ITALIA – Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) ha espresso forte preoccupazione per la situazione di incertezza che coinvolge centinaia di docenti risultati idonei ai concorsi banditi nell’ambito del PNRR. Nonostante abbiano superato prove selettive di alto livello, questi insegnanti non vedono riconosciuto il diritto all’immissione in ruolo, pur in presenza di migliaia di cattedre vacanti e autorizzate.
Il paradosso di alcuni docenti idonei al PNRR
Secondo il Coordinamento, si tratta di un vero e proprio “corto circuito” che mette in crisi due pilastri del sistema scolastico: da un lato la meritocrazia, più volte richiamata nelle dichiarazioni istituzionali, dall’altro la continuità didattica, condizione essenziale per garantire un percorso formativo stabile e di qualità agli studenti.
La gestione ordinaria dell’organico attraverso contratti a termine, sottolinea il CNDDU, ha ripercussioni pesanti non solo sulle condizioni lavorative dei docenti, costretti a una precarietà senza prospettive, ma anche sul diritto degli studenti a un insegnamento stabile e coerente.
L’allarme
A complicare ulteriormente il quadro vi è la questione dei vincoli europei. Molti docenti avevano segnalato la problematica alla Commissione Europea, che ha chiarito l’assenza di direttive comunitarie contrarie allo scorrimento delle graduatorie. Anzi, il vero obbligo imposto dall’UE riguarda proprio il divieto di abuso dei contratti a termine, un principio che l’Italia rischia di disattendere.
Alla luce di questa situazione, il Coordinamento rivolge un appello diretto al Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, affinché adotti rapidamente provvedimenti per garantire lo scorrimento delle graduatorie e l’assunzione degli idonei. “Non si tratta soltanto di un atto di giustizia verso chi ha dimostrato merito e preparazione – evidenzia il CNDDU – ma anche di un segnale di serietà e responsabilità nei confronti del Paese”.
Il Coordinamento sottolinea come la stabilizzazione dei docenti non rappresenti una rivendicazione di categoria, bensì una condizione imprescindibile per assicurare continuità didattica, inclusione e qualità dell’insegnamento. “Restituire dignità al lavoro docente e stabilità alla scuola – si legge nella nota – significa rafforzare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e tutelare un diritto fondamentale della collettività: quello a un’istruzione di qualità, stabile, inclusiva e rispettosa dei valori costituzionali”.
Foto di repertorio