ITALIA – Cresce a dismisura l’indignazione per il terribile episodio di stupro di gruppo avvenuto nel Parco Verde di Caivano, Comune di Napoli, soprattutto in virtù delle informazioni sempre più dettagliate che emergono e che dipingono un quadro di degrado e violenza davvero sconvolgente.
Si è venuto a sapere che le due cuginette coinvolte non avevano 13 anni, ma rispettivamente 12 e 11 anni, un’età ancor più giovane e vulnerabile.
Su un post condiviso dalla 12enne si legge: “Non è necessario condividere lo stesso sangue per essere considerate due sorelle“.
Le due cugine hanno vissuto come se fossero sorelle e hanno affrontato insieme il dolore delle violenze subite per mesi da parte di questo gruppo, oltre all’agonia dell’allontanamento forzato da casa.
L’episodio di violenza sessuale sulle due cuginette, accaduto all’inizio di luglio, non sembra essere un caso isolato.
Le indagini stanno svelando ulteriori abusi simili che si sarebbero verificati sei o sette volte, con lo stesso modus operandi, nello stesso luogo e sempre perpetrati dallo stesso gruppo di ragazzi, composto da sei o sette individui, con un’età compresa tra i 13 e i 19 anni, molti dei quali potrebbero non essere ancora imputabili.
Analogie e differenze emergono con la storia di Palermo, macchiata da un episodio chiacchierato da tutti e potentissimo a livello mediatico.
Lo stupro di gruppo avvenuto al Foro Italico durante il 7 luglio (ironia della sorte, periodo molto vicino all’episodio di Caivano), attualmente non conosce né vincitori né vinti.
La ragazza violentata sessualmente dovrà appellarsi al tempo per guarire da una ferita difficile da rimarginare.
Nel frattempo, da qualche giorno gli agenti hanno trasferito dal carcere Pagliarelli di Palermo i sei giovani arrestati per lo stupro ai danni della 19enne.
È stata accolta la richiesta della direzione del penitenziario, che aveva chiesto una diversa collocazione degli indagati per evitare “azioni destabilizzanti per l’ordine e la sicurezza“. Sembra che il loro ingresso in carcere non sia stato gradito dagli altri detenuti che non avrebbero esitato a minacciarli.
Il minorenne avrebbe comunicato con l’esterno mentre era in comunità, senza avere il permesso per farlo. Si sarebbe vantato di quanto accaduto con le sue ammiratrici, ma soprattutto il suo pentimento non è reale.
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