ITALIA – Non è affatto un complimento. Il catcalling – pur non essendo reato in Italia – è una situazione che crea malessere sotto diversi punti di vista. Si tratta di “molestie di strada” le cui protagoniste sono donne apostrofate in modi svariati (più o meno volgari), il tutto correlato da fischi, commenti espliciti e quant’altro.
Ai microfoni di NewSicilia è intervenuta la psicologa Ines Catania, per spiegarci a fondo il fenomeno e capire come reagire se si è vittime “silenziose” di tali comportamenti molesti. Ricordiamo, infatti, che tra le forme di violenza rientra anche quella che crea profonde ferite interne. Parola d’ordine: denunciare.
A detta della psicologa: “Mi sento di affermare che si tratta di un fenomeno vecchio quanto il mondo. Il catcalling non è altro che una forma di molestia verbale che viene messa in atto dal sesso maschile, in strada, tramite apprezzamenti, fischi e strombazzate di clacson, ai danni di una donna“.
“Vecchio, conosciuto e risaputo, ma a oggi con un’aggravante: la svalutazione della donna, quasi a voler sollevare, idolatrare e dar prestigio alla figura femminile portatrice di bellezza e sensualità come ‘atto di goliardia maschile’“, aggiunge.
Inoltre: “Una molestia che, talvolta, viene operata anche attraverso social ai danni dell’immagine della donna e molto spesso esasperata e perpetrata costantemente ed incessantemente quasi ad assumere una forma di stalking. Per anni in Italia si è parlato genericamente di ‘molestie di strada’ o ‘molestie per strada’, talvolta come retaggio di quello che in passato veniva anche definito ‘pappagallismo’, con una connotazione meno negativa delle molestie“.
Ma il problema è costituito dal labile confine tra apprezzamenti e molestie verbali: “Dietro la trappola delle parole che sembrano complimenti, il catcalling rivela, in realtà, soprattutto in tempi odierni, una scarsa stima della donna, che viene per lo più assimilata a oggetto del desiderio o peggio diventa bersaglio di frasi sessiste e volgari, se non di scherno. Complimenti non richiesti e volgari sono indirizzati al corpo della vittima o al suo atteggiamento“.
“Frasi come ‘Sei uno schianto’, ‘Fai impazzire’, ‘Vuoi uscire con me?’, non sono un modo per cercare realmente di conoscere la ragazza ma piuttosto una vera e propria molestia verbale. Tanto più pericolosa perché subdolo è il confine con la violenza psicologica“, spiega la psicologa.
Se si è vittima di catcalling, a volte, si rimane di stucco, non si sa né cosa fare e né cosa dire. Come reagire quindi? La psicologa Ines Catania sul punto: “Sostengo fermamente che difendersi dal catcalling vuol dire prendere parte alla battaglia, preservando in primis la nostra persona, oltre che a rappresentare quella di tutte le donne“. La nostra intervistata, quindi, ci fornisce dei semplici consigli da tenere bene a mente e che vi riportiamo come una sorta di memento.
“Il fatto che un estraneo ci perseguiti per strada, fa sì che la nostra mente sia colpita da una serie di emozioni negative. Tra queste: ansia, paura, sconforto. Giusto per citarne alcune. Malgrado il nostro stato, è però d’aiuto dimostrarsi decise e sicure di se stesse. In questo modo, il catcaller vedrà la donna come un soggetto non così tanto vulnerabile e mollerà più facilmente la presa“.
“Potrà sembrare banale, ma l’unione fa la forza. Meglio non uscire sole, soprattutto a certe ore del giorno o della notte. Se ciò è impossibile, è buona abitudine evitare i luoghi isolati. In questo modo, sarà più semplice chiedere aiuto in caso di bisogno“.
“Questo punto si collega direttamente al precedente. Anche i passanti per strada possono venire in soccorso, non solamente le persone di cui ci si fida incondizionatamente. Se ci si trova in una situazione di pericolo, meglio non esitare a chiedere aiuto a chi è fisicamente vicino. In caso, meglio recarsi in un bar o in un altro luogo pubblico affidandosi al personale. Magari si può domandare gentilmente di chiamare un taxi per continuare il percorso. Molto probabilmente, le persone capiranno la situazione e daranno manforte per affrontarla“.
“La calma è la chiave di tutto. Prima di passare all’azione, è buona regola valutare la situazione. Rimanere sempre lucide e provare a capire se il soggetto che perseguita è particolarmente pericoloso e fino a che punto lo è. Meglio in ogni caso non alzare la voce o le mani, se non attaccate. Agendo al contrario, si rischia di provocare qualche reazione esagerata da parte del catcaller“.
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