“Ministero dell’Istruzione e del Merito“ è la nuova denominazione del Palazzo della Minerva a Viale Trastevere dove un tempo si chiamava “Ministero dell’Educazione Nazionale”, poi “Ministero della Pubblica Istruzione” e dopo la fusione con l’Università e la Ricerca da anni ha avuto la sigla “MIUR” e da alcuni anni semplicemente “Ministero dell’Istruzione”.
Con il governo presieduto da Giorgia Meloni, prima donna scelta come Capo del Governo Italiano nella 19° legislatura il Ministero dell’Istruzione, guidato dall’on. Giuseppe Valditara, aggiunge una “M”, non per fedeltà alla Meloni, o come afferma qualche mal pensante come richiamo a Mussolini, ma per evidenziare che l’istruzione è orientata alla valorizzazione del merito e dando concretezza alla cultura della meritocrazia che incentiva e premia l’impegno, la serietà, la responsabilità e il lavoro che dà positivi frutti e benefici sociali e culturali.
Il neologismo meritocrazia, coniato dal sociologo britannico Michael Young nel 1958, con valenza dispregiativa, in risposta alla diseguaglianza economica e sociale, mette in evidenza il quoziente intellettivo, l’attitudine al lavoro e descrive il sistema di valori che premia l’eccellenza di un individuo indipendentemente dalla sua provenienza.
Il merito, infatti, si collega alla responsabilità personale e il sistema meritocratico è più giusto e più produttivo degli altri sistemi e tende a superare le discriminazioni fondate su criteri arbitrari.
In linea con l’art. 34 della Costituzione, che riconosce ai “capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, il diritto di raggiungere i gradi più altri degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie e altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”, la nuova denominazione del Ministero esplicita ancor meglio le finalità e gli obiettivi del servizio scolastico nella direzione della qualità.
La tradizionale formula che caratterizzava il merito, m=QI+E si completa non solo con l’Intelligenza e l’Energia, ma anche con la Cultura e l’Esperienza.
Oggi con il termine meritocrazia si fa riferimento alle competenze e Roger Abravanel consulente del ministro dell’Istruzione Gelmini, nel volume “Meritocrazia. Quattro proposte concrete per valorizzare il talento e rendere il nostro paese più ricco e più giusto, (Garzanti 2008) ne ha ribadito la necessità e l’urgenza per la scuola italiana, puntando sulla valorizzazione dei talenti e delle competenze individuali, efficace motore di sviluppo e di crescita sociale.
“Didattica per competenze” è la formula che caratterizza il percorso formativo della scuola di oggi, in continuità e a completamento della “didattica per obiettivi” che per definizione sono “la descrizione delle competenze che lo studente conseguirà al termine del percorso”.
Puntare al traguardo, mettere al centro gli studenti, valorizzare il merito, l’impegno raggiunto e le competenze acquisite, è espressione di un’idea di scuola che non può essere circoscritta secondo le categorie ideologiche o partitiche, ma connota la qualità dell’istruzione, traguardo che la scuola intende perseguire, adoperando al meglio anche le nuove tecnologie e “le infrastrutture culturali” della scuola dell’innovazione come sono state definite dal direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale Giuseppe Pierro, i prodotti esposti alla pima Fiera Didacta in Sicilia.
Scritta e incisa nella carta intestata del Ministero la “M” del Merito, entra a pieno titolo nell’idioma scolastico e coinvolge anche i docenti, i dirigenti e tutti gli operatori della scuola sollecitando il costante impegno ed essere sempre “Migliori” e cooperare come “azionisti” nell’impresa educativa della scuola.
“La meritocrazia è un problema di cultura” e la competizione, la concorrenza nel servizio pubblico statale e paritario è spostata ora verso l’alto.
Come ha scritto Il prof. Riccardo Mercurio, dell’Università di Napoli, “La meritocrazia nasce se c’è la volontà di realizzarla”, e potrà costituire il segno della rivoluzione, e del riscatto delle scuole del Mezzogiorno che non riescono ancora a valorizzare le eccellenze che fanno fortuna altrove.
Una consolidata cultura della competizione e il raffronto fra le risorse utilizzate e i risultati conseguiti costituiscono le fondamenta dei nuovi processi di valutazione basati sull’ottimizzazione del risultato finale e sulla chiarezza nelle scelte.
“Non può più negare”, ha scritto in un commento alla nomina del nuovo Ministro l’Associazione Ancodis, “che il lavoro nella e per la scuola deve avere meritato riconoscimento contrattuale incardinato in un nuovo sviluppo di carriera professionale”.
Siamo sulla buona strada. “Andiamo avanti noi che ci crediamo… gli altri non so”.
Fonte foto provincia.bz.it
Giuseppe Adernò