ITALIA – Ci sono leggi che arrivano tardi, troppo tardi per chi non c’è più, ma che diventano faro di giustizia per chi ancora può essere protetto.
Quella approvata dal Senato all’unanimità, proposta dalla senatrice Giulia Bongiorno, è una di queste: impedirà agli imputati di femminicidio di disporre delle spoglie della propria vittima, scongiurando il rischio che la cremazione cancelli per sempre prove decisive.
I voti favorevoli sono stati 107.
Disegno di legge
Il cuore di questo disegno di legge è semplice e potente: dall’iscrizione nel registro degli indagati fino al passaggio in giudicato della sentenza di assoluzione, chi è sospettato di aver ucciso la propria compagna non potrà scegliere se farla inumare o cremare.
E se riconosciuto colpevole, questo divieto diventerà una pena accessoria. Perché l’orrore non deve potersi consumare due volte.
Quante storie abbiamo letto di donne scomparse, di corpi resi “polvere” prima che la giustizia potesse dare risposte? Quanti assassini hanno trovato nella legge una “scappatoia” per far sparire ogni traccia del loro crimine? Ora tutto questo non sarà più possibile.
Si aggiunge un tassello decisivo: un passo in avanti fondamentale per la giustizia e per la dignità delle vittime.
Giulia Bongiorno ha parlato di “stop all’inquinamento delle prove“, ma c’è di più: c’è lo stop a un sistema che finora ha lasciato spiragli di impunità. La legge non restituirà le donne che abbiamo perso, non cancellerà il dolore delle famiglie, ma impedirà che la tragedia si consumi fino in fondo, fino all’ultimo atto di cancellazione e oblio.
Le parole della senatrice Bongiorno
“Esprimo soddisfazione per l’approvazione in prima lettura del mio ddl contro l’inquinamento delle prove in caso di femminicidio. Spesso l’autore di un delitto può sfruttare le norme esistenti per far cremare il corpo della sua vittima.
In questo modo, però, si disperdono prove essenziali, perché anche a distanza di anni si possono fare accertamenti sui cadaveri. Intollerabile che il soggetto iscritto nelle notizie di reato abbia quindi la possibilità di far scomparire tracce presenti sul corpo della donna avvalendosi dei diritti in materia di disposizione delle spoglie. Con questa legge, grazie alla Lega, diciamo stop all’inquinamento delle prove“.
Lo ha detto in una nota la senatrice Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia a Palazzo Madama, commentando il via libera all’unanimità dell’Aula del Senato al disegno di legge a sua prima firma.
Il commento della senatrice Campione
Anche la senatrice di Fratelli d’Italia, Susanna Donatella Campione, in aula ha sottolineato il valore simbolico e pratico di questa norma: chi ha tolto la vita a una donna non potrà più decidere cosa fare del suo corpo. Un’ovvietà che, fino ad oggi, il nostro ordinamento non garantiva.
“Il disegno di legge che abbiamo approvato oggi e su cui Fratelli d’Italia ha votato convintamente a favore difende la dignità delle vittime di omicidio e di femminicidio dall’evitare che possano essere uccisi una seconda volta.
Viene infatti introdotta la norma che evita che a disporre del corpo della vittima possa essere il coniuge che spesso è proprio l’autore del reato.
Grazie al sistema legislativo in vigore, passando dall’introduzione del Codice Rosso nel 2019 e alle norme sulla violenza domestica del 2023 il numero dei femminicidi è stato ridotto e con la legge di oggi si contribuisce a fare un ulteriore passo in avanti per colmare quello che era un vulnus legislativo“.
Un tassello fondamentale
In questi anni si è fatto tanto: dal Codice Rosso del 2019 alle leggi più recenti contro la violenza domestica. Ma ogni nuova norma è un tassello che avvicina alla giustizia, un’arma in più per combattere una piaga sociale che sembra non avere fine.
Questa legge è un tributo alle vittime, un atto dovuto alla loro memoria e a chi resta a piangerle. Non riporterà indietro chi è stato strappato alla vita, ma impedirà che la giustizia venga derisa, che le tracce del delitto vengano bruciate, che il colpevole possa cancellare ogni indizio con un ultimo, vigliacco colpo di spugna.
Per una volta, la politica si è unita sotto la bandiera della giustizia. Per una volta, si è detto un chiaro e forte “mai più“. E questo, oggi, è il più grande atto di rispetto che si potesse fare alle donne che non possono più parlare.
Femminicidio, approvato nuovo disegno di legge: chi uccide non deciderà più sul corpo della sua vittima
ITALIA – Ci sono leggi che arrivano tardi, troppo tardi per chi non c’è più, ma che diventano faro di giustizia per chi ancora può essere protetto.
Quella approvata dal Senato all’unanimità, proposta dalla senatrice Giulia Bongiorno, è una di queste: impedirà agli imputati di femminicidio di disporre delle spoglie della propria vittima, scongiurando il rischio che la cremazione cancelli per sempre prove decisive.
I voti favorevoli sono stati 107.
Disegno di legge
Il cuore di questo disegno di legge è semplice e potente: dall’iscrizione nel registro degli indagati fino al passaggio in giudicato della sentenza di assoluzione, chi è sospettato di aver ucciso la propria compagna non potrà scegliere se farla inumare o cremare.
E se riconosciuto colpevole, questo divieto diventerà una pena accessoria. Perché l’orrore non deve potersi consumare due volte.
Quante storie abbiamo letto di donne scomparse, di corpi resi “polvere” prima che la giustizia potesse dare risposte? Quanti assassini hanno trovato nella legge una “scappatoia” per far sparire ogni traccia del loro crimine? Ora tutto questo non sarà più possibile.
Si aggiunge un tassello decisivo: un passo in avanti fondamentale per la giustizia e per la dignità delle vittime.
Giulia Bongiorno ha parlato di “stop all’inquinamento delle prove“, ma c’è di più: c’è lo stop a un sistema che finora ha lasciato spiragli di impunità. La legge non restituirà le donne che abbiamo perso, non cancellerà il dolore delle famiglie, ma impedirà che la tragedia si consumi fino in fondo, fino all’ultimo atto di cancellazione e oblio.
Le parole della senatrice Bongiorno
“Esprimo soddisfazione per l’approvazione in prima lettura del mio ddl contro l’inquinamento delle prove in caso di femminicidio. Spesso l’autore di un delitto può sfruttare le norme esistenti per far cremare il corpo della sua vittima.
In questo modo, però, si disperdono prove essenziali, perché anche a distanza di anni si possono fare accertamenti sui cadaveri. Intollerabile che il soggetto iscritto nelle notizie di reato abbia quindi la possibilità di far scomparire tracce presenti sul corpo della donna avvalendosi dei diritti in materia di disposizione delle spoglie. Con questa legge, grazie alla Lega, diciamo stop all’inquinamento delle prove“.
Lo ha detto in una nota la senatrice Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia a Palazzo Madama, commentando il via libera all’unanimità dell’Aula del Senato al disegno di legge a sua prima firma.
Il commento della senatrice Campione
Anche la senatrice di Fratelli d’Italia, Susanna Donatella Campione, in aula ha sottolineato il valore simbolico e pratico di questa norma: chi ha tolto la vita a una donna non potrà più decidere cosa fare del suo corpo. Un’ovvietà che, fino ad oggi, il nostro ordinamento non garantiva.
“Il disegno di legge che abbiamo approvato oggi e su cui Fratelli d’Italia ha votato convintamente a favore difende la dignità delle vittime di omicidio e di femminicidio dall’evitare che possano essere uccisi una seconda volta.
Viene infatti introdotta la norma che evita che a disporre del corpo della vittima possa essere il coniuge che spesso è proprio l’autore del reato.
Grazie al sistema legislativo in vigore, passando dall’introduzione del Codice Rosso nel 2019 e alle norme sulla violenza domestica del 2023 il numero dei femminicidi è stato ridotto e con la legge di oggi si contribuisce a fare un ulteriore passo in avanti per colmare quello che era un vulnus legislativo“.
Un tassello fondamentale
In questi anni si è fatto tanto: dal Codice Rosso del 2019 alle leggi più recenti contro la violenza domestica. Ma ogni nuova norma è un tassello che avvicina alla giustizia, un’arma in più per combattere una piaga sociale che sembra non avere fine.
Questa legge è un tributo alle vittime, un atto dovuto alla loro memoria e a chi resta a piangerle. Non riporterà indietro chi è stato strappato alla vita, ma impedirà che la giustizia venga derisa, che le tracce del delitto vengano bruciate, che il colpevole possa cancellare ogni indizio con un ultimo, vigliacco colpo di spugna.
Per una volta, la politica si è unita sotto la bandiera della giustizia. Per una volta, si è detto un chiaro e forte “mai più“. E questo, oggi, è il più grande atto di rispetto che si potesse fare alle donne che non possono più parlare.