ITALIA – Come di consueto a metà dicembre arrivano le proiezioni relative al prodotto interno lordo del nostro Paese. Quest’anno più che mai sono fondamentali in quanto ci diranno come la ripresa sta andando e, soprattutto, quali sono gli effetti del PNRR.
Come riportano gli esperti dell’Istituto Nazionale di Statistica nel recentissimo report, nel terzo trimestre (aprile – giugno) di quest’anno, il Pil italiano ha segnato un deciso aumento (+2,6% la variazione congiunturale), proseguendo la fase di veloce ripresa dei ritmi produttivi manifestatasi nel secondo trimestre e consentendo una ulteriore riduzione del gap rispetto ai livelli pre-crisi.
La domanda nazionale (al netto delle scorte) e la componente estera netta, hanno fornito un contributo positivo (rispettivamente 2 e 0,5 punti percentuali).
Il miglioramento dell’economia italiana è risultato diffuso tra i settori ma con un’intensità del valore aggiunto più marcata nei servizi (+3,4% la variazione congiunturale) rispetto all’industria in senso stretto e alle costruzioni (rispettivamente 0,8% e +0,6%). Tra i servizi si segnala l’ampio miglioramento per il comparto del commercio, trasporto, alloggio e ristorazione (+8,6%) caratterizzato dal recupero delle attività dei servizi di alloggio e ristorazione (+71,2% la variazione congiunturale del fatturato rispetto al secondo trimestre).
Nei mesi di ottobre e novembre, come riportano i dati, i segnali del clima di fiducia di famiglie e imprese si è mantenuto stabile, fornendo un fondamentale e ulteriore supporto alla fase di recupero del nostro paese post restrizioni.
Nel mese scorso, nel dettaglio, la fiducia delle imprese ha mostrato un aumento nell’industria manifatturiera dove sono migliorati sia i giudizi sugli ordini sia quelli sulle attese di produzione. La fiducia nelle imprese di costruzione e nei servizi di mercato ha mostrato una flessione anche se i livelli si sono mantenuti superiori a quelli del periodo pre-crisi.
Per le famiglie, le componenti dell’indice hanno evidenziato andamenti eterogenei con un miglioramento dei giudizi sul clima corrente e un peggioramento per quelli sul clima economico e quello futuro.
Per quanto concerne la quota sul terzo trimestre (aprile – giugno)Pil del totale degli investimenti si registrano dei dati ottimali. Infatti, quest’ultima ha mostrato un deciso incremento nel 2021, nel terzo trimestre al 19,3%, un livello superiore di 1,4 punti percentuali addirittura rispetto alla media del 2019.
Le belle notizie durano poco. Infatti, la quota rimane inferiore a quella dei principali paesi europei (-0.8 punti percentuali e -2,3 p.p. la differenza con Spagna e Germania) in particolare per la componente degli investimenti in proprietà intellettuale, che comprendono la ricerca e sviluppo e il software. La relativa incidenza sul Pil è del 3% nel terzo trimestre, meno della metà rispetto a quella della Francia, inferiore di 0,9 p.p. rispetto alla Germania e 0,4 p.p. rispetto alla Spagna.
Dopo una visione generale e definitiva del 2021, diamo uno sguardo alle previsioni per l’anno venturo. La fase espansiva dell’economia italiana, secondo l’Istat, è prevista estendersi anche al 2022 con un significativo aumento del Pil (+4,7%) sostenuto ancora dal contributo della domanda interna al netto delle scorte (per 4,4 punti percentuali) mentre la domanda estera netta apporterebbe un ulteriore contributo positivo (per 0,3 punti percentuali); il contributo delle scorte resterebbe nullo.
L’attuale fase dell’evoluzione del sistema dei prezzi è caratterizzata dagli effetti inflativi connessi. Questi ultimi sono legati sia alla ripresa della domanda sia alla fase di eccezionale crescita delle quotazioni del petrolio e dei prezzi delle materie prime agricole, più accentuata nella seconda parte dell’anno.
A partire dalla primavera l’aumento tendenziale dei prezzi ha accomunato quasi tutti i paesi della zona euro. Interessante, però il confronto: infatti, l’incremento nella media dell’area è stato superiore rispetto a quello dei prezzi italiani.
Per quanto concerne gli effetti sulla popolazione, l’inflazione dei prezzi al consumo italiani ha preso slancio a partire dai mesi estivi. Agli effetti diretti e indiretti prodotti dalla crescita sostenuta dei prezzi energetici (tariffe di luce e gas così come i carburanti) si è sovrapposta sia la fase di accelerazione di quelli dei servizi ricreativi e culturali e dei trasporti sia, negli ultimi mesi, l’andamento dei prezzi degli alimentari lavorati.
Per quanto riguarda le previsioni per i prossimi mesi, le pressioni inflative dovrebbero proseguire prima di una loro attenuazione prevista nella seconda parte del 2022.
Nella media del 2021, il deflatore della spesa per consumi finali delle famiglie è previsto in crescita dell’1,8% mentre il deflatore del Pil dovrebbe crescere dell’1,2%, in quanto il rialzo dei prezzi delle importazioni si trasferirebbe solo parzialmente sui prezzi dell’offerta interna.
Nel 2022 il deflatore della spesa delle famiglie segnerà un aumento dello 2,2% in media d’anno mentre la crescita del deflatore del Pil si attesterebbe all’ 1,9%.
#TgFlash del 2 dicembre - EDIZIONE SERA 🕒 • Crisi idrica, ok per l’approvvigionamento nel…
NOTO - Una violenta aggressione a scuola si è verificata nelle ultime ore all'Istituto Comprensivo…
CATANIA - La Cisal FederEnergia, rappresentata da Pietro Scalia e la Confederazione di Catania, guidata…
PALERMO - Un 17enne è stato denunciato per aver aver danneggiato quasi 200 auto, giustificandosi…
SICILIA - Arrivano le previsioni meteo in Sicilia per la giornata di domani, martedì 3 dicembre. Gli esperti dicono che la pressione…
PALERMO - In riferimento alla notizia del definanziamento complessivo di quasi 104 milioni di euro…