica di Londra.
Il suo talento, la sua allegria, il divertimento e la gioia che trasmetteva fuori dal campo hanno segnato un’epoca. Ci sono tanti modi per ricordare uno dei calciatori più forti e prolifici della storia italiana, un duetto quello con Mancini che verrà ricordato dai più appassionati come genio e concretezza.
Emozione è la parola giusta per descrivere ciò che ha attraversato Vialli nell’ultimo periodo, allontanatosi per un po’ dai clamori del calcio è ritornato più forte di prima con la Nazionale italiana.
Meraviglioso l’abbraccio con l’amico fraterno Roberto Mancini dopo la vittoria degli Europei contro l’Inghilterra e ancor più emozionante la lotteria dei rigori seguita di spalle con gli occhi rivolti verso il pubblico come per dire: “Siate artefici del vostro destino, in caso di epilogo felice mi unirò alla festa“.
Il suo carattere e il suo coraggio avranno fatto da scudo alle pulsazioni negative emanate dalla malattia. Ha trovato l’escamotage per comprendere il viaggio impetuoso riservatogli con l’aiuto di familiari, amici e tifosi sparsi per tutto il mondo.
Tra 1987 e il 1990, tra i gol alla Svezia che ci riportarono all’Europeo e l’esplosione di Schillaci nelle Notti Magiche, si confermò la vera locomotiva calcistica. Poi lo scudetto del 91, il culmine della Sampd’oro con Mancini gemello del gol; la finale di Coppa Campioni persa con il Barcellona nel 1992, l’addio al presidente Mantovani.
Infine gli anni da “handyman” al Chelsea, giocatore e tecnico: Londra era diventata la sua città, lì si era costruito una bellissima famiglia. Vialli giocatore era ingombrante, scomodo per le difese avversarie… una vera forza della natura.
Fonte foto corriere.it
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