Dispersione scolastica e pochi laureati, bassi investimenti nell’istruzione: Italia fanalino di coda tra i paesi europei

Dispersione scolastica e pochi laureati, bassi investimenti nell’istruzione: Italia fanalino di coda tra i paesi europei

ITALIA – Argomento sempre al centro del dibattito pubblico e politico è il basso numero di laureati, ben sotto la media europea, che non raggiunge nemmeno il 45% della popolazione nazionale contro i grandi paesi europei ove la media supera anche il 60%. La ragione è sicuramente da legarsi alla spesa italiana nell’istruzione sia primaria e secondaria che accademica, anch’essa ben sotto la media europea.

Spesa italia contro spesa europea

Prendendo in considerazione i dati di vari istituti nazionali di statistica e facendo una media, l’Italia spende circa 66 miliardi di euro per l’istruzione pubblica in tutti i suoi settori, da quelli pre-primaria sino al terziario, quindi circa il 3,8%/4% del nostro prodotto interno lordo.

I nostri vicini di casa, però, fanno molto meglio di noi. Per esempio i tedeschi spendono circa 134,6 miliardi di euro ogni anno. Su questo dato in molti potrebbero lamentare la differenza nel numero di popolazione (60 milioni di italiani contro 83 milioni di tedeschi).

Ma allora prendiamo a esempio altri 2 grandi paesi a parità di abitanti. I “fratelli” francesi (66 milioni di abitanti) spendono circa 125 miliardi di euro ogni anno mentre i britannici (65 milioni di abitanti) investono ogni anno circa 108 miliardi di euro.

Tralasciando la spesa in miliardi, ma prendendo in considerazione l’investimento in percentuale rispetto alla spesa pubblica, l’Italia si classifica tra i paesi fanalino di coda del vecchio continente. Il Bel paese investe circa il 7,9% della propria spesa contro, tenendo conto degli esempi già illustrati, l’11,3% del Regno Unito, il 9,6% della Francia e il 9,3% della Germania.

Vista la situazione generale, adesso addentriamoci sulle single voci di spesa. I dati dei vari istituti di statistica hanno permesso infatti di farci conoscere e analizzare al meglio la spesa pubblica nell’istruzione pre-primaria (infanzia) sino alla terziaria (universitaria).

Infanzia e primaria

I Governi italiani, per quanto riguarda il settore istruzione dell’infanzia e primaria, spendo in media circa l’1,5% del nostro prodotto interno lordo, ovvero circa 23/25 miliardi di euro.

Il dato in questione, fortunatamente, tenendo conto dell’importanza della prima fase di istruzione, rimane perfettamente all’interno della media europea.

Secondaria

Ma sé nel caso dell’istruzione primaria il dato non era negativo, nel caso di quella secondaria (ovvero scuole superiore primaria e secondaria), i dati cominciano a non rientrare più nella media europea.

L’Italia, infatti, per gli studenti che si approcciano a l’istruzione secondaria, quindi a quella che comincia a formare lo spirito critico e le competenze tecniche, investe circa l’1,7% del Pil (di uno 0,1 per cento inferiore alla media Ue). Nel dettaglio, a partire dal 2009, i tagli alla spesa sull’istruzione secondaria hanno superato i 2,3 miliardi.

Terziaria

Ma il declino e la decrescita è più evidente nell’istruzione universitaria che, alle casse dello Stato italiano, costa circa 5,5 miliardi di euro, ovvero l’0,3 per cento del nostro prodotto interno lordo – ben sotto la media Ue dello 0,7 per cento.

Tenendo conto che in Italia vi sono 63 atenei pubblici, dividendo la spesa per ciascuno di essi, l’investimento per ciascuna università è di circa 87 milioni di euro. Se la spesa fosse divisa per ciascun studente, tenendo conto che vi sono, secondo i dati Istat, circa 1.650.000 universitari, l’investimento sarebbe pari solo a 3.333,33 euro cada uno.

Immagine di repertorio